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don Vincenzo Marinelli – Commento al Vangelo del 9 Marzo 2024

Commento al brano del Vangelo di: Lc 18, 9-14

“Chi si umilia sarà esaltato”

Il fariseo e il pubblicano si rivolgono entrambi a Dio in preghiera. L’animo del fariseo assume come riferimento della sua preghiera la condotta degli uomini, in particolare di quelli i cui atteggiamenti sono da biasimare: i ladri, gli ingiusti, gli adulteri.

Non guarda alla santità di Dio e pertanto non trova in sè nulla da rimproverarsi, nulla di cui convertirsi. È la persona che non riesce a vedere i suoi peccati perchè dice “non ho ucciso nessuno”. Non avendo nessun riferimento superiore a lui stesso, facilmente può cadere nella mediocrità e nella convinzione di non avere peccati, colpe o atteggiamenti negativi.

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Il pubblicano invece guarda alla santità di Dio e riconosce la mediocrità e la peccaminosità della sua condotta. Questo atteggiamento è sicuramente quello più corretto, tuttavia a volte può condurre al disprezzo di sè, fino alla convinzione di non essere capaci di nulla di buono, di ripetere sempre gli stessi peccati, di non poter migliorare la propria condotta.

Quando manca l’umiltà, o si è persuasi di non avere difetti sostanziali da correggere, o ci si radica nell’idea di non potersi mai migliorare e superare le proprie fragilità. La fede ti aiuta a relazionarti a Dio in modo equilibrato e ad avere la giusta stima di te stesso. A riconoscere sì i tuoi peccati, ma a confidare sempre nella misericordia divina per poter riprendere un cammino di conversione più radicale.

In breve

Senza l’umiltà è difficile conservare una sana autostima di sè, sia davanti a Dio che davanti agli uomini.

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