don Mauro Pozzi commenta il Vangelo di domenica 10 aprile 2016

Il commento al Vangelo di domenica 10 aprile 2016 a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.

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[ads2]I discepoli sono di nuovo al nord, in Galilea. Gesù aveva detto alle donne che là l’avrebbero visto. Sono in un momento di sospensione, non sanno ancora quale sarà il loro futuro, anche se l’aver già incontrato il Risorto ha ridato loro fiducia. Pietro decide di dedicarsi al suo vecchio mestiere e va a pescare seguito dai suoi compagni. A volte, quando l’avvenire è incerto, il passato esercita un grande fascino, perché il passato è una terra sicura, che non può fare più danno di quello che ha già fatto. Si tratta però di un’illusione e la prova è che non prendono niente. Gesù li aveva chiamati proprio in un giorno come quello, dopo una notte in cui non avevano pescato nulla, dandogli, come nell’episodio che abbiamo letto oggi, lo stesso segno della pesca miracolosa, e aveva concluso, rivolto a Pietro: sarai pescatore di uomini. Il Maestro ribadisce il suo mandato. Giovanni riconosce subito che quel misterioso personaggio è Gesù e Pietro si butta immediatamente in acqua per raggiungerlo. Il fatto che il Risorto offra loro da mangiare è immagine del sostegno che lui è per i suoi discepoli, ma è anche un modo per dimostrare loro che la sua presenza non è un’illusione, ma una realtà. Pietro trae a riva la rete piena di 153 grossi pesci. È un numero preciso. Se l’evangelista avesse voluto dare una misura che esprimesse questa grande quantità in termini generali avrebbe scelto una cifra tonda e invece dice 153. Questo numero è particolare perché è la somma dei primi 17 numeri interi, ossia si ottiene sommando 1, 2, 3 eccetera fino a 17. Il 17 è poi la somma di 10 e 7 che sono cifre che esprimono la pienezza. In definitiva sembra che Gesù voglia dire a Pietro e ai discepoli che il loro mandato di pescatori di uomini è, non solo confermato, ma riguarda tutto il mondo. Il loro compito sarà emulare il Maestro, senza voltarsi indietro. A Pietro in particolare il Signore rivolge la stessa domanda: mi vuoi bene? Solo pochi giorni prima l’apostolo aveva rinnegato Gesù per tre volte e qui, ancora per tre volte, è invitato fare esattamente l’opposto, affermando la sua adesione alla vocazione che il Maestro gli affida. Lo sprona a seguirlo, senza nascondergli che lo dovrà accompagnare anche nel martirio. Questa richiesta di Gesù è rivolta a tutti i discepoli e anche a noi. Seguimi, significa, metti nelle mie mani le tue povere risorse e io trasformerò il tuo fallimento in un grande successo. Non si tratta di una facile conquista, richiede impegno e fiducia, ma è il miglior modo possibile per realizzare la propria vita.

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