don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo di oggi 11 Agosto 2019

La povertà evangelica è stile di vita di corresponsabilità

XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C) 

Protagonista della piccola parabola, ascoltata domenica scorsa, era un uomo ricco, unico amministratore dei suoi beni. Un uomo onesto, ma stolto in quanto crede che la sua vita terrena non debba mai finire e che possa dirsi riuscita perché possiede molti beni per molti anni. I discepoli ascoltando questa parabola rimangono interdetti perché viene messa in discussione la loro idea di giustizia legata alla retribuzione divina concessa in base ai meriti accumulati. 

Gesù sovverte il punto di vista ponendo la benevolenza di Dio non come conquista, ma come dono gratuito. La beatitudine che Dio offre all’uomo non è oltre la morte, ma già in questa vita e non consiste nel possedere e godere dei beni materiali, ma nel dono che di essi facciamo agli altri nella condivisione fraterna.

La notte è il tempo nel quale più forte si fa l’incognita del futuro che può indurci a mettere da parte, a risparmiare, creare un tesoro che possa garantirci dagli imprevisti della vita. Per il cristiano il futuro non è un’incognita ma è una luminosa realtà perché è piena della promessa di Dio che non mente. Lo stolto vive l’oggi come se non ci fosse un domani godendo per sé, e come può, i piaceri della vita. Il saggio, chiamato beato da Gesù, è colui che anticipa nel presente quello che Dio porterà a compimento nel futuro. 

La vita vera è quella nella quale siamo trattati da signori proprio dal Signore, lui che si fa servo perché noi possiamo diventare liberi. Il nostro futuro è tutto scritto nella pasqua in cui Gesù si fa schiavo e dona se stesso per farci vivere di lui, con lui e in lui. 

L’uomo che guarda solo il proprio ombelico, cioè è autoreferenziale e concentrato su di sé, da servo in mezzo ad altri servi, si ergerà a dominatore e sfruttatore dei suoi fratelli, diventando schiavo della sua avidità e del proprio orgoglio.

I discepoli sono un piccolo gregge, guidati da un grande pastore. La consapevolezza della propria piccolezza e fragilità li deve portare, ad avere fiducia in lui e a seguire il loro pastore imitandone lo stile di vita; egli infatti non si serve del suo gregge ma lo serve con amorevolezza, attenzione, premura e gratuità fino al punto di dare sé stesso in nutrimento. 

La poca fiducia in Dio ce lo fa percepire giudicante e ostile, pronto a tenderci dei tranelli per metterci alla prova. Quanto più confidiamo in noi stessi, tanto meno abbiamo fiducia in Dio e proiettiamo su di lui le paure alimentate dalle nostre fragilità. La venuta improvvisa di Dio, non è tanto quella del momento della morte, quanto invece quelle situazioni nelle quali viene a salvarci presentandosi nella carne dolorante dei poveri per schiodarci dal nostro egoismo e guidarci fuori verso i fratelli nella condivisione gratuita, generosa e gioiosa. Dio è sì come un ladro, che però non porta via la nostra gioia, ma ciò a cui di precario abbiamo attaccato il cuore e che è una vera minaccia per la nostra vita, perché alla fine la rende un banale bene di consumo. Se anche viene a mancare qualcosa che ci appartiene, in realtà Dio ci sta donando qualcosa di molto più bello, la libertà di amare.

Gesù ci esorta a non temere e ad essere vigilanti nella notte della solitudine, quando, calando il sole della giustizia e della ragione, si allungano le ombre del pregiudizio e i pericoli fanno sentire maggiormente il peso della nostra strutturale povertà.

La povertà se da una parte è la condizione di insufficienza e al tempo stesso anche di dipendenza, dall’altra è lo stile di vita che ci consente di essere veramente ricchi di felicità. Beato è colui che è pieno di gioia, o meglio ancora, è colui che si lascia riempire di gioia da Dio, investendo i suoi beni affettivi ed effettivi nelle molteplici forme con cui vivere la grazia della Carità. 

Il tesoro più grande che potremmo e dovremmo desiderare è vivere come Gesù, cioè ambire a celebrare la pasqua e a fare della nostra vita terrena un’anticipazione quotidiana della grande festa del Cielo.

Auguro a tutti una serena domenica e vi benedico di cuore!

Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

Letture della
XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Come punisti gli avversari, così glorificasti noi, chiamandoci a te.Dal libro della Sapienza
Sap 18,6-9
La notte [della liberazione] fu preannunciata
ai nostri padri,
perché avessero coraggio,
sapendo bene a quali giuramenti avevano prestato fedeltà.
 
Il tuo popolo infatti era in attesa
della salvezza dei giusti, della rovina dei nemici.
Difatti come punisti gli avversari,
così glorificasti noi, chiamandoci a te.
 
I figli santi dei giusti offrivano sacrifici in segreto
e si imposero, concordi, questa legge divina:
di condividere allo stesso modo successi e pericoli,
intonando subito le sacre lodi dei padri.
Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 32 (33)
R. Beato il popolo scelto dal Signore.Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità. R.
 
Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame. R.
 
L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo. R.

Seconda Lettura

Aspettava la città il cui architetto e costruttore è Dio stesso.

Dalla lettera agli Ebrei
Eb 11,1-2.8-19


Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio.
 
Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
 
Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
 
Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
 
Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per loro una città.
 
Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.
  
Oppure forma breve: Eb 11,1-2.8-12
Aspettava la città il cui architetto e costruttore
è Dio stesso.
Dalla lettera agli Ebrei
 
Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio.
 
Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
 
Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
 
Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.

Parola di Dio

Vangelo

Anche voi tenetevi pronti.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12, 32-48

 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
 
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
 
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
 
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
 
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
 
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
 
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
 
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
 
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
 
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
 
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Parola del Signore
  
Oppure forma breve: Lc 12,35-40
Anche voi tenetevi pronti..
Dal Vangelo secondo Luca
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
 
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
 
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
 
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

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