Preghiera contagiosa
L’evangelista Luca, raccontandoci di Gesรน che insegna ai suoi discepoli la preghiera del “Padre”, ci presenta il contesto di questo insegnamento. Sono i discepoli che gli chiedono: “Signore, insegnaci a pregareโฆ”.

Da dove nasce questa richiesta? Perchรฉ vogliono che Gesรน insegni loro “a pregare”? Non gli chiedono di insegnare “le preghiere”, che da buoni ebrei praticanti conoscevano giร . Non sono interessati a formule o riti particolari, ma al “come si prega”.
“Gesรน si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finitoโฆ”. ร cosรฌ che inizia il nostro brano di Vangelo, ed รจ da questo che si comprende la domanda degli apostoli. Vedono Gesรน ritagliarsi uno spazio particolare con Dio, e da questo incontro Egli esce sempre capace di parole e gesti straordinari. Ed รจ proprio sulla croce, nel momento meno “rituale” e fuori dallo spazio “sacro” del Tempio, che Gesรน mostrerร la sua intimitร piรน profonda con Dio, che sente e chiama anche lรฌ “Padre”.
Ricordo bene quando, esattamente 40 anni fa, sono stato a Taizรฉ con i giovani della mia parrocchia. Taizรฉ รจ una comunitร cristiana monastica ecumenica internazionale fondata nel 1940 da Roger Schutz, meglio conosciuto come Frรจre Roger. Ero un diciottenne che si stava avvicinando alla parrocchia e non aveva molta conoscenza della preghiera, se non quanto mi era stato insegnato da piccolo e dal fatto che andavo a messa la domenica. Ero in quella fase della vita in cui non mi bastavano piรน le cose che avevo imparato e cercavo nuovi stimoli per il mio cammino, anche nella vita cristiana.
Ricordo che in quella settimana partecipammo alle varie preghiere in tutte le lingue, con molti canti anch’essi in varie lingue, di cui capivo assai poco. Rimasi colpito dal clima di preghiera e unitร che si respirava anche tra cristiani di altre chiese e tradizioni, provenienti da posti lontani e con i quali era faticoso conversare a causa della diversitร di lingue. Eppure, nel momento della preghiera corale si respirava una profonda fratellanza che poi facilitava anche i momenti successivi della vita del campo, nel quale eravamo in migliaia.
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Non so quali preghiere si facessero, ma sapevo che si pregava, e volevo anch’io imparare quel modo di pregare, perchรฉ rendeva concreto il Vangelo negli atteggiamenti sia durante la preghiera stessa che dopo. E anche il tempo della preghiera, lungo o breve che fosse, era davvero secondario. Tra le esperienze che mi hanno portato successivamente a entrare in seminario c’รจ sicuramente quella di Taizรฉ, perchรฉ sento che proprio in quei momenti, tra canti, salmi e fraternitร , ho imparato molto a pregare.
Gesรน, alla domanda “insegnaci a pregare” posta dai suoi discepoli, non insegna una formula, ma indica una direzione, indica il volto di Dio. La prima parola รจ “Padre”. La preghiera รจ sentire Dio non come un irraggiungibile assoluto fuori dal mondo e dalla storia, giudice implacabile e da temere, ma รจ sentire con la mente e il cuore che Dio รจ “Padre”, cioรจ colui che ci ama incondizionatamente, proprio come fa un genitore con i propri figli. E con questo Dio Padre si puรฒ comunicare.
Ogni preghiera che facciamo e ogni rito che svolgiamo, antico o nuovo, breve o lungo che sia, serve per condurci a sentire Dio come Padre e a sentirci tutti noi come fratelli e sorelle uniti in un mondo di pace.
E allora mi pongo una domanda, e questa domanda la estendo alla mia assemblea con la quale celebro il rito della messa: quando prego, si avverte questa intimitร con Dio? Quando la comunitร si raduna, recita le preghiere e canta, testimonia un vero incontro con Dio e tra le persone? Chi ci vede pregare e poi vivere insieme dopo aver pregato, viene toccato nel cuore e sente il desiderio di partecipare a questo incontro speciale con Dio? In chi ci vede pregare, nasce la domanda: “Insegnaci a pregare”?
Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)
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