Fabio Quadrini – Commento al Vangelo di domenica 24 Gennaio 2021

Il Vangelo odierno ci propone la chiamata dei primi quattro discepoli, secondo Marco.
Tra le varie suggestioni esegetiche che si possono trarre da queste righe evangeliche (cf. la sinossi matteana in MARE), vogliamo soffermarci su due verbi che coinvolgono direttamente questi discepoli.

Primo.
«Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori» (Mc 1, 16).
Il verbo greco in questione è amfibállo.
Esso intende, alla lettera, l’azione del «gettare (bállo) intorno (amfí)», ma ad interessare è il suo significato principale, il quale tende tecnicamente all’«indossare/vestire». -Notiamo come nel testo originale greco del Vangelo di questa domenica non ci sia scritto propriamente «gettavano le reti», ma il verbo amfibállo sia presente senza alcuna specifica determinazione (anche se il prosieguo del Vangelo [«E subito lasciarono le reti e lo seguirono» – Mc 1, 18] ci fa accettare tranquillamente come il «gettavano» si possa specificare, dal punto di vista strettamente logico-narrativo, a «le reti»). Il passo in questione, infatti, sarebbe così: «Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, amfibállontas (ovvero «gettanti/che gettavano») in mare; erano infatti pescatori». Sarebbe notevolmente interessante (ma ci limitiamo alla mera citazione) fare un parallelo con il capitolo 21 del Vangelo secondo Giovanni (che ha come fondale, guarda caso, esattamente lo stesso di oggi, ovvero il Mare di Galilea), il quale, con riferimento proprio a Pietro, tratta esplicitamente del tema del vestire: «Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. […] In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi» (Gv 21, 7.18)

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Secondo.
«Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti» (Mc 1, 19).
Il verbo greco in questione è katartízo.
Il senso proprio di tale verbo è quello del «preparare/apparecchiare», tuttavia nel seno del termine in questione, ovvero nel cuore del verbo in esame, è presente il nome ártos, cioè «pane» (il verbo katartízo, invero, si potrebbe intendere proprio come un «mettere giù/appoggiare (katá) il pane (ártos)», cosa che si fa, tra l’altro, quando si prepara la tavola, ovvero quando si apparecchia). -Anche in tal caso potremmo ammiccare a Gv 21, dove Gesù chiede ai discepoli di portare solo un po’ di pesce, ma non chiede loro di provvedere al pane, circa il quale il Signore provvede Egli stesso: «Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: “Portate un po’ del pesce che avete preso ora”» (Gv 21, 9-10). Il parallelo potrebbe ancora continuare pure in merito alle «reti» (cf. Gv 21, 6.8.11), ma quest’oggi ci basti così

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Ebbene, cosa possiamo trarre da questi spunti sottolineati?
Una nota generale da cui partire è quella che ci suggerisce come tanto il lavoro, quanto la famiglia, possano rappresentare per l’uomo forti tentazioni -Precisiamo come le righe che precedono il testo evangelico di oggi fanno riferimento proprio alle tentazioni di Gesù nel deserto (cf. Mc 1, 12-13). Ma in Marco le tentazioni di Gesù non sono descritte, al contrario di come troviamo in Matteo e Luca. Interessante poter rilevare nei verbi che oggi stiamo ponendo in evidenza una celata specificazione delle tentazioni
Difatti, quanti uomini vivono nella ricerca «di solo pane» (lavoro)?
Il Signore, invece, ci invita a smettere di gettare le reti e a seguirlo (cf. Mc 1, 18), poiché «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4, 4; cf. Lc 4, 4).
Difatti, quanti figli adorano i propri genitori poiché da essi di-pendono, o, ancor peggio, quanti genitori rendono culto morboso i propri figli (famiglia)?
Il Signore, invece, ci invita a smettere di riparare le reti e a lasciare il «padre Zebedeo nella barca con i garzoni» e ad andare dietro a lui (cf. Mc 1, 20), poiché «Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto» (Mt 4, 10; cf. Lc 4, 8). -La terza tentazione in Marco («Non metterai alla prova il Signore Dio tuo» – Mt 4. 7. Cf. Lc 4, 12) la potremmo ritrovare nelle righe successive al Vangelo odierno, le quali narrano della liberazione di un indemoniato nella sinagoga di Cafarnao: «”Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!”. E Gesù gli ordinò severamente: “Taci! Esci da lui!”» (Mc 1, 24-25)

Ma volendo scendere nel dettaglio dei due verbi sopra emarginati, abbiamo notato come il «gettavano (le reti)» (amfibállo) ci abbia condotto a porre enfasi circa l’aspetto dell’«indossare/vestire», mentre il «riparavano (le reti)» (katartízo) ci abbia condotto a porre enfasi circa l’aspetto del «pane».
Ebbene, quale estrema tentazione per noi (e soprattutto per noi contemporanei) è l’ «indossare/vestire», ovvero l’estetica, o meglio l’esteriorità.
E quale estrema tentazione per noi è il «pane» come forma e non sostanza, ovvero la costante ricerca dell’opulenza, o meglio la costante ricerca di dimostrare la propria opulenza (potremmo dire con un aforisma: «Vivo per il pane e non il pane -ed ancor meglio il Pane- per vivere»).
Il Vangelo, invece, nelle righe precedenti a quelle odierne (guarda caso, o non è un caso…), non manca di descrivere con molta precisione come «Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico» (Mc 1, 6).
Ma facciamo il passo decisivo.
Proprio Giovanni Battista, che sembra incarnare la vera sostanza dei due aspetti in esame, proclama decisamente: «Viene dopo di me colui che è più forte di me», indicando, quindi, come non lui ma Gesù è la Sostanza per eccellenza.
Invero Gesù, invitando a smettere di gettare le reti e a seguirlo, chiama i discepoli (e noi) a dismettere il vestito dell’esteriorità, per indossare Lui, per vestirci di Lui («Indossate l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo» – cf. Ef 6, 10-17).
Ed invero Gesù, invitando a smettere di riparare le reti e a lasciare il «padre Zebedeo nella barca con i garzoni» e ad andare dietro a lui, chiama i discepoli (e noi) a distogliere l’accanimento dal «latte», per cercare la sazietà nel «cibo solido» (cf. 1Cor 3, 2), nel «Pane della Vita» («Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà» – cf. Gv 6).
E tutto ciò va pienamente oltre il «vestito di peli di cammello» e il «mangiava cavallette e miele selvatico» di Giovanni Battista, che rischia di rimanere condizione insufficiente, poiché coinvolge sempre l’ambito dell’apparenza e può facilmente esporsi al compiacersi nel sentirsi “martire” e a rifugiarsi in questo ruolo, divenendo permanente rimprovero per gli altri e, ancor peggio, divenendo qualcosa di speciale ai propri occhi.

Infine una breve curiosità che ci conduce ad una nota conclusiva.
Uno dei quattro discepoli indicati quest’oggi è Giacomo. E «Giacomo» è lo stesso che dire «Giacobbe», dato che entrambi sono dall’ebraico Ya’aqòv.
A tal proposito la chiosa rilevante è quella che possiamo trarre da Gn 28, 20-21:
«Giacobbe fece questo voto: “Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi, se ritornerò sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio».
Ecco che Gesù, invitando a smettere di gettare le reti (amfibállo) e a seguirlo (quindi Dio che dà Egli stesso come Veste), e invitando a smettere di riparare le reti (katartízo) e a lasciare il «padre Zebedeo nella barca con i garzoni» e ad andare dietro a lui (quindi Dio che dà Egli stesso come Pane), mostra ai discepoli (e a noi) che Egli è il Signore Dio. -Ed anche in ciò, il rimando a Gv 21 è assai notevole: «E nessuno dei discepoli osava domandargli: “Chi sei?”, perché sapevano bene che era il Signore»

Fonte

Per gentile concessione di Fabio Quadrini che cura, insieme a sua moglie, anche la rubrica ALLA SCOPERTA DELLA SINDONE: https://unaminoranzacreativa.wordpress.com/category/sindone/


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