Don Luciano Condina – Commento al Vangelo del 4 Settembre 2022

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Per essere discepoli di Cristo dobbiamo amarlo profondamente, piรน di familiari e amici

Le parole di Gesรน in questo vangelo appaiono molto dure, anche dopo essere state mitigate dalla nuova traduzione 2009: ยซSe uno viene a me e non mi ama piรน di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non puรฒ essere mio discepoloยป (Lc 14, 25-27). La traduzione letterale parla proprio di ยซodioยป per i propri cari come condizione al discepolato. Come conciliare questo radicalismo senza contraddire il comandamento ยซonora il padre e la madreยป?

Gesรน, in realtร , non sta dicendo che, se non ami i tuoi cari, non ti accetta, ma sta spiegando che ยซnon si puรฒ essere suoi discepoliยป, ossia che non si puรฒ avere la capacitร  di esserlo. I genitori, la famiglia e i propri cari sono cosa molto buona, ma il pericolo di restare schiavi tutta la vita delle aspettative familiari รจ sempre molto forte. Gesรน sta dicendo che la vita vera, quella in grado di colmare il nostro desiderio di pienezza, non puรฒ venire da gente povera come noi stessi, quali possono essere il padre, la madre, e tutti i familiari. I genitori certamente vanno rispettati, amati e curati, ma non sono la sorgente della vita: la sorgente della vita รจ Dio. Chi non ha avuto questa delusione, chi non ha toccato con mano la loro debolezza, semplicemente non puรฒ farcela a seguire il Signore Gesรน Cristo.

E la sequela prevede che tu lasci le tue reti per seguire il cammino che Gesรน ti indica. Finchรฉ non sperimenti la delusione che le tue reti non potranno darti ciรฒ che lโ€™abisso del tuo cuore brama, non possederai gli strumenti per perseverare nella sequela di Cristo. Se una persona non ha iniziato a percepire quanto sia fallace il senso delle aspettative familiari, di tutto quello che รจ lo stare nella piacevolezza di non aver deluso i propri genitori, non puรฒ vivere la veritร  che rende liberi.

Pensiamo a san Francesco e al suo distacco dalle aspettative paterne, erano radicate in lui molto piรน di quanto si pensi, in quanto voleva diventare cavaliere per riscattare la condizione non nobiliare della sua famiglia: invece sposerร  la condizione del povero, che รจ la condizione opposta a quella del nobile. Ossia abbraccerร  proprio ciรฒ che la sua figura paterna odiava: la povertร . Ha dunque odiato le aspettative paterne.

Questo testo non parla dei genitori, ma del cuore schiavo e soggetto alle schiavitรน affettive dei legami familiari e amicali; parla della nostra attitudine a far dipendere la nostra vita dagli altri, che possono costringerci a fare cose fuori dalla veritร  e dalla realtร .

Calcolare le spese per la costruzione di una torre o gli uomini necessari per affrontare una battaglia significa fare i conti con i propri legami, che impediscono la libertร  necessaria per essere discepoli di Cristo. Questo apre la prospettiva allโ€™altro grande argomento altrettanto serio: il rapporto con i beni di questo mondo. ยซChi non rinuncia a tutti i suoi averi non puรฒ essere mio discepoloยป (Lc 14,33). Parafrasando: โ€œchi ha qualcosa che ritiene piรน importante di me non ce la farร  a essere mio discepoloโ€. Qui non si intende Gesรน che non ci accoglie come discepoli, quanto il fatto che non ce la faremo proprio a seguirlo, perchรฉ la volontร  di Dio non si puรฒ compiere senza libertร  dagli affetti e dai beni di questo mondo.ย 

Non รจ assolutamente possibile varcare la soglia di eternitร  del regno dei cieli, dellโ€™essere di Cristo, se non si cambiano gli assoluti del cuore, le prioritร , le necessitร  della propria esistenza.


Commento di don Luciano Condina

Fonte – Arcidiocesi di Vercelli