Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?
In questa III Domenica di Avvento, chiamata Domenica ยซGaudeteยป, ossia della ยซGioiaยป, abbiamo ascoltato nel Vangelo che Gesรน aveva da poco iniziato la sua attivitร messianica in Galilea, quando il suo precursore era stato imprigionato. Due grandi maestri, uno entra in scena e lโaltro esce.
Sebbene prigioniero, Giovanni continua ad essere circondato da discepoli ai quali affida la missione di interrogare Gesรน. Lโevangelista Matteo scrive che sebbene Giovanni fosse in carcere, avendo sentito parlare delle opere di Cristo, mandรฒ a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: ยซSei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?ยป. Egli attendeva il Messia nella veste dellโinflessibile giudice finale e si ritrova un Gesรน accogliente e misericordioso. Non capisce, si stupisce e si smarrisce. Logico, quindi, prima lo sconcerto, poi il dubbio.
Per correttezza e per completezza, ricordiamo che la domanda di Giovanni puรฒ essere letta diversamente. Alcuni commentatori del Vangelo seguono una linea piรน morbida, timorosi di attribuire qualche dubbio a Giovanni. La domanda sarebbe formulata apposta da Giovanni perchรฉ i suoi discepoli ascoltino direttamente da Gesรน la risposta e si convincano della sua identitร messianica. Insomma, il dubbio graverebbe sui discepoli e non su Giovanni. Pur rispettando questa interpretazione, che rimane possibile, preferiamo pensare che il dubbio sia soprattutto di Giovanni. Il dubbio, al pari della tentazione, non comporta necessariamente una negativitร : esso รจ segno di incompletezza e puรฒ essere la strada corretta per orientarsi alla meta. Il dubbio puรฒ denotare intelligenza, capacitร di porsi e di porre domande in vista di una soluzione. Ben venga il dubbio, se diventa lo scalino per salire la scala della comprensione e, nel nostro caso, della migliore comprensione dellโidentitร di Gesรน.
Alla domanda ยซsei tu?ยป, non segue una risposta diretta, formulata con uno sbrigativo ยซsรฌยป o ยซnoยป. Gesรน, scrive lโevangelista, risponde ai discepoli di Giovanni dicendo: ยซAndate e riferite a Giovanni ciรฒ che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri รจ annunciato il Vangeloยป. Richiamando questo passo di Isaia,
Gesรน mostra che egli realizzerร le promesse messianiche, annunciate dal profeta.
Inoltre il Signore, in questa risposta, vuol far capire che non รจ la violenta rivoluzione del mondo, non sono le grandi promesse che cambiano il mondo, ma รจ la silenziosa luce della veritร , della bontร di Dio che รจ il segno della Sua presenza e ci dร la certezza che siamo amati fino in fondo e che non siamo dimenticati, non siamo un prodotto del caso, ma di una volontร di amore. Cosรฌ possiamo vivere, possiamo sentire la vicinanza di Dio. Dio รจ vicino ma noi siamo spesso lontani! Avviciniamoci, andiamo alla presenza della sua luce, preghiamo il Signore e nel contatto della preghiera diventiamo noi stessi luce per gli altri.
Siamo sempre tentati di credere in un Dio glorioso che verrร a riscattarci subito; siamo portati ad immaginare un Dio grande e onnipotente capace di risollevarci quando ne sentiamo il bisogno. No! Il nostro Dio รจ umile, piccolo, fragile, e rivela tutta la sua potenza nella gloria della croce, nella debolezza della carne, nellโumiltร di una grotta.
Ci aiuti il Signore a celebrare le prossime festivitร natalizie con una fede piรน matura, convinta, aperta alla logica della croce e del dono, libera dalle luci del consumismo e da sentimentalismi vuoti e superficiali.
Don Lucio D’Abbraccio
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