Un profeta appare tale quando รจ cacciato dai suoi
Il brano evangelico di questa domenica ci interroga soprattutto sul nostro atteggiamento abituale, quotidiano: atteggiamento che in profonditร non spera nulla e dunque non attende nessuno; e soprattutto, atteggiamento che non riesce a immaginare che dal quotidiano, dallโaltro che ci รจ familiare, da colui che conosciamo possa scaturire per noi una parola veramente di Dio. Non abbiamo molta fiducia nellโaltro, in particolare se lo conosciamo da vicino, mentre siamo sempre pronti a credere allo โstraordinarioโ, a qualcuno che si imponga. Siamo talmente poco muniti di fede-fiducia, che impediamo che avvengano miracoli perchรฉ, anche se questi avvengono, non li vediamo, non li riconosciamo, e dunque questi restano eventi insignificanti, segni che non raggiungono il loro fine.
Questo, in profonditร , il messaggio del vangelo odierno, una pagina che riguarda la nostra fede, la nostra disponibilitร a credere. Gesรน era nato da una famiglia ordinaria: un padre artigiano e una madre casalinga come tutte le donne del tempo. La sua era una famiglia con fratelli e sorelle, cioรจ parenti, cugini, una famiglia numerosa e legata da forti vincoli di sangue, come accadeva in oriente. Da piccolo, come ogni ragazzo ebreo, Gesรน ha aiutato il padre nei lavori, ha giocato con Giacomo, Ioses, Giuda, Simone e con le sue sorelle, ha condotto una vita molto quotidiana, senza che nulla lasciasse trasparire la sua vocazione e la sua singolaritร . Poi a un certo punto, non sappiamo quando, sono iniziati per lui quelli che Robert Aron ha chiamato โgli anni oscuri di Gesรนโ, presso le rive del Giordano e del mar Morto nel deserto di Giuda, dove vivevano gruppi e comunitร di credenti giudei in attesa del giorno del Signore, uomini dediti alla lettura delle sante Scritture, alla veglia e alla preghiera. Gesรน a una certa etร raggiunse questi luoghi e qui divenne discepolo di Giovanni il Battista (il quale lo definรฌ โcolui che viene dietro a meโ: cf. Mc 1,7). Poi la chiamata di Dio e lโunzione dello Spirito santo lo spinsero a essere un predicatore itinerante del Regno veniente, dando inizio al suo ministero in Galilea, la terra in cui era stato allevato (cf. Mc 1,14-15).
E quando ormai Gesรน ha un gruppo di discepoli che vivono con lui (cf. Mc 3,13-19), passando di villaggio in villaggio per predicare, in giorno di sabato entra nella sinagoga di Nazaret, โla sua patriaโ, la terra dei suoi padri. Torna dopo molto tempo trascorso altrove, e gli abitanti del villaggio lo ricordano come โfiglio diโ e โfratello diโ. Al momento della lettura del brano della Torah (parashah) e dei profeti (haftarah), Gesรน, essendo un credente in alleanza con Dio, come ogni altro ebreo, e avendo piรน di dodici anni, dunque in qualitร di bar mitzwah, figlio del comandamento, sale sullโambone, legge le Scritture e commenta la Parola. Non รจ sacerdote, non รจ un rabbi ufficialmente riconosciuto โ โordinatoโ, diremmo noi โ ma esercita questo diritto di leggere le Scritture e tenere lโomelia.
A differenza di Luca (cf. Lc 4,16-30), Marco non specifica nรฉ i testi biblici proclamati nรฉ il contenuto del commento di Gesรน, ma mette in evidenza la reazione dellโassemblea liturgica che lo ha ascoltato. Dโaltronde la sua fama lo ha preceduto: torna a Nazaret come un rabbi, un โmaestroโ dai tratti profetici, capace di operare guarigioni, azioni miracolose con le sue mani. La prima reazione รจ di stupore e ammirazione: รจ un bravo predicatore, ha autorevolezza, la sua parola colpisce e appare ricca di sapienza. La domanda che suscita รจ: โDa dove (pรณthen) gli vengono queste cose? E che sapienza รจ quella che gli รจ stata data? E i prodigi operati dalle sue mani?โ. Si interrogano dunque sullโidentitร di Gesรน, come giร avvenuto nella sinagoga di Cafarnao (cf. Mc 1,27), e la risposta potrebbe essere unโadesione a Gesรน nella fede, riconoscendo che in lui opera lo Spirito santo (cf. Mc 1,10; 3,29-30); oppure un rigetto di Gesรน, attribuendo al demonio la sua forza nellโannunciare la Parola e nellโoperare prodigi (cf. Mc 3,22).
E in questo stupore superficiale ecco emergere unโaltra domanda: โNon รจ costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?โ. Si tratta in realtร di un interrogativo che contiene in sรฉ una sfumatura denigratoria. Gesรน โ si pensa โ ha esercitato soltanto il mestiere di falegname, dunque non รจ autorizzato a insegnare; inoltre รจ il figlio di Maria, di lui si conosce il padre, che non viene nominato, e i suoi familiari sono ben conosciuti, risiedono tuttora nel villaggio. Dunque che cosa pretende, che cosa vuole? Perchรฉ dovrebbe essere โaltroโ, o qualcuno con una missione speciale? Sรฌ, Gesรน era un uomo come gli altri, si presentava senza tratti straordinari, appariva fragile come ogni essere umano. Cosรฌ quotidiano, cosรฌ dimesso, senza qualcosa che nella sua forma umana proclamasse la sua gloria e la sua singolaritร , senza un โcerimonialeโ fatto di persone che lo accompagnassero e lo rendessero solenne e munito di potere nel suo apparire in mezzo agli altri.
No, troppo umano! Ma se non cโรจ in lui nulla di โstraordinarioโ, perchรฉ accogliere il suo messaggio? Con ogni probabilitร , Gesรน non aveva neppure una parola seducente, non si atteggiava in modo da essere ammirato o venerato. Era troppo umano, e per questo โsi scandalizzavano di luiโ (eskandalรญzonto en autรด), cioรจ sentivano proprio in quello che vedevano, in quella sua umanitร cosรฌ quotidiana, un ostacolo ad aver fede in lui e nella sua parola. Per questo lo omologano a loro stessi, lo riducono alla loro statura e Gesรน diventa per loro un inciampo, uno scandalo che impedisce un incontro di salvezza. Costoro sono fieri di conoscere Gesรน umanamente, โsecondo la carneโ (2Cor 5,16), ma in realtร impediscono a se stessi la sua vera conoscenza.
Dunque quel ritorno al villaggio natale รจ stato un fallimento. Gesรน lo comprende e osa proclamarlo ad alta voce: โUn profeta non รจ disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa suaโ. Sรฌ, questo รจ avvenuto: proprio chi pretendeva di conoscerlo, in quanto concittadino, vicino o familiare, giunge a non riconoscere la sua vera identitร e finisce per disprezzarlo. Marco aveva giร annotato che allโinizio della sua predicazione i suoi familiari erano venuti per prenderlo e portarlo via, dicendo che egli era pazzo, fuori di sรฉ (รฉxo: cf. Mc 3,21); ma ora รจ tutta la gente di Nazaret a emettere questo giudizio negativo su di lui: il suo atteggiamento รจ troppo umano, poco sacrale, poco rituale; non risponde ai canoni previsti per discernere in lui un inviato di Dio, il Messia atteso.
Gesรน allora si mette a curare i malati lร presenti, impone loro le sue mani e ne guarisce solo qualcuno, ma รจ come se non avesse operato prodigi, perchรฉ il miracolo avviene quando il testimone รจ disposto a passare dallโincredulitร alla fede. A Nazaret invece sono restati tutti increduli, per questo Marco sentenzia: โnon poteva compiere nessuna azione di potenza โ (dรฝnamis). Gesรน รจ ridotto allโimpotenza, non puรฒ agire nella sua forza, non puรฒ neanche fare il bene, perchรฉ manca il requisito minimo, la fede in lui da parte dei presenti. Che torto aveva Gesรน? Rispetto a quei โsuoiโ, camminava troppo avanti agli altri, teneva un passo troppo veloce, vedeva troppo lontano, aveva la parrhesรญa, il coraggio di dire ciรฒ che gli altri non dicevano, osava pensare ciรฒ che gli altri non pensavano, e tutto questo restando umano, umanissimo, troppo umano! In questo episodio del vangelo marciano Gesรน appare la sapienza misconosciuta; il profeta non accolto proprio da coloro ai quali รจ inviato, disprezzato da quanti gli sono piรน vicini; il guaritore che non puรฒ fare il bene perchรฉ ciรฒ gli รจ impedito dalla non accoglienza della sua azione che dona salvezza.
Ecco ciรฒ che attende chiunque abbia ricevuto un dono da Dio, anche solo una briciola di profezia: diventa insopportabile, e comunque domina la convinzione che รจ meglio non fargli fiduciaโฆ Gesรน โsi stupisce della loro mancanza di fede (apistรญa)โ, e tuttavia resta saldo: continua con fedeltร la sua missione in obbedienza a colui che lo ha inviato, andando altrove, sempre predicando e operando il bene. Ma senza ricevere fede-fiducia, Gesรน non riesce nรฉ a convertire nรฉ a curare, e neppure a fare il bene.
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi



