Enzo Bianchi – Commento al Vangelo del 2 Giugno 2024

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Il dono di tutta la vita di Gesรน

Gesรน dona la sua intera vita ai discepoli che, mangiando quel pane e bevendo quel vino, si fanno partecipi della sua vita spesa e consegnata per amore. Cosรฌ egli spiega in anticipo e in piena libertร , con gesti e parole, ciรฒ che accadrร  di lรฌ a poco: la sua morte รจ un dono agli uomini e unโ€™offerta a Dio.

Questa festa dellโ€™Eucaristia, o del Corpo del Signore (Messale di Pio V), o solennitร  delย Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Messale di Paolo VI), come la solennitร  della Triunitร  di Dio celebrata domenica scorsa รจ tardiva. Infatti, รจ stata istituita nel XIII secolo, e nel secolo seguente ha faticato a imporsi in occidente, restando invece sempre sconosciuta nella tradizione ortodossa.

Lโ€™intenzione della chiesa รจ quella di proporre, fuori del santissimo triduo pasquale, la contemplazione, lโ€™adorazione e la celebrazione del mistero eucaristico del quale viene fatto memoria il giovedรฌ santo,ย in coena Domini. Quanto al brano evangelico scelto, il messale italiano in questa annata B propone la lettura del racconto dellโ€™ultima cena nel vangelo secondo Marco, che ora cerchiamo di accogliere come parola del Signore.

Prima del suo arresto e della sua morte in croce, Gesรน ha voluto celebrare la Pasqua con i suoi discepoli, e proprio per questo durante il suo ultimo soggiorno a Gerusalemme, nel primo giorno della festa dei pani azzimi, invia due suoi discepoli affinchรฉ preparino lโ€™occorrente per la cena pasquale. Gesรน sa di essere braccato, di non potersi fidare neppure di tutti i suoi discepoli, perchรฉ uno lโ€™ha ormai tradito (cf. Mc 14,10-11), dunque predispone ogni cosa perchรฉ quella cena pasquale possa avvenire, ma agisce con molta circospezione, come se non volesse che si sappia dove la celebrerร .

Per questo i due discepoli da lui inviati devono incontrare un uomo che porta una brocca dโ€™acqua (cosa insolita, perchรฉ erano le donne a svolgere tale operazione, ma questo รจ il segno convenuto), devono seguirlo fino a una casa, dove costui indicherร  loro la โ€œcamera altaโ€, la sala al piano superiore giร  arredata e pronta, in cui predisporre tutto per la cena pasquale. Occorre infatti preparare il pane, il vino, lโ€™agnello, le erbe amare, per ricordare in un pasto โ€“ come prevedeva la Legge (cf. Es 12) โ€“ lโ€™uscita di Israele dallโ€™Egitto, la liberazione dalla schiavitรน, la nascita del popolo appartenente al Signore. E cosรฌ, in obbedienza allโ€™ordine dato da Gesรน con autoritร  e gravitร  ai due discepoli inviati, tutto รจ preparato per quella celebrazione pasquale, per quellโ€™ora solenne, per quellโ€™ora ultima di Gesรน con i suoi discepoli, per quellโ€™ora nella quale la Pasqua dellโ€™agnello diventerร  la Pasqua di Gesรน.

E quando Gesรน siede a tavola per la cena, compie dei gesti e dice alcune parole sul pane e sul vino, dando origine alla celebrazione della nuova alleanza con la sua comunitร . Di questa scena abbiamo quattro racconti, tre nei vangeli sinottici (cf. Mc 14,22-25; Mt 26,26-29; Lc 22,18-20) e uno, il piรน antico, nella Prima lettera ai Corinzi (cf. 1Cor 11,23-25): racconti che riportano parole tra loro un poโ€™ diverse, a testimonianza di come non si tratti di formule magiche da ripetersi tali e quali, ma di parole che manifestano lโ€™intenzione di Gesรน e spiegano i suoi gesti. Le prime comunitร  cristiane, dunque, volendo restare fedeli allโ€™intenzione di Gesรน, hanno ridetto le sue parole, hanno ripreso i suoi gesti, e da allora la cena del Signore รจ sempre e dovunque celebrata nelle chiese.

Innanzitutto Gesรน compie unโ€™azione rituale: prende il pane azzimo che รจ sulla tavola del seder pasquale, pronuncia la benedizione a Dio per quel dono, quindi lo spezza e lo porge ai discepoli. Prendere il pane, spezzarlo e darlo รจ un gesto quotidiano fatto da chi presiede la tavola, ma Gesรน lo compie con unโ€™intensitร  e con una forza che lo rendono carico di significato, ne fanno un gesto che si imprime nella mente e nel cuore dei commensali di quella cena pasquale. Gesรน assume lโ€™atteggiamento e la parola della Sapienza di Dio che parla e invita al banchetto (cf. Pr 9,1-6), fa sue le parole del profeta che chiama al pasto dellโ€™alleanza eterna (cf. Is 55,1-3), e offre come cibo la sua vita, il suo corpo, se stesso! Vi รจ in questo gesto e in queste parole di Gesรน il suo donarsi fino allโ€™estremo, perchรฉ egli ha amato e ama fino al dono della sua vita (cf. Gv 13,1). Di fronte a questa azione i discepoli furono certamente scossi e solo dopo la morte e resurrezione di Gesรน compresero ciรฒ che non avevano potuto dimenticare.

Non si dimentichi inoltre che il gesto dello spezzare il pane giร  nei profeti indicava il condividere il pane con i poveri, i bisognosi e gli affamati (cf. Is 58,7), esprimendo in tal modo una condivisione di ciรฒ che fa vivere, che manifesta la comunione tra tutti quelli che mangiano lo stesso pane. Ecco perchรฉ il primo nome dato allโ€™Eucaristia dai discepoli e dai cristiani delle origini รจ โ€œfrazione del paneโ€ (cf. Lc 24,35; At 2,42; 20,7; Didachรฉ 9,3). Quanto alle parole che accompagnano il gesto โ€“ โ€œPrendete, questo รจ il mio corpoโ€ โ€“, esse vogliono significare che Gesรน consegna e dona la sua intera vita ai discepoli i quali, mangiando quel pane, si fanno partecipi della sua vita spesa e consegnata per amore, โ€œfino alla morte e alla morte di croceโ€ (Fil 2,8). In questo modo Gesรน spiega in anticipo e in piena libertร , con gesti e parole, ciรฒ che accadrร  di lรฌ a poco: la sua morte dovrร  essere percepita come dono della sua vita agli uomini, vita offerta in sacrificio a Dio.

Poi Gesรน prende anche il calice tra le sue mani, rende grazie a Dio per il frutto della vite e con solennitร  dichiara: โ€œQuesto รจ il mio sangue, il sangue dellโ€™alleanza, che รจ sparso per le moltitudiniโ€. Come ha dato il suo corpo porgendo il pane, cosรฌ dร  il suo sangue porgendo il calice del vino da bere ai discepoli; ovvero, Gesรน dona la sua vita, significata nella cultura semitica dal sangue. Lโ€™evangelista sottolinea che a questo calice โ€œbevvero tuttiโ€, perchรฉ il dono di Gesรน รจ per tutti, nessuno escluso. Cโ€™รจ un contrasto tra questo โ€œtuttiโ€, che indica tutti i discepoli, e le parole dette in precedenza: โ€œUno di voi mi tradirร โ€ (Mc 14,18). Ma ciรฒ mette ancor piรน in risalto il fatto che tutti sono associati al bere al calice offerto, anche Giuda il traditore. A tutti, nessuno escluso, Gesรน offre la sua vita e il suo amore gratuito, che non deve mai essere meritato.

Ma qui si deve cogliere anche il compimento a cui Gesรน vuole portare le parole che sigillavano lโ€™alleanza tra Dio e Israele al monte Sinai, quando, con il sangue delle vittime del sacrificio Mosรจ asperse lโ€™altare, trono di Dio, e il popolo riunito in assemblea, dicendo: โ€œQuesto รจ il sangue dellโ€™alleanzaโ€ (cf. Es 24,6-8). Al Sinai, in quella celebrazione dellโ€™alleanza, il sangue, la vita univa Dio e il suo popolo in un patto di appartenenza reciproca, in una comunione fedele nella quale Dio si mostrava come โ€œil Signore misericordioso e compassionevole, lento allโ€™ira, grande nellโ€™amore e nella fedeltร โ€ (Es 34,6). Ma lโ€™alleanza che Gesรน stipula con il dono della sua vita non รจ piรน ristretta al popolo di Israele, bensรฌ รจ unโ€™alleanza universale, aperta a tutte le genti, unโ€™alleanza nel suo sangue sparso โ€œper le moltitudiniโ€ (rabbimpolloรญ: cf. Is 53,11-12): non โ€œper moltiโ€ dunque, ma โ€œper tuttiโ€ (cf. Concilio Vaticano II, Ad gentes 3).

Lโ€™Apostolo Paolo, proprio per affermare questa destinazione universale del dono del sangue di Cristo, scrive nella Lettera ai Romani: โ€œLa prova che Dio ci ama tutti รจ che il Cristo รจ morto per noi, mentre noi eravamo peccatoriโ€ (cf. Rm 5,7-8). รˆ morto per tutti, anche per Giuda, come per tutti noi che siamo nella malvagitร  e nellโ€™inimicizia con Dio. Qui dovremmo cogliere come il dono dellโ€™Eucaristia non รจ un premio, un privilegio per i giusti, ma un farmaco per i malati, un viatico per i peccatori. Lโ€™Eucaristia altro non รจ che narrazione in parole e gesti dellโ€™amore di Dio, รจ la sintesi di tutta la vita del Figlio Gesรน Cristo, la sintesi di tutta la storia di salvezza.

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Ricordiamo infine che quellโ€™anticipazione della morte di Gesรน, nel rito del ringraziamento sul pane spezzato e nel rito del calice condiviso, รจ unโ€™anticipazione anche del Regno che viene, dove la morte sarร  vinta per sempre. Per questo Gesรน dice: โ€œAmen, io vi dico che non berrรฒ piรน del frutto della vite, fino al giorno in cui lo berrรฒ nuovo, nel regno di Dioโ€. Il pasto eucaristico prelude dunque al banchetto del Regno, dove Gesรน, il Kรฝrios risorto, mangerร  con noi e berrร  con noi il calice della vita futura, al banchetto nuziale, dove il vino sarร  nuovo, cioรจ altro, ultimo e definitivo, vino della stessa vita divina, la sua vita che รจ agรกpe, amore: e noi berremo quel vino nuovo vivendo in lui e con lui per sempre.

Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.

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