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don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 16 Dicembre 2023

Commento al brano del Vangelo di: Mt 17, 10-13

Dio nelle nostre mani

Dal libro del Siràcide Sir 48,1-4.9-11

Elìa ritornerà.

In quei giorni, sorse Elìa profeta, come un fuoco;

la sua parola bruciava come fiaccola.

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Egli fece venire su di loro la carestia

e con zelo li ridusse a pochi.

Per la parola del Signore chiuse il cielo

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e così fece scendere per tre volte il fuoco.

Come ti rendesti glorioso, Elìa, con i tuoi prodigi!

E chi può vantarsi di esserti uguale?

Tu sei stato assunto in un turbine di fuoco,

su un carro di cavalli di fuoco;

tu sei stato designato a rimproverare i tempi futuri,

per placare l’ira prima che divampi,

per ricondurre il cuore del padre verso il figlio

e ristabilire le tribù di Giacobbe.

Beati coloro che ti hanno visto

e si sono addormentati nell’amore.

Memoria e speranza

L’autore del libro del Siracide rilegge la storia di Israele passando in rassegna gli uomini illustri che si sono distinti per la loro pietà e che rimangono come punti fermi nella memoria e nella coscienza degli Israeliti. Essi ricordano che Dio opera sempre a vantaggio del suo popolo prendendosene cura col suscitare e inviare suoi servi.

La memoria del passato permette di definire meglio l’attesa del futuro. Infatti, la rilettura della storia è una forma di eco della Parola grazie alla quale si alimenta la speranza aprendo il cuore a comprendere l’immutabile vangelo di Dio che viene proclamato con parole e gesti profetici. Elia è il modello del credente che si fa discepolo attento della voce di Dio e la coniuga con la forza dell’appartenenza al suo popolo.

La compassione di Elia smuove le sue «viscere di misericordia» portando nella propria interiorità il dramma dell’idolatria. Il suo zelo è tipico dello sposo che non vuole perdere la sua amata e cerca in tutti i modi di riconciliarsi con lei. La sua assunzione al cielo sul carro di fuoco sta ad indicare che la meta del cammino è la partecipazione alla vita celeste nella quale ognuno ama l’altro e si mette a servizio del prossimo.

Elia è il messaggero dell’amore passionale di Dio, forte come il fuoco, che purifica e vince sulle potenze mortifere del peccato. La gloria di Dio, che si è rivelata nella vita di Elia, si manifesta definitivamente in Gesù Cristo che è venuto a battezzare nello Spirito Santo e a introdurre tutti gli uomini nella festa del cielo. Elia è il precursore del profeta finale, Gesù, attraverso cui tutti i figli sono riconciliati con l’unico Padre.

Dal Vangelo secondo Mt 17,10-13

Elìa è già venuto, e non l’hanno riconosciuto.

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».

Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».

Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

Dio nelle nostre mani

Elia è il prototipo del profeta chiamato da Dio e inviato per ristabilire la giustizia, è il messaggero che gli prepara la strada. Scrutando i segni dei tempi, con parole forti e incisive, si adopera per purificare la fede di Israele dagli idoli e riportarlo nell’alveo dell’alleanza con il Signore.

Tutti i profeti, compreso Giovanni Battista, hanno proseguito la missione di Elia, tenendo desta l’attesa del Messia, spesso con grandi sofferenze perché i loro appelli erano disattesi. Il vero profeta è colui che annuncia con la sua vita, prima ancora che con le parole, il tratto caratteristico del Messia: l’essere servo sofferente, servo nella sofferenza. La forza del Cristo risiede nell’amore con il quale offre la sua vita a Dio per i peccatori. Chi accoglierà questo Messia sofferente e sconfitto? Solo chi riconoscerà in Lui il Dio compassionevole e misericordioso che non chiede di soffrire, ma soffre e muore con il povero.

Gesù offre la propria vita nella sofferenza causata dalla irriconoscenza degli uomini nei confronti di Dio. Lui stesso si dona come alleanza nuova ed eterna, non basata più sull’osservanza della legge, ma sulla volontà di Dio di amare l’uomo sempre e comunque. A noi renderci conto di questo dono. Nell’Eucaristia Gesù viene ancora deposto nelle nostre mani perché noi ne mangiamo e diventiamo come Cristo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita.

La Parola cambia la vita

Ancora oggi sono tanti i profeti che con le parole e la vita annunciano la bella notizia dell’amore di Dio. Ogni cristiano è chiamato ad essere profeta di Dio. Cosa significa e comporta oggi l’essere profeti?

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna

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