DIVENTARE COME GIUSEPPE
Per noi uditori del secondo millennio, può sembrare che due più due fa quattro, ma l’inedito in Maria, il turbamento di Giuseppe, potrebbero essere stati un’eternità! Timore e tremore davanti all’inedito di Dio! Come mettere insieme cuore e ragione?
Matteo ci riporta alle origini dell’incarnazione, la generazione del Figlio, e lo fa diversamente da Luca, narrando l’annunciazione a Giuseppe, di discendenza davidica, quindi regale. Alla sua promessa sposa, accade una gravidanza che non proviene dal seme di un uomo ma dallo Spirito Santo, e Giuseppe, assume a tutti gli effetti il ruolo di padre di famiglia, dopo essere stato intercettato nel sogno da un angelo con la rassicurazione a tutti i profeti: «Non temere!».
Il sogno di Dio
Lo sposo di Maria, Giuseppe, è sorpreso dall’inedito in Maria e riceve una vocazione impensata: avrà un figlio ma non generato da lui, un figlio concepito da Maria ma generato dalla potenza di Dio, dallo Spirito Santo. “Secondo la Legge potrebbe denunciare Maria per tradimento della promessa nuziale, ma è un uomo buono e allora decide di ripudiarla in segreto, di non sposarla ma nemmeno di esporla alla pubblica vergogna e alla condanna. E mentre egli è immerso in questa sofferenza, in questa ricerca di giustizia e di misericordia, Dio gli manda un messaggio, gli fornisce l’interpretazione della gravidanza di Maria. Mentre dorme, l’angelo gli sussurra, chiamandolo per nome: “Giuseppe, tu che sei figlio di David, che appartieni alla discendenza regale messianica, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino generato in lei viene dallo Spirito santo” (EB). L’invito a fidarsi di quanto Dio sta permettendo è finalizzato soprattutto alla richiesta di assumere Maria come propria sposa e il bambino come suo proprio figlio. È chiesto a Giuseppe di assumere a tutti gli effetti il ruolo del padre di famiglia, padre felice di condividere la vita insieme alla sua “vite feconda” e al suo “virgulto di ulivo”.
Diventare come Giuseppe
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Ammiriamo in Giuseppe l’uomo buono, virtuoso, giusto, di professione falegname o carpentiere, l’uomo coraggioso: “si mette in marcia con coraggio, fede e silenzio, un silenzio dotato di speciale eloquenza perché ci permette di leggere chiaramente la verità contenuta nel giudizio che di lui dà il Vangelo: il giusto, cioè qualcuno che ascolta più di quanto non parli, qualcuno che sa tradurre la Parola non in chiacchiere ma in un sì di carne” (RM). Che bella la figura di Giuseppe! Non abbiamo una sola parola di lui nei vangeli, ma solo gesti, pratiche, decisioni, scelte, e grazie a questa accoglienza, Dio tesse la storia della salvezza nella carne umana. “Che cosa rappresenta Giuseppe se non l’atteggiamento fiducioso di chi, nello scandalo di una vita che si schiude nel grembo della sua promessa sposa, senza che egli l’abbia ancora conosciuta, riesce a riconoscere le vie di Dio e il compiersi di un progetto molto più grande? Non scontato questo atteggiamento” (AS).
Un esempio per noi
Giuseppe viene incaricato di assumere la paternità vicaria di Gesù che è in realtà l’unigenito figlio di Dio, a lui spetta imporre il nome, a Maria il compito di darlo alla luce, con il nome teoforico di “Gesù” che vuol dire Yhwh salva, Dio salva. Ma salva da cosa? Dio salva il popolo dai suoi peccati. “Con questo racconto il vangelo cerca di narrarci il grande mistero dell’incarnazione e ci chiede di adorare, di accogliere, di credere e quindi di non temere mai. Dio compie ciò che aveva promesso nei profeti, noi dobbiamo credere e negli eventi più quotidiani saper vedere i segni del suo amore fedele” (EB).
A Giuseppe possiamo fare questa preghiera, di saper riconoscere la voce di Dio, di saper metterci in ascolto, e di incamminarci, Dio vuole farsi nostro compagno di viaggio, perché anche noi possiamo generare Dio, con l’ascolto.
Per gentile concessione di don Vincenzo Leonardo Manuli
Link all’articolo del suo blog
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Don Vincenzo è nato il 7 giugno 1973 a Taurianova. Dopo la laurea in Economia Bancaria Finanziaria ed Assicurativa nell’Università Statale di Messina conseguita nel 1999, ha frequentato il Collegio Capranica a Roma dal 2001 al 2006. Ha studiato filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma dal 2001 al 2006 retta dai padri gesuiti della Compagnia di Gesù. […]

