HomeVangelo del GiornoDon Sergio Carettoni - Commento al Vangelo del 22 Marzo 2024

Don Sergio Carettoni – Commento al Vangelo del 22 Marzo 2024

Commento al brano del Vangelo di: Gv 10, 31-42

C’è sempre una battaglia che ci ruba gli uni agli altri, qualcosa di non chiaro, per nulla prevedibile, che ci strappa dai reciproci legami, da relazioni e affetti che piano piano si allentano tra loro, si sfilacciano e si allontanano sempre più, fino a lasciarsi andare e a perdersi definitivamente.

Non è la noia, o lo scontato dell’altro, o la pesantezza di una storia condivisa ora in bellezza ora in sofferenza, a dare inizio a uno stato di conflitto tra persone, con attacchi e momenti di difesa, con situazioni di perdita e di abbandono dell’altro.

C’è una forza fuori, attorno alle persone, che accerchia e mette sotto assedio tantissime esperienze di relazione, fino ad avversare il cammino di una preziosa storia d’amore, così come quello di una gradevole amicizia.

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Le intemperie della vita, quanto di più disumano ritroviamo dentro il nostro viaggio ma fuori dalla nostra pelle, ci affaticano, ci indeboliscono sempre più, ci mettono di fronte ai nostri limiti e alle nostre potenzialità inespresse, verificano se realmente siamo quello che diciamo di essere, oppure via via con il passare del tempo ci siamo trasformati in spacciatori di emozioni dentro paesaggi relazionali inesistenti o falsi.

Se nell’amicizia non si vive di sensazionali risposte a riflessi, a spot e a flash di auto esaltazione, non è certo pensabile invocare e impugnare la saggezza delle relazioni come se si trattasse di un martello con cui battere a forza e a ritmo una logica presto friabile; tanto meno rifarsi a punti fermi come chiodi, perché la prudenza nell’impiego di un chiodo sta nel saperlo usare dalla parte giusta, senza il pericolo di impugnarlo al contrario, e pungersi, e farsi male.

Fintantoché nell’amicizia si porta e non si prende nulla dall’amico, si aggiunge e non si sottrae niente all’altra persona, si dona e non si ruba, c’è possibilità di spegnere ogni scintilla di fuoco, tenere sotto controllo le forze avverse come le realtà infiammabili della propria personalità, maneggiare con cura quel tutto di se stessi che potrebbe esplodere dentro la vita degli altri.

Non gli pare vero al Male di potere assediare, conquistare, possedere un’anima, ampliandola e slargandola nell’uso, rapendola e portandola lontano dalla sua giovinezza, da quelle energie vitali di risveglio e di rigenerazione spirituale. Il Male non accetta di avere nei suoi occhi una calda e remota nostalgia del Bene, preferisce muoversi subdolamente in autodistruttive zone d’ombra, là dove la paura esistenziale, che afferma che nessuna preghiera sarà mai ascoltata dal Cielo, spinge i malcapitati a serrare ancora più forte le palpebre dei propri occhi e ritornare alla tempesta del buio dentro.

Eppure, nell’incalzare della battaglia ciascuno può sempre restare re e signore, se non di un mondo fuori, almeno di un mondo dentro, per continuare a essere ovunque se stesso, signore dei propri giorni, condottiero del proprio destino.

Per gentile concessione di Don Sergio Carettoni dal suo blog.

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