A cosa assomiglia la morte? A un ladro che di notte, quando tu nemmeno te lโaspetti, viene e ti scassina la casa. Questa รจ lโimmagine suggestiva che Gesรน dร della morte: โse il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciรฒ anche voi tenetevi prontiโ.
Ma dobbiamo dire che ai giorni nostri cโรจ anche lโeutanasia che per rimanere nella stessa immagine dovrebbe assomigliare a un appuntamento che tu dai al ladro che ti viene a rubare a casa cosรฌ da risparmiargli la fatica di rompere la serratura. In questo caso perรฒ non cโรจ reato da parte del ladro, diciamo che รจ solo unโospite speciale. Invece la morte deve rimanere un reato! Deve rimanere ciรฒ che รจ: qualcosa che non รจ mai un bene per la nostra vita e dalla quale Gesรน รจ venuto a liberarci.
Quando un mafioso domanda il pizzo per non bruciarti il tuo locale, e tu lo paghi, da quel momento tu non sei piรน solo la vittima ma anche il complice. Meglio affrontare un negozio bruciato che diventare complice di un mafioso, e lo dico sapendo benissimo il peso di ciรฒ che dico. Alla stessa maniera non possiamo diventare complici della morte. Possiamo farci trovare preparati ma non complici.
Come se Gesรน ci stesse chiedendo di combattere questa mafia della morte senza mai scendere a patti con essa, anche se a volte รจ doloroso e faticoso. In fondo chi sono i santi se non persone cosรฌ? Il fatto vero perรฒ consiste nel non dimenticarci che se da una parte ciรฒ che abbiamo appena detto sappiamo essere giusto, รจ pur vero che poi quando ci si trova di fronte si sperimenta la paura, lโangoscia, la solitudine, e tutto quello che ci sembrava prima giusto vacilla.
Anche Gesรน ha sperimentato questo tipo di paura e di tentazione. Lo ha sperimentato lโultima notte della sua vita, nellโorto degli ulivi. Ed รจ proprio in quella notte che ci ha insegnato come lottare contro la paura e la tristezza: โPadre, se รจ possibile passi da me questo calice. Ma non come voglio io ma come vuoi tuโ.
Fonte: fede 2.0
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco | PAGINA FACEBOOK



