Esegesi al Vangelo di Domenica 29 Aprile 2018 – p. Rinaldo Paganelli

LA VERA VITE

p. Rinaldo Paganelli

Dio ci guarda con ottimismo

A Paolo premeva incontrare la comunità madre di Gerusalemme. Tuttavia a Gerusalemme nessuno lo attende, nessuno lo accoglie con entusiasmo. Paolo era stato chiamato direttamente da Dio sulla via di Damasco e non aveva bisogno di essere legittimato dagli apostoli. Quello che lo spinge a vederli è il puro desiderio di comunione con i fratelli che deriva dall’aver gustato la comunione con Dio. Sulla sua persona gravava il sospetto della persecuzione. Con toni sfumati Luca fa capire che la comunità è rimasta a guardare con equilibrio. Il Cristo che agisce nella storia di Paolo non è percepibile subito, solo nel tempo si riuscirà a capire il suo valore. Tuttavia la seconda lettura ci aiuta a capire che una vita che sperimenta la presenza viva di Gesù accetta con realismo le proprie lacune, le guarda con serenità. Perché Dio ci guarda con ottimismo, crede nei suoi figli, li pensa come un deposito infinito di possibilità. Una vita che si nutre di Dio non può essere travolta, ma rimane legata alla vite, come ci dice l’evangelo di oggi.

In Gesù portiamo frutto

Gesù è la vera vite non tanto perché produce uva buona, ma piuttosto perché comunica la propria vita ai tralci. Gesù vera vite, diventa la mediazione e la causa necessaria per accedere ad una vita qualitativamente diversa. Identificandosi con la vite vera e perfetta, Gesù si dichiara unico dispensatore di quella sapienza edi quella vita divina indispensabile per portare un frutto buono e duraturo. Chi accetta di essere così lavorato e «fatto piccolo» dalla amorosa cura del Padre può sperare nel massimo del frutto. L’importante è rimanere in Gesù che ha scelto i suoi perché portino frutto e il loro frutto rimanga (cf v. 15; Fil 1,11). Infatti il frutto non viene dai singoli tralci, ma dalla vite, senza la quale essi non producono nulla. Il Padre, potando, «vigila» in qualche modo sulla relazione tra il Figlio e i figli e taglia la vite, quasi sacrificandola, perché i frutti siano abbondanti. Quando un tralcio viene potato, tutta la vite soffre e la sofferenza è sempre per qualcosa che vale e che ad un certo punto non c’è più, ci viene tolta. Il Padre vignaiolo non pota per crudeltà; non vuole spietatezza, vuole aiutarci a riconoscere l’essenziale, ad avere il senso delle cose e il dolore è dentro l’economia di tutto questo.

Con Gesù maturiamo noi stessi

Anche il dolore che proviamo nel nostro fisico è segno di qualcosa che non funziona. Quando togliamo il dolore non abbiamo più quel campanello di allarme che ci permette di scoprire il male. Dopo la potatura ci sono tralci nuovi che nascono dalla linfa che scorre nella vite e quei tralci ricchi, rimangono e diventano vita. Il nostro rimanere in Lui, nonostante la potatura, ci rende dimora della Parola. Fra noi e Gesù esiste così un medesimo contesto di vita, ma il Figlio vive in pienezza, mentre il discepolo cresce mediante un lungo e impegnativo cammino sulla via della conversione. Dio, offrendoci la sua vita, non ci chiede di diventare persone strane, bensì di maturare pienamente noi stessi. Se essere puri è dono del Padre e del Figlio, al discepolo spetta la responsabilità di non banalizzare il rapporto di comunione, che è una vita impegnata nell’aderire a tutto quello che il Signore chiede.

Per Lui portiamo frutto

A questa condizione filiale, fondata su un amore tanto forte da negare e superare radicalmente la solitudine della morte e dell’inimicizia, si può soltanto essere generati dall’«altro». Non è un obiettivo da raggiungere, ma è una realtà che ci precede e ci nutree da cui si può solo essere afferrati. La condizione del «tralcio» è adatta a tutti e felicemente umile: il tralcio non ha bisogno di radici proprie in quanto dipende dall’Altro, gli è chiesto solo di rimanere. Questo rimanere è gioire della nostra piccolezza di fronte all’Altro, perfino della nostra meschinità, è gioire del nostro diminuire perché Lui cresca, è restare in attesa della sua Parola rispettandone la libertà, cogliendone anche i sussurri. Rimanere è rimanere nella gioia dell’essere voluti bene. Il rimanere è nello stesso tempo pienezza di passione e di azione vera, anzi unica via di fecondità. Non vi sono in questo cammino certezze o conferme esteriori, se non quelle che ci vengono da parte dello «spirito dell’amore», che solo può confermare il nostro cuore.

PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO

  • Come è il tuo rapporto in, con e per Gesù?
  • Hai sperimentato «potature»? Che ti hanno portato?

IN FAMIGLIA

Tutti in famiglia hanno il proprio spazio. Ognuno porta in sé progetti, attenzioni e sentimenti.

  • Che cosa si sta realizzando di interessante in questo tempo nella vita di ogni singolo membro?
  • Quali sono i frutti che si intravedono?
  • Dove si prende la forza per superare fatiche e fallimenti?
  • Perché ci si impegna tanto?

p. Rinaldo Paganelli

Tratto da: Stare nella domenica alla mensa della Parola, Anno B – ElleDiCi | Fonte

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
III DOMENICA DI PASQUA – ANNO B

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 15 Aprile 2018 anche qui.

Lc 24, 35-48
Dal Vangelo secondo Luca

35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. 36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. 44Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosé, nei Profeti e nei Salmi». 45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 08 – 14 Aprile 2018
  • Tempo di Pasqua II
  • Colore Bianco
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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