Il nome di Dio รจ amore che fa storia
SANTISSIMA TRINITA’ (ANNO A)
Es 34,4-6.8-9ย ย ย Dn 3,52-56ย ย ย 2Cor 13,11-13ย ย ย
Nella liturgia di questa domenica, in cui celebriamo la solennitร della SS.ma Trinitร , come Mosรจ, saliamo sulla vetta del monte seguendo Gesรน che dallโalto della croce ci rivela il volto e il nome di Dio: Amore.ย
Ogni religione crede in un dio superiore alla realtร terrena nel quale sono proiettate le speranze, soprattutto quelle che non sono umanamente realizzabili. In questa prospettiva Dio sarebbe quello che lโuomo vorrebbe essere, ma che non รจ o che non gli riesce di essere. Lโottica usuale per lโuomo รจ quella che va dal basso della propria povertร allโalto delle sue speranze. Il Salmo 121, che รจ il canto intonato dai pellegrini che salivano a Gerusalemme, esprime la preghiera dellโorante afflitto da qualche sofferenza che invoca lโaiuto del Signore per essere risollevato dalla sua miseria: ยซAlzo gli occhi verso il cielo, da dove mi verrร lโaiuto? Il mio aiuto viene dal Signore che ha fatto cielo e terraยป. Le parole del re Ezechia, che nella malattia invoca il Signore, interpretano la fatica di perseverare nella preghiera, ma anche la speranza di ottenere la risposta che salva: ยซIo ho gridato fino al mattino. Come un leone, cosรฌ egli stritola tutte le mie ossa. Come una rondine io pigolo, gemo come una colomba.ย Sono stanchi i miei occhi di guardare in alto. Signore, io sono oppresso; proteggimi. Che dirรฒ? … Signore, in te spera il mio cuore; si ravvivi il mio spirito. Guariscimi e rendimi la vita. Ecco, la mia infermitร si รจ cambiata in salute! Tu hai preservato la mia vita dalla fossa della distruzione, perchรฉ ti sei gettato dietro le spalle tutti i miei peccati. Poichรฉ non gli inferi ti lodano, nรฉ la morte ti canta inni; quanti scendono nella fossa non sperano nella tua fedeltร . Il vivente, il vivente ti rende grazie come io oggi faccio. Il padre farร conoscere ai figli la tua fedeltร . Il Signore si รจ degnato di aiutarmi; per questo canteremo sulle cetre tutti i giorni della nostra vita, canteremo nel tempio del Signoreยป (Is 38, 13-20). Nella sofferenza avvertiamo la difficoltร a tenere gli occhi rivolti verso il cielo, ad attendere con perseveranza lโaiuto di Dio. Il pericolo di cadere neglโinferi della disperazione e della diffidenza nei confronti di Dio e degli altri รจ sempre dietro lโangolo. Quando preghiamo alziamo le braccia al cielo e quando esse diventano pesanti emettiamo un alto grido e quando anche la voce si spegne, non ci rimane altro che elevare il cuore a Dio.
Salire sul monte significa pregare lasciandoci andare nelle braccia del Padre che, secondo la bella immagine del profeta Osea 11, ci sollevare alla sua guancia. Man mano che camminiamo nella fede impariamo che la preghiera ci educa non solamente a chiedere ma anche a contemplare. La contemplazione รจ lโelevazione dellโanima verso Dio, come il trasporto affettivo che spinge un innamorato a desiderare, cercare e unirsi alla sua amata. In questo pellegrinaggio del cuore avviene un graduale cambio di prospettiva passando dal piano della nostra miseria a quello piรน alto della misericordia di Dio, da quello della nostra giustizia a quello della fedeltร del Signore.ย
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Mosรจ sale sul monte portando le tavole della legge per ricordare al Signore lโimpegno preso con il suo popolo. Cosรฌ noi quando preghiamo siamo portati a rivendicare i nostri meriti o quando chiediamo un favore a qualcuno gli rammendiamo, quasi a volerglielo rinfacciare, quanto abbiamo fatto per lui. A volte la rabbia, come quella che ha preso anche Giobbe, simbolo di ogni persona afflitta da una sofferenza innocente, potrebbe indurci a rivolgerci a Dio chiamandolo in giudizio, come lo stesso sentimento porta normalmente ad accusare chi ci ha deluso con un comportamento scorretto chiedendo conto della sua condotta.
Che sia la gioia o la tristezza, oppure la rabbia per unโingiustizia subita รจ necessario cercare lโincontro perchรฉ il cuore ci dice che Dio non รจ unโidea da capire ma una persona importante e significativa da incontrare. In qualsiasi situazione ci troviamo la voce dello Spirito Santo ci parla esortandoci a cercare il volto di Dio. Contemplare significa rispondere alla chiamata di Dio a risalire dalle nostre bassezze, a lasciare il nostro punto di vista cosรฌ terra-terra, ascoltare il nome suo che narra lโamore che egli nutre per ciascuno di noi.
La cima del monte Sinai diventa il luogo dellโincontro tra Mosรจ che, dalla valle dove si รจ accampato il popolo dโIsraele, sale alla vetta e Dio che scende dal cielo per fermarsi presso di lui. Dio passa davanti a Mosรจ proclamando il suo nome. Il Signore non solo risponde alle aspettative di Mosรจ, ma supera le speranze dellโuomo. Infatti, non รจ semplicemente un dio da scegliere o servire, ma da desiderare, conoscere e amare. Dio ha messo nel cuore di ciascuno la nostalgia di lui, come un figlio sente dentro di sรฉ il richiamo alla sua origine e della sua sorgente.
Quando siamo in difficoltร pensiamo a chi potrebbe aiutarci e come potrebbe farlo, cosรฌ ci rivolgiamo a Dio supplicando il suo ausilio e sperando nel suo intervento che salva dal pericolo. Si chiede per ottenere aiuto, si prega per ricevere la grazia, si supplica per avere risposte. Mosรจ sul monte non riceve risposte ma gli viene rivelato un segreto, il nome di Dio. Il segreto di Dio รจ racchiuso nel suo nome. Non si tratta di un segreto che ci permette di essere quello che vorremmo, ma che ci fa diventare quello che giร siamo per grazia di Dio. I desideri della carne ci fanno sognare un uomo che puรฒ tutto, che soddisfa ogni suo bisogno, che si gode la vita tra confort e piaceri. Dio ci svela che il segreto della felicitร sta nellโamore, quello che si dona senza chiedere nulla in contraccambio, che perdona senza conservare rancore, che spera di condividere con gli altri la gioia della comunione con Dio. Dio rimane sempre misterioso e nascosto se la relazione con Lui รจ finalizzata a ricevere qualcosa. Egli infatti viene in nostro aiuto non semplicemente facendo qualcosa, ma rivelandosi, cioรจ donando tutto se stesso nel Figlio suo unigenito.ย
Nei riti lโuomo sale verso lโaltare, simbolo del luogo alto in cui Dio โabitaโ e, offrendo i sacrifici, vorrebbe far giungere in cielo la propria preghiera affinchรฉ volga il suo sguardo e benedica colui che lo invoca. Nellโottica terrena la benevolenza divina รจ la risposta alla preghiera dellโuomo. Gesรน ci rivela la prospettiva diversa di Dio, quella contenuta nel nome pronunciato davanti a Mosรจ. Gesรน nel vangelo ci parla di unโaltra vetta, quella sulla quale รจ posto lโaltare della Croce che รจ anche lo zenit dellโamore di Dio, amore fedele ed eterno, misericordioso e giusto. Gesรน, crocifisso e innalzato sulla croce, rivela il volto e il nome di Dio che scende verso lโuomo per rimanere e familiarizzare con lui.ย
Dio passa davanti a Mosรจ perchรฉ รจ lui che prende lโiniziativa, ci ama per primo, e lo fa spinto dallโamore gratuito che lo lega indissolubilmente allโuomo. Egli ci precede nellโamore e lo dona in maniera sovrabbondante rispetto alla misura della nostra giustizia.ย
Mosรจ, contemplando il nome di Dio, gli chiede di rimanere sempre in mezzo al suo popolo e di camminare con lui; Gesรน, nostro fratello, รจ lโEmmanuele il Dio-con-noi sempre vicino, che rimane al nostro fianco anche quando sbagliamo strada, ci corregge per riportaci sulla retta via e ci perdona aiutandoci a risollevarci dalle nostre cadute.ย
Lโamore con il quale Dio ci ama non รจ unโutopia, nรฉ un bel sogno che rimane progetto muto, ma รจ realtร perchรฉ si fa storia. ร una storia, e non una favola, perchรฉ essa prende forma nellโevento concreto della morte e risurrezione di Gesรน. La storia della salvezza nella quale Dio rivela il suo nome รจ una storia di amore perchรฉ il suo amore si รจ fatto storia con gli uomini.ย
Questa storia dโamore continua ad essere scritta sulle pagine, anche quelle ingiallite degli anziani o stropicciate di chi avverte la fatica del vivere, oppure su quelle strappate e lacerate di chi รจ ferito dalla delusione e dalla rabbia. Dio continua a scrivere con noi la storia, come un maestro che mette la sua mano su quella del bambino per insegnargli a tradurre in lettere le parole pronunciate con la voce. La mano sapiente e paziente di Dio รจ lo Spirito Santo! Lasciamoci guidare da lui perchรฉ possiamo essere quella lettera dโamore che Dio indirizza al mondo intero a partire dal piccolo universo che ciascuno abita.ย
Auguro a tutti una serena domenica, Festa della SS. Trinitร e vi benedico di cuore.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae รจ stata fondata il 2 luglio 1968 dallโArcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirร ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di etร … [Continua sul sito]

