Enzo Bianchi – Commento al Vangelo di domenica 14 Febbraio 2021

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Gesรน tocca e guarisce noi che siamo lebbrosi

Nel vangelo di questa domenica leggiamo un racconto che ha un inizio improvviso, senza precisazione di tempo e di luogo, un racconto che facilmente ci appare attuale, collocabile qui รจ ora: รจ lโ€™incontro tra Gesรน e un uomo affetto da lebbra.

Il lebbroso era allora ed รจ ancora adesso un malato ripugnante, a tal punto che lo si qualificava come un uomo morto. Per un giudeo, poi, la lebbra era segno di un preciso castigo di Dio, una malattia mediante la quale erano stati colpiti per i loro peccati la sorella di Mosรจ, Miriam (cf. Nm 12,9-10), il servo del profeta Eliseo (cf. 2Re 5,27) e altri peccatori. Grande รจ lโ€™orrore, terribile la reazione di fronte a questa malattia che devasta fino alla putrefazione della carne il volto e il corpo dei malati.

Essendo la lebbra contagiosa, esigeva che il malato fosse escluso dalla convivenza, segregato in qualche luogo deserto e riconoscibile dal grido che doveva emettere qualora vedesse qualcuno avvicinarsi a lui: โ€œSono impuro! Sono impuro!โ€ (cf. Lv 13,45-46). Un lebbroso appariva dunque come una persona senza possibilitร  di relazione e di comunione, nรฉ con Dio nรฉ con gli uomini. Non era solo un malato, ma un โ€œimpuroโ€, come un cadavere. Toccare una persona in quella condizione significava escludersi da qualsiasi atto religioso. Ci si poteva riaccostare al lebbroso solo dopo la scomparsa in lui dei sintomi del male e dopo la sua โ€œpurificazioneโ€: questa doveva essere riconosciuta da un sacerdote il quale, con un atto religioso, poteva reintegrare la persona nella comunitร  dei credenti.

Ed ecco lโ€™incontro tra Gesรน e un lebbroso che viene a lui, gli si inginocchia davanti e lo supplica: โ€œSe vuoi, tu puoi purificarmi!โ€. Di questโ€™uomo non sappiamo nulla, nรฉ possiamo valutare la sua vita e la sua fede. Certamente ha fiducia in Gesรน, che gli pare affidabile; da Gesรน รจ attratto come da un uomo che puรฒ fare qualcosa per lui. Con audacia, piรน che con fede, si avvicina dunque a quellโ€™uomo che merita ascolto, fiducia, forse anche adesione.

E Gesรน davanti a costui ha una reazione: proprio perchรฉ lo guarda e sa cosa significa questa malattia, proprio perchรฉ sente il fetore delle sue piaghe e vede il suo viso stravolto, il suo corpo devastato, โ€œva in colleraโ€ (orghistheรญs), adirato per lโ€™intollerabilitร  del male e del destino che pesa su questโ€™uomo. Sรฌ, Marco ci narra un Gesรน collerico, che, proprio perchรฉ รจ capace di passione, ha una reazione di collera; ci descrive quanto Gesรน senta intollerabile una tale situazione per un uomo che รจ suo fratello, uomo come lui, uguale a lui nella dignitร  di persona umana. Ma si faccia attenzione alle parole di Gesรน. In risposta alla supplica dellโ€™altro, egli non risponde: โ€œIo lo voglio e ti purifico!โ€, ma: โ€œIo lo voglio, sii purificato!โ€ (passivo divino). Gesรน lascia il posto a colui che purifica, Dio: non pretende di occuparlo, ma proclama il suo desiderio e la sua volontร  che quellโ€™uomo non debba piรน essere separato, ma possa essere purificato, guarito.

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Lโ€™evangelista non sapeva perรฒ che, usando alcune espressioni che testimoniano lโ€™umanitร  vera e concreta di Gesรน, poteva destare stupore, opposizione e giudizio su Gesรน stesso. Sempre, infatti, soprattutto tra gli uomini religiosi, ci sono anime mefitiche, talmente tese a una santitร  formale che si scandalizzano della passione di Gesรน e della sua collera. Questi religiosi sono sempre in scena. Per loro Gesรน avrebbe dovuto prima pensare a cosa prevede la Legge, poi mostrare il suo sentimento conformemente a ciรฒ che la Legge comanda.ย […]

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