don Lucio D’Abbraccio – Commento al Vangelo del 21 dicembre 2025

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Il coraggio silenzioso di Giuseppe
 

Siamo arrivati all’ultima domenica di Avvento, e la liturgia ci presenta una figura che spesso resta nell’ombra: Giuseppe, lo sposo di Maria. Il vangelo ci dice che «Maria […] si trovò incinta per opera dello Spirito Santo», ma Giuseppe non lo sapeva ancora. Immaginate la sua situazione: un uomo giusto, che ama Maria, si trova davanti a un fatto inspiegabile. Tutti avrebbero capito male, tutti avrebbero giudicato. E Giuseppe aveva ogni diritto di sentirsi tradito.

Pensate a quando vi trovate davanti a qualcosa che non capite, che sconvolge i vostri piani. Magari è la malattia che arriva improvvisa, il lavoro che si perde, il figlio che prende una strada diversa da quella che sognavate. Come reagite? Giuseppe ci insegna qualcosa di straordinario: pur non capendo, non giudicanon condanna. Il vangelo dice che era «giusto» e che «non voleva accusarla pubblicamente». Attenzione: non una giustizia fredda, fatta di regole e condanne, ma una giustizia che protegge, che cerca il bene dell’altro anche quando non capisce. È la giustizia dell’amore, non del tribunale. Quanta delicatezza. Quanta grandezza in questo silenzio.

Sant’Agostino diceva che Giuseppe fu tentato di lasciare Maria non perché la credesse colpevole, ma perché si sentiva indegno davanti a quel mistero troppo grande per lui. È come quando diciamo: “Questo è troppo per me, io non sono all’altezza”. Quante volte rinunciamo a qualcosa di bello perché ci sentiamo inadeguati.

Ma ecco che «mentre stava considerando queste cose, gli apparve in sogno un angelo del Signore». Dio interviene proprio quando Giuseppe sta per prendere una decisione. Non prima, notate bene. Dio non parla mentre Giuseppe è nel panico, ma mentre riflette. Dio rispetta i nostri tempi, ci lascia pensare, ci lascia lottare interiormente, ma poi ci illumina. L’angelo gli dice: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere». Quante volte nella Bibbia ritorna questo invito. Non temere di prendere Maria, non temere di accogliere questo bambino, non temere di dire sì a un progetto che non capisci fino in fondo.

Pensate a una giovane coppia che scopre di aspettare un bambino quando la situazione economica è difficile. Pensate a chi è chiamato a perdonare quando l’orgoglio direbbe di voltare pagina. Pensate a chi deve fidarsi quando tutto sembra andare contro. Giuseppe ci insegna che la fede non è capire tutto, ma fidarsi nonostante tutto.

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San Bernardo diceva che Giuseppe fu il custode del mistero, colui che protesse la vita nascente senza pretendere spiegazioni. E non è forse questo ciò che siamo chiamati a fare anche noi? Custodire la vita, proteggere chi è fragile, accogliere ciò che non comprendiamo ma che viene da Dio. Spesso chiediamo a Dio di toglierci i problemi; lui invece ci chiede di entrarci dentro con fiducia, perché proprio lì vuole farsi presente come Emmanuele, Dio-con-noi.

Il vangelo ci dice che Giuseppe «quando si destò dal sonno, fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore». Nessuna esitazione, nessun dubbio ulteriore. Giuseppe fece ciò che doveva fare: «prese con sé la sua sposa».

Voglio raccontarvi una storia accaduta realmente. Durante la seconda guerra mondiale, una famiglia ebrea bussò di notte alla porta di un contadino, chiedendo aiuto. L’uomo aveva moglie, tre figli piccoli, una fattoria da mandare avanti. Nascondere quella famiglia significava mettere a rischio tutto: la vita dei suoi bambini, il futuro, la sicurezza. Quella notte non dormì. Guardava sua moglie che dormiva, i suoi figli nelle loro stanze. Aveva ogni ragione per dire di no, per proteggere i suoi. Ma all’alba si alzò, aprì la porta della cantina e disse: “Entrate”. Per due anni quella famiglia visse nascosta. Quando gli chiesero, anni dopo, perché avesse rischiato tutto, rispose semplicemente: “Quella notte ho sentito una voce dentro che mi diceva: non temere. E ho capito che alcune cose sono più grandi di noi, più importanti della nostra paura”. Quel contadino, senza saperlo, aveva fatto come Giuseppe: aveva accolto la vita quando tutto gli diceva di chiudere la porta.

In questo Natale ormai alle porte, chiediamo a Maria di insegnarci il suo sì, ma chiediamo anche a Giuseppe di darci il coraggio del suo sì silenzioso. Maria disse sì con le parole, Giuseppe con i fatti. Entrambi ci insegnano che quando Dio entra nella nostra vita, tutto cambia, ma nulla va perduto. La Vergine santa, che ha visto Giuseppe alzarsi e mettersi in cammino per proteggere lei e il bambino, ci ottenga la grazia di fidarci anche quando non capiamo, di custodire anche quando è faticoso, di amare anche quando costa. E che questo Natale sia per tutti noi il momento di alzarci dalle nostre paure e camminare verso la luce che viene. Amen!

Per gentile concessione di don Lucio, dal suo blog.

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