don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 28 Settembre 2023

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La speranza dell’uomo è Gesù Cristo

Giovedì della XXV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Dal libro del profeta Aggèo Ag 1,1-8

Ricostruite la mia casa, in essa mi compiacerò.

L’anno secondo del re Dario, il primo giorno del sesto mese, questa parola del Signore fu rivolta per mezzo del profeta Aggeo a Zorobabele, figlio di Sealtièl, governatore della Giudea, e a Giosuè, figlio di Iosadàk, sommo sacerdote.

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«Così parla il Signore degli eserciti: Questo popolo dice: “Non è ancora venuto il tempo di ricostruire la casa del Signore!”».

Allora fu rivolta per mezzo del profeta Aggeo questa parola del Signore: «Vi sembra questo il tempo di abitare tranquilli nelle vostre case ben coperte, mentre questa casa è ancora in rovina? Ora, così dice il Signore degli eserciti: Riflettete bene sul vostro comportamento! Avete seminato molto, ma avete raccolto poco; avete mangiato, ma non da togliervi la fame; avete bevuto, ma non fino a inebriarvi; vi siete vestiti, ma non vi siete riscaldati; l’operaio ha avuto il salario, ma per metterlo in un sacchetto forato. Così dice il Signore degli eserciti: Riflettete bene sul vostro comportamento! Salite sul monte, portate legname, ricostruite la mia casa. In essa mi compiacerò e manifesterò la mia gloria, dice il Signore».

Restituire il primato a Dio per avere successo nella vita

Israele sta ripopolando la terra che aveva dovuto lasciare a causa dell’esilio a Babilonia. Le indicazioni dei re, confermate dai profeti, esprimevano la volontà di Dio di dare priorità alla costruzione del tempio per porre le basi per un rinnovata alleanza con il Signore, fondamento per una più solida comunità umana. Il profeta Aggeo richiama i capi, civili e religiosi, alla loro responsabilità. Lo fa rispedendo al mittente le mormorazioni di coloro che sono delusi di come vanno le cose, soprattutto dal punto di vista economico: sono più le spese che il guadagno. Ciò che appare profondamente ingiusto affonda le sue radici sull’ingiustizia nei confronti di Dio, la cui relazione è relegata al rango di surrogato. Infatti, per gli Israeliti, ciò che dovrebbe essere prioritario è diventato secondario e viceversa. Da qui l’invito a non perdere tempo coltivando solo i propri interessi ed estromettendo il Signore dalla vita, ma a dargli il posto che gli spetta perché solo Dio è la roccia sulla quale costruire la casa.

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+ Dal Vangelo secondo Lc 9,7-9

Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?

In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».

Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.

La speranza dell’uomo è Gesù Cristo

Gesù, dopo aver costituito la comunità dei Dodici, consegnando loro il dono dello Spirito, li invia in missione per evangelizzare, cacciare i demoni e guarire gli infermi. La Chiesa, sul modello degli apostoli, ancora oggi viaggia per le strade del mondo per compiere, accompagnata dal Cristo, la parola profetica che Gesù il Nazareno aveva proclamato nella sinagoga di Nazareth: «Lo Spirito del Signore è su di me. Per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha inviato a portare il lieto annunzio ai poveri».

In quella circostanza, come avviene ancora oggi, Gesù si è scontrato con i suoi paesani che, sentendo parlare dei miracoli compiuti nella vicina Cafarnao, avevano coltivato la speranza di vedere operati anche nella sua patria qualcuno dei suoi prodigi. Il sentir parlare di Gesù ha come effetto quello di attivare o risvegliare le attese della gente che però hanno il limite di essere chiuse nel piccolo orizzonte umano. Infatti, è facile confondere il bisogno o il desiderio con la speranza.

Se si pretende che l’altro soddisfi i propri bisogni o realizzi i propri desideri operiamo ciò che ha fatto Erode in maniera più drammatica e cruenta con Giovanni Battista, cioè ingabbiamo gli altri nei nostri schemi fino al punto di uccidere la relazione con loro. Le opinioni su Gesù sono la proiezione delle proprie speranze mondane legate alla nostalgia di un passato, considerato illusoriamente migliore del presente.

Se è vero che la fede è ricerca è pur vero che essa non significa voler trovare ciò che corrisponde alle proprie attese, ma vuol dire camminare incontro a Colui che viene a guarire il cuore dell’uomo e, facendolo crescere nell’amore, a realizzare la vocazione personale, ossia, l’opera che Dio sta compiendo in ciascuno dei suoi figli. Lo spirito mondano acceca e confonde mentre lo Spirito di Dio, che guarisce, illumina la mente perché possiamo riconoscere l’avvento del Regno di Dio e aderirvi con fede consapevole e gioiosa.

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna