Fabio Quadrini – Commento al Vangelo di domenica 1 Agosto 2021

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La settimana scorsa la Liturgia ci ha proposto, come Vangelo domenicale, il capitolo 6 secondo Giovanni, nello specifico i suoi primi 15 versetti. E nella domenica odierna siamo a continuare allโ€™interno del medesimo capitolo.
Questo capitolo 6 secondo Giovanni principalmente รจ incentrato sul tema del โ€œpaneโ€, trovando il suo fulcro nel cosiddetto ยซpane della vitaยป (cf. Gv 6, 35.48), e lo studio esegetico tende ordinariamente, e molto giustamente, a leggerlo ed interpretarlo ponendovi a fondale lโ€™Ultima Cena.
Il racconto dellโ€™Ultima Cena, infatti, cosรฌ come comunemente lo conosciamo, ovvero cosรฌ come narrato dai Sinottici (Matteo, Marco e Luca), non รจ presente in Giovanni, e proprio per questa assenza giovannea con riguardo allโ€™episodio del Cenacolo, lโ€™esegesi, nel Quarto Vangelo, tende correttamente a ritrovare il messaggio teologico contenuto nellโ€™Ultima Cena proprio in questo capitolo 6.
Effettivamente, se considerassimo in dissolvenza lโ€™Ultima Cena durante la lettura del capitolo 6 secondo Giovanni, questโ€™ultimo riuscirebbe fortemente a sbocciare di una profonda pienezza teologica.

Data questa celere premessa, veniamo a focalizzarci sui versetti della proposta evangelica di questo domenica, e nello specifico posiamo il nostro sguardo in Gv 6, 35:
ยซGesรน rispose loro: โ€œIo sono il pane della vita; chi viene a me non avrร  fame (il verbo greco usato รจ peinรกo) e chi crede in me non avrร  sete (il verbo greco usato รจ dipsรกo), mai!ยป.

In questo versetto notiamo, con particolare attenzione, come i verbi che introducono alla ยซfameยป (venire) e alla ยซseteยป (credere) siano diversi.
Come mai?
Non esiste univoca risposta, ma sappiamo, come sempre diciamo, che nessun termine รจ posto a caso nella Scrittura, poichรฉ la Parola di Dio si cela, e parla, anche attraverso ยซun solo iota o un solo trattino della Leggeยป (cf. Mt 5, 18).
Proviamo a trarre una analisi.

Ebbene, abbiamo detto in apertura come Gv 6 sia fortemente connesso allโ€™episodio dellโ€™Ultima Cena; nel commento di domenica scorsa, poi, abbiamo potuto notare come Gv 6, nello specifico il racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci (Gv 6, 1-15), si possa proiettare in Gv 21 (cf. RAGAZZO); nellโ€™occasione odierna possiamo collegare Gv 6, ovvero il versetto della pericope che abbiamo in analisi, con un altro riferimento evangelico, nello specifico con il racconto della Passione contenuto in Gv 19. -La Bibbia si legge con la Bibbia: questo principio รจ il cardine per ogni approccio esegetico
In che modo?
Vediamo.

In Gv 19, 28 Gesรน in croce dice: ยซHo seteยป (il verbo greco usato รจ sempre dipsรกo).
Ma come mai Gesรน non ha anche detto: ยซHo fameยป?
Questa domanda รจ, forse, sciocca, poichรฉ nella Scrittura, e nel nostro specifico nel Vangelo, le cose non sono (solo) scritte secondo una โ€œlogicaโ€ sintattico-grammaticale-consequenziale (fame e sete di solito vanno di pari passo), ma (anche) secondo la notizia โ€œteo-logicaโ€.
รˆ pur vero, perรฒ, come diciamo sempre, che il Vangelo รจ tanto kรจrygma (teologia) quanto storia, e Gesรน, in croce, aveva โ€œstoricamenteโ€, ovvero certamente e concretamente sete, solo sete (difficile che un crocifisso pensi a mangiareโ€ฆ): una sete feroce, data dalle fatiche sopportate durante le ore precedenti alla crocifissione; data, fortemente, dallโ€™abbondante fuoriuscita di sangue, cagionata dalla crudele flagellazione patita, dalle varie percosse subite e, chiaramente, dallโ€™inchiodatura al legno della croce (la Sindone ci testimonia tutto ciรฒ), nonchรฉ data dallโ€™esposizione del Crocifisso al caldo e al sole.

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Nondimeno questa domanda apparentemente sciocca, puรฒ consentirci di ragionare.
In realtร , โ€œfameโ€ e โ€œseteโ€, nella Scrittura, sono presenti molto spesso in associazione (cf. Dt 28, 48; 2Sam17, 29; 2Cr32, 11; Ne 9, 15 eccโ€ฆ), e tale costante e continuo abbinamento consente di rendere โ€œfameโ€ e โ€œseteโ€ talmente in simbiosi, tanto che รจ sufficiente dire la prima per considerare anche la seconda e viceversa -Questo avviene pure nella nostra quotidianitร : รจ raro scindere โ€œmangio e bevoโ€. Interessante notare anche come i fedeli partecipino allโ€™Eucaristia usualmente consumando solo lโ€™Ostia senza bere il Vino, cosรฌ come, invece, fa il celebrante, ma nonostante ciรฒ la partecipazione dei fedeli al Mistero Eucaristico รจ valida รจ piena. E lo stesso puรฒ valere per chi ha difficoltร  ad assumere lโ€™Ostia: bevendo solo il Vino, partecipa comunque pienamente al Mistero Eucaristico
Da notare, poi, come questa simbiosi โ€œfame-seteโ€ si possa riscontrare anche in altre situazioni evangeliche.
In primo luogo รจ molto curioso rilevare come il greco peinรกo (ยซavere fameยป), si possa ritrovare, quasi a calco, ad alcune forme coniugate del verbo pรญno (ยซbereยป). Un esempio lo troviamo in Gv 4, ovvero lโ€™episodio della Samaritana. Difatti, le espressioni ยซDammi da bereยป (cf. Gv 4, 7.10) e ยซchiedi da bereยป (cf. Gv 4, 9) in greco sono rispettivamente Dรณs moi peฤซn e parโ€™emoลฉ peฤซn aiteฤซs. Il ricalco tra pein-รกo e peฤซn รจ effettivamente evidente.
In secondo luogo รจ assai rilevante come tanto peinรกo (ยซavere fameยป) quanto dipsรกo (ยซavere seteยป) abbiamo entrambi come significato traslato quello di ยซavere veemente/vivo desiderioยป, ovvero a ciascuno appartiene chiaramente la traduzione col proprio specifico significato, ma per entrambi puรฒ valere anche la traduzione ยซavere veemente/vivo desiderioยป.
In terzo luogo รจ molto particolare come in Gv 7, 37-38 lโ€™ โ€œavere sete/il bereโ€ sia in relazione non solo al โ€œcredereโ€ ma anche al โ€œvenireโ€ (verbi questi che, invece, separano โ€œfameโ€ e โ€œseteโ€ nel versetto che stiamo esaminando, ovvero Gv 6, 35):
ยซNellโ€™ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesรน, ritto in piedi, gridรฒ: โ€œSe qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in meยป.
Ebbene, dato tutti questi riferimenti, potremmo quindi accettare il fatto che Gesรน, sulla croce, nel momento in cui ha detto: ยซHo seteยป, abbia pronunziato questa espressione come potenzialmente comprensiva anche della fame -In gergo tecnico linguistico sarebbe una โ€œsineddocheโ€ (figura retorica che usa una parte per far riferimento al tutto: es. โ€œpruaโ€ per intendere โ€œnaveโ€)

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Nondimeno, come anche ribadito ad inizio commento, nella Parola di Dio nulla รจ da tralasciare, nulla รจ a caso, e quindi se Gesรน, in croce, ha detto solo ยซHo seteยป, pur se, come teorizzato sopra, grazie ad un minuzioso esame esegetico, si potrebbe includere anche โ€œHo fameโ€, รจ manifesto e decisamente chiaro come Egli intendesse far riferimento alla sola sete. -Lโ€™attivitร  esegetica non รจ matematica: occorre sempre rimanere equilibrati tra storia e teologia, tra senso letterale e derivato, tra note evidenti e significati celati in nuce, in cui tutto รจ possibile recepire come valido, purchรฉ resti sempre nellโ€™alveo dellโ€™univocitร  del messaggio salvifico e dellโ€™interpretazione data dalla Tradizione e dalla Chiesa

Allora, tornando alla domanda sciocca, come mai Gesรน ha trascurato la โ€œfameโ€ sulla croce, ovvero ha scelto la โ€œseteโ€?
Avendo giร  compreso lโ€™aspetto storico e concreto della sete del Crocifisso (che abbiamo chiaramente riferito), potremmo teologicamente dare un senso alla (sola) sete di Gesรน in croce grazie proprio al versetto che oggi abbiamo in esame, ovvero Gv 6, 35:
ยซGesรน rispose loro: โ€œIo sono il pane della vita; chi viene a me non avrร  fame e chi crede in me non avrร  sete, mai!ยป.

Ma per sciogliere la nostra disamina teologica, ovvero per trarre una (bene attenti: ho scritto โ€œunaโ€) riflessione e spiegazione kerigmatica nel merito, piรน che porre rilievo a โ€œfame-seteโ€ in sรฉ, catalizzerei lโ€™attenzione ai due verbi che introducono โ€œfame-seteโ€, ovvero ยซvieneยป e ยซcredeยป.

Ebbene, quanti di noi โ€œvannoโ€ a Gesรน, โ€œvannoโ€ da Gesรน, ma in Lui non โ€œcredonoโ€?
Quante volte, nellโ€™esercizio della nostra fede cattolica, lโ€™abitudine del โ€vadoโ€ camuffa e falsifica il โ€œcredoโ€.
Sempliciotti gli esempi che seguono ma per chiarire: quante volte si โ€œvaโ€ alla Messa, ma non si โ€œcredeโ€ in ciรฒ che si ascolta, non si โ€œcredeโ€ in ciรฒ a cui si partecipa (e ahimรจ, alle volte, non si โ€œcredeโ€ in ciรฒ che si celebra).
Oppure: ยซโ€Vadoโ€ dal prete a farmi segnare la Messa per un defunto, lui ci teneva tanto a queste cose; ma comunque alla celebrazione non partecipo, perchรฉ a queste cose non ci โ€œcredoโ€. Oppure se ci โ€œvadoโ€ rimango fuori dal portoneยป.

Allora, quindi, come mai Gesรน, in croce, ha pronunciato solo: ยซHo seteยป?
Ebbene, al Signore non interessa la forma -o meglio, al di lร  di fraintendimenti e assolutizzazioni, la forma, le pratiche formali, il โ€œvenire-fameโ€ insomma, sono necessarie e fondamentali, ma nel momento in cui rimangono vuote di partecipazione e di senso, di โ€œcredere-seteโ€ insomma, รจ come se non fossero mai state eseguite, non interessa il โ€œvenireโ€: per il Signore conte la sostanza, conta il โ€œcredereโ€.
Ed ecco che nei momenti decisivi della vita, nelle croci della nostra vita, nessun supporto potrร  mai venire (solo) dallโ€™ essere โ€œandatoโ€ dal Signore, ma verrร  decisamente dallโ€™aver โ€œcredutoโ€ al Signore.

Quel solo ยซHo seteยป di Gesรน in croce, quindi, potrebbe avere un senso anche sulla scia seguente, ovvero: solo quando lโ€™uomo riconoscerร  di avere sete di Dio, solo quando lโ€™uomo si deciderร  ad avere sete di Dio, allora la sua fede sarร  piena; allora le sue croci si riempiranno di senso; allora la sua relazione con Signore sarร  compiuta.
ยซHo seteยป, quindi potrebbe valere come: ยซAbbiate seteยป, ovvero ยซCredete nel Signore, poichรฉ questo รจ ciรฒ che conta, anche quando siete, soprattutto quando siete, inchiodati alle vostre crociยป.

-Su questo ยซHo seteยป di Gesรน in croce non si finirebbe mai di parlare.
Si pensi che questo fu il motto di Madre Teresa di Calcutta, a simboleggiare la dedizione verso i piรน poveri dei poveri.
Unโ€™altra riflessione si potrebbe fare sempre su questo ยซHo seteยป del Crocifisso: ma se Gesรน รจ Colui che disseta (ยซchi crede in me non avrร  sete, mai!ยป), come poteva โ€œil Dissetatoreโ€ avere sete? Possiamo darci due risposte: era un millantatore, ovvero diceva di avere lโ€™acqua, quando in realtร  non lโ€™aveva; oppure si รจ svuotato fino allโ€™ultima goccia per donarla, fino a non averne, fino a non tenerne piรน per sรฉ. Dopo aver detto: ยซHo seteยป, invero, il Vangelo riferisce: ยซE, chinato il capo, consegnรฒ lo spiritoยป (cf. Gv 19, 30), dove quel ยซconsegnรฒยป intende certamente ยซmorireยป, ma letteralmente (in greco รจ parรฉdoken) intende ยซtrasmettere/diffondere/donareยป. Ma non basta.
Potrebbe esserci anche una terza risposta: pur avendo lโ€™acqua, non la conservava per sรฉ, ma la serbava per chi glielโ€™avrebbe chiesta: ยซVenuti perรฒ da Gesรน, vedendo che era giร  morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpรฌ il fianco, e subito ne uscรฌ sangue e acquaยป (Gv 19, 33-34)

Infine, ci sovviene una particolare nota circa il tema trattato in questo commento.
Circa le moltiplicazioni riguardanti il โ€œmangiareโ€, i Vangeli riferiscono in abbondanza -proprio nel commento della settimana scorsa abbiamo trattato della โ€œMoltiplicazione dei pani e dei pesciโ€ -cf. Gv 6, 1-15 e della pesca miracolosa presente in Gv 21 -cf. RAGAZZO, e queste moltiplicazioni circa il mangiare sono legate specificamente proprio alle moltitudini che โ€œvenivanoโ€ a Gesรน.
Ma circa le moltiplicazioni riguardanti il โ€œbereโ€?
Ebbene, riguardo questโ€™ultimo aspetto, lโ€™unico segno nel merito lo abbiamo alle โ€œNozze di Canaโ€, quando Gesรน cambia lโ€™acqua in vino, ovvero riporta in tavola il vino che era finito.
Ma chi ha domandato a Gesรน questo miracolo (tecnicamente questo โ€œsegnoโ€)? Ovvero: qual era la caratteristica di chi ha domandato a Gesรน questo miracolo?
ยซVenuto a mancare il vino, la madre di Gesรน gli disse: โ€œNon hanno vinoโ€. Sua madre disse ai servitori: โ€œQualsiasi cosa vi dica, fatelaโ€ยป (Gv 2, 3.5).
E chi era, chi รจ, la madre di Gesรน se non ยซcolei che ha โ€œcredutoโ€ nellโ€™adempimento di ciรฒ che il Signore le ha dettoยป (cf. Lc 1, 45)?

Fonte

Per gentile concessione di Fabio Quadrini che cura, insieme a sua moglie, anche la rubrica ALLA SCOPERTA DELLA SINDONE: https://unaminoranzacreativa.wordpress.com/category/sindone/