Don Luciano Condina – Commento al Vangelo del 26 Settembre 2021

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I cristiani non sono รฉlitari nรฉ discriminanti

ยซMaestro, abbiamo visto uno che scacciava i demรฒni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perchรฉ non ci seguivaยป (Mc 9,38).

In questa affermazione di Giovanni รจ racchiusa la grande tentazione esclusivistica che attanaglia regolarmente le realtร  della vita ecclesiale, la quale, per definizione, dovrebbe essere invece vita di comunione per eccellenza. Sembra che allโ€™apostolo non interessi il fatto che costui lavorasse con successo per il regno di Dio, bensรฌ che non appartenesse alla loro cerchia, al loro gruppo. รˆ il tema dellโ€™esclusivitร , dellโ€™รฉlitarismo, che preferisce gridare e affermare i propri privilegi piuttosto che andare incontro allโ€™altro.

Questa parola del vangelo deve urgentemente destarci e scuoterci proprio in questo periodo storico, in cui lโ€™odio tra le parti รจ sotto gli occhi di tutti.

La durezza e la severitร  della risposta di Gesรน, poco dopo, deve far riflettere: ยซChi scandalizzerร  uno solo di questi piccoli che credono in me, รจ molto meglio per lui che gli venga messa una macina da mulino e sia gettato nel mareยป (Mc 9,42).

I piccoli che hanno fiducia in lui sono i credenti i fragili, i semplici, forse ancora acerbi nella fede e devono essere protetti a tutti i costi.

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Gesรน prosegue, durissimo, nellโ€™invitare a tagliarsi una mano, a tagliarsi un piede, a cavarsi un occhio se ciรฒ รจ motivo di divisione, di inciampo alla comunione. Il termine skandalon in greco indica lโ€™โ€œinciampoโ€, lo scontro, la contrapposizione. Creare scandalo, dunque, assume il significato di creare contrapposizione, rivalitร , appartenenze settarie privilegiate. Allora, piuttosto che escludere qualcuno tagliati una mano tu; piuttosto che dire a qualcuno โ€œsei fuoriโ€, cavati un occhio o tagliati un piede.

Questa parola che puรฒ apparire iperbolica โ€“ e la scrittura spesso lo รจ โ€“ in realtร  non lo รจ affatto, perchรฉ Gesรน, sulla croce, farร  esattamente ciรฒ che afferma in questo vangelo: piuttosto che perdere e allontanare qualcuno, si fa inchiodare le mani e i piedi; piuttosto che escludere qualcuno dalla salvezza, fa passare sul proprio corpo tutta lโ€™atrocitร  possibile e immaginabile.

Farsi colpire nella carne pur di non perdere lโ€™altro รจ una legge dellโ€™amore. Non si diventa padri sul serio se non pagando con la propria vita la felicitร  dei propri figli. Non si diventa madri se non spendendo il proprio sangue per i figli. Tagliarsi un arto รจ dunque simbolo del tagliare quella parte di noi che non appartiene alla comunione, senza la quale possiamo generare vita e diventare fecondi nellโ€™amore.

Gesรน si scaglia contro lo spirito di contrapposizione, vero demone che distrugge la comunione, anche nelle famiglie e nelle realtร  comunitarie ecclesiali piรน fiorenti. Pensiamo infatti a quante diffidenze reciproche spesso serpeggiano allโ€™interno stesso della Chiesa fra i modi differenti di vivere i carismi, ad esempio nelle diversitร  dei movimenti ecclesiali.

Se la forza di un movimento รจ il forte senso comunitario, per contro, la sua fragilitร  รจ il rischio di settarismo, che esclude chi non vive il vangelo secondo il carisma proprio di quel movimento.

Oggi abbiamo una societร  tutta centrata sulla propria singola vita, sulla propria zona di sopravvivenza; cosรฌ si determina la solitudine. Senza essere capaci di perdere se stessi non si trova lโ€™altro, non si trova e non si crea la comunione.

Sulla croce Gesรน rompe questo terrore che noi abbiamo di perdere la nostra zona di sopravvivenza e ci apre alla vita, ci apre al rapporto con gli altri, ci apre alla veritร .


Commento di don Luciano Condina

Fonte – Arcidiocesi di Vercelli