Don Luciano Condina – Commento al Vangelo del 28 Marzo 2021

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ยซVolete che io rimetta in libertร  il re dei Giudei?ยป (Mc 15,9). Da questa domanda di Pilato dipende la grandezza o la mediocritร  della nostra esistenza. Rimettere in libertร  un re significa dargli sovranitร  e compito di ogni cristiano รจ โ€œrimettere in libertร โ€ questo re e Signore nostro, affinchรฉ possa governare con saggezza la reggia che gli รจ propria e che ha scelto come dimora: il nostro cuore. Tutto ha sopportato per noi questo sovrano, al di sopra del quale non ne esiste un altro. Contemplare la passione รจ contemplare lโ€™amore fatto di sofferenza โ€“ perchรฉ chi ti ama soffre per te e piรน grande รจ lโ€™amore, maggiore รจ la disponibilitร  a soffrire โ€“ e nessuna delle sofferenze sperimentabili dallโ€™uomo รจ stata risparmiata a Gesรน.

Le sofferenze fisiche: la flagellazione, la corona di spine, le percosse, i calci, i pugni, gli schiaffi, gli sputi, gli escrementi lanciatigli addosso, la croce, le cadute, la fatica, la debolezza, la sete, le urlaโ€ฆ il supplizio piรน atroce.

Le sofferenze dellโ€™anima: lโ€™abbandono del popolo che aveva tanto beneficato, il tradimento di Pietro, la fuga degli apostoli โ€“ eccetto Giovanni โ€“ la derisione, il dileggio, indicato come peggior malfattore e rovina di Israele, additato come demonio, odiato per il bene che ha fatto senza mai risparmiarsi.

Infine le sofferenze dello Spirito, le peggiori: per la prima volta nella vita Gesรน sperimenta la conseguenza del peccato, che consiste nella separazione da Dio. Tutta la sua esistenza รจ stata impastata nellโ€™unione con il Padre: ยซIo e il Padre siamo una cosa solaยป (Gv 10,30); ยซChi vede me vede colui che mi ha mandatoยป (Gv 12,45); ยซIl Padre รจ con meยป (Gv 16,32);ย  ยซTu Padre sei in me e io in teยป (Gv 17,21). Giovanni รจ quasi ossessivo nel sottolineare lโ€™unione con il Padre, e per la prima volta da quando Gesรน รจ nato, lโ€™unione viene meno. La rottura farร  scrivere allโ€™evangelista Marco, al termine della passione, lโ€™unica delle sette parole pronunciate da Gesรน sulla croce, presenti negli altri vangeli: ยซDio mio, Dio mio, perchรฉ mi hai abbandonato?ยป. Delle sette รจ la piรน scandalosa, quella che, apparentemente, getta ombra sullโ€™operato di Dio ed Egli sembra abbandonare il suo ยซfiglio amato, lโ€™elettoยป.

Gesรน esclama quella frase proprio quando vive per la prima volta quanto di piรน assurdo possa sperimentare: la โ€œscomunioneโ€ con Dio, la negazione di se stesso, la perdita della propria veritร . รˆ in quel momento che la redenzione si compie, che si attua ciรฒ che scrive san Paolo: ยซDio lo fece peccato in nostro favore, perchรฉ in lui noi potessimo diventare giustizia in Dioยป (2Cor 5,21).

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Il velo del tempio che si squarcia, segno nefasto per gli ebrei, in realtร  รจ segno di redenzione compiuta, perchรฉ la cortina, che separava gli uomini da Dio, finalmente รจ squarciata, finalmente i cieli sono aperti e lโ€™uomo puรฒ nuovamente vivere la sua esistenza nellโ€™unione piena con il suo Creatore che, attraverso il Messia nella passione, morte e resurrezione, ha compiuto ยซogni giustiziaยป.

La traduzione del ยซperchรฉ mi hai abbandonato?ยป, in realtร , ha un significato piรน profondo: puรฒ tradursi infatti, con โ€œa che, verso cosaโ€ mi hai abbandonato? Cโ€™รจ dunque un movimento verso lโ€™ignoto nella domanda,posta con fiducia e abbandono in Dio, la cui risposta sarร  la risurrezione.

Facciamo nostro lโ€™interrogativo che diventa preghiera, soprattutto in questo tempo di passione planetaria: โ€œDio nostro, a cosa ci hai abbandonato? Verso cosa ci stai portando?โ€.

Non dubitiamo che la risposta di Dio sarร  sempre la risurrezione.

Commento di don Luciano Condina

Fonte – Arcidiocesi di Vercelli


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