Don Luciano Condina – Commento al Vangelo del 1 Agosto 2021

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Dopo il miracolo della moltiplicazione, la folla insegue Gesรน nella ricerca spasmodica e ansiosa di avere ancora quel pane, mangiato il giorno prima: si cerca la garanzia del cibo. ยซVoi mi cercate non perchรฉ avete visto dei segni, ma perchรฉ avete mangiato di quei pani e vi siete saziatiยป (Gv 6,26). Gesรน mette subito a nudo lโ€™intenzione di fondo, peculiare del regno animale, di pensare solo alla sopravvivenza. Tante volte inseguiamo Cristo pregando, leggendo, ascoltando, ripensando la nostra vita alla luce del vangelo, ma il fine reale spesso si riduce nello strappare da lui semplicemente del pane per sopravvivere. Lo si chiede anche nella preghiera del โ€œPadre nostroโ€, dunque รจ un tema fondamentale.

Ma Gesรน, il giorno successivo al miracolo della moltiplicazione, darร  un pane quotidiano diverso, che non risponde sempre alle nostre aspettative โ€“ infatti la gente rimarrร  delusa dal fatto che Gesรน non moltiplicherร  piรน nulla โ€“ perchรฉ lo scopo di Dio non รจ saziare la sfera dei nostri appetiti, bensรฌ condurci a lui per donarci tutto ciรฒ che ha e tutto ciรฒ che รจ. Per questo motivo il pane quotidiano dato da Dio non ha mai lo stesso sapore: ci sono giorni gioiosi, giorni tristi oppure intensi, noiosi, o euforici, istruttivi o fallimentari ma fecondi, e tanti altri ancora.

Il pane che Dio ci dร  attraverso Cristo non รจ la manna del deserto, che bastava per un giorno solo e garantiva la sopravvivenza (cfr. Gv 6,31-32), ma รจ quello che introduce in una dimensione di eternitร . E il cibo che conduce allโ€™eternitร  e non viene mai meno, per forza di cose, devโ€™essere diverso dal cibo ยซche non duraยป (Gv 6,27).ย 

Ciรฒ che non dura non ha valore reale e, alla fine della vita, si percepisce con sempre maggiore chiarezza che ciรฒ che ha valore reale, ossia ciรฒ che possiamo portare con noi dopo la morte, non si puรฒ comprare.

Il cibo che perisce simboleggia anche la fede associata esclusivamente al benessere, sia esso del corpo, dellโ€™anima o dello spirito: quando sto bene credo, quando sto male invece non credo; se sono in salute credo, nella malattia no; finchรฉ i lutti riguardano gli altri credo, quando Dio chiama un mio familiare non credo piรน; finchรฉ โ€œsentoโ€ Dio credo, quando invece vivo periodi di โ€œnotte dellโ€™animaโ€ โ€“ si legga san Giovanni della Croce al riguardo โ€“ non credo piรน.

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Andiamo oltre! Come potremo occuparci degli altri, dare loro da mangiare, se il nostro stomaco e il nostro benessere รจ un assoluto? Dio non puรฒ limitarsi a essere la risposta ai nostri appetiti, per quanto buoni possano essere.

Il vangelo di questa domenica ci invita a fidarci del pane che Dio ci dona, di cogliere la sua paternitร  dietro ogni cibo che la quotidianitร  ci offre. Dio potrร  essere il centro della nostra vita e compiere le sue opere in noi quando nella fame ci consegniamo a lui e quando la soluzione non รจ subito lรฌ, a portata di mano.

Molti dei nostri errori derivano dal cercare soluzioni definitive nel possesso e nella sicurezza, che non sono affatto definitive; cerchiamo nelle cose quello che nessuno puรฒ garantire se non Dio. Il cibo che sazia realmente รจ la relazione con lui, che mostra la sua paternitร  in ogni cosa che ci attende. Questo รจ il cibo che non perisce, che spezza finalmente la verga dellโ€™ansia, vera aguzzina che ci frustra dal mattino alla sera.

Vivere nella fede รจ unโ€™altra chiave di esistenza e dona unโ€™altra qualitร  di vita.

Passiamo โ€œallโ€™altra rivaโ€: dal guardare al cibo che mangiamo a contemplare la mano che ce lo dona, e crediamo che quella mano รจ generosa e sapiente.


Commento di don Luciano Condina

Fonte – Arcidiocesi di Vercelli