don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 8 Aprile 2025

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Vangelo di Giovanni – Gv 8,21-30

Avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono.

In quel tempo, Gesรน disse ai farisei: ยซIo vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venireยป. Dicevano allora i Giudei: ยซVuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?ยป.
E diceva loro: ยซVoi siete di quaggiรน, io sono di lassรน; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccatiยป.
Gli dissero allora: ยซTu, chi sei?ยป. Gesรน disse loro: ยซProprio ciรฒ che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato รจ veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondoยป. Non capirono che egli parlava loro del Padre.
Disse allora Gesรน: ยซQuando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato รจ con me: non mi ha lasciato solo, perchรฉ faccio sempre le cose che gli sono graditeยป. A queste sue parole, molti credettero in lui.

Parola del Signore.

Credo che quando una persona si trova alla fine della propria vita e se ne accorge, allora il tenore delle sue parole comincia ad avere una profonditร  inaspettata. Chi gli รจ accanto sente quanto possano essere vere quelle parole ma non le comprende fino in fondo. Ci vuole sempre molto tempo a capire cosa volevano dire queste persone in quel momento.

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Cosรฌ รจ per Gesรน nel Vangelo di oggi. Sono parole infuocate, cariche di un senso nascosto che intuisci essere vere ma che non comprendi subito dove ti vogliono condurre:

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โ€œVoi siete di quaggiรน, io sono di lassรน; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccatiโ€.

Sembra lโ€™accorato appello di uno che dice: smetti di vivere solo, altrimenti alla fine affoghi. E forse questo รจ vero.

Cโ€™รจ una cosa peggiore dei peccati, รจ la solitudine che crea la nostra superbia. รˆ la solitudine di chi dice โ€œnon ho bisogno di nessuno, io mi faccio da meโ€.

Un credente, ma ancor prima un uomo, รจ uno che ha lโ€™umiltร  di capire che non ci si salva da soli, e non si riesce a salvare quasi niente della nostra vita se qualcuno non irrompe in quella nostra solitudine e ci aiuta.

Lโ€™apertura a Dio รจ innanzitutto uno squarcio inferto alla nostra autosufficienza, รจ una finestra spalancata in una stanza dove lโ€™aria ormai รจ irrespirabile.

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Tutto il Vangelo รจ la buona notizia che in veritร  non siamo soli, e che una libertร  vissuta nella solitudine non รจ libertร  ma inferno, perchรฉ la gioia, come il dolore, la bellezza, come le cose difficili sono davvero vivibili solo a patto che tu abbia qualcuno con cui condividere ciรฒ che ti accade.

Siamo strutturalmente dipendenti dallโ€™altro, ma di una dipendenza che dovrebbe produrre libertร  non galera.

Ma noi per paura di rimanere prigionieri di relazioni sbagliate ci condanniamo allโ€™inferno da soli. Allโ€™inferno non cโ€™รจ nessuna buona compagnia perchรฉ lโ€™unica compagnia sarร  il disprezzo che proveremo per noi stessi.


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