don Giovanni Berti (don Gioba) – Commento al Vangelo del 16 Aprile 2023

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Trailer pasquale

I trailer sono quei video brevissimi della durata di pochi minuti o qualche secondo che anticipano l’uscita di un film al cinema. Questi brevi spot che si vedono in tv e sulle piattaforme digitali, avendo lo scopo di invogliare ad andare a vedere tutto il film, ne anticipano le scene principali, ci dicono quelli che saranno gli attori e anche in che modo si comporteranno, dando qualche indizio su come sarà la trama, ma con l’avvertenza di non svelarla tutta. Ci sono dei trailer che sono dei piccoli capolavori nel creare attesa per il film in uscita e spesso ne hanno contribuito al successo.

la vignetta di don Giovanni Berti

Che ci facciamo noi cristiani in chiesa la domenica? Perché ci è stato insegnato che è così importante per noi la domenica, e trovarci insieme in questo giorno a celebrare la messa?

In qualche modo per noi discepoli di Gesù oggi, la messa domenicale è una sorta di “trailer” degli avvenimenti di Gesù, della sua Pasqua, sia guardando al passato, a quello che è già avvenuto, sia guardando al futuro, cioè alla Pasqua eterna in cielo. Forse può essere un accostamento un po’ irriverente quello della messa domenicale con il trailer cinematografico, ma è con questo paragone che cerco di spiegare a me stesso, che amo sia la messa che il cinema, il senso della domenica cristiana.

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Il Vangelo di questa domenica ci da un indizio fondamentale del significato fondamentale per i cristiani riguardo la domenica. “La sera di quel giorno…”, quello della resurrezione di Gesù, è proprio il giorno dopo il sabato, che da allora in poi è il giorno di riferimento per la comunità dei discepoli, è il giorno proprio dei cristiani. Tutti gli evangelisti rimarcano che quel giorno è stato scelto fin da subito per ritrovarsi per fare esperienza comunitaria della resurrezione. Giovanni ci dice che i discepoli sono nel cenacolo, il luogo del loro ritrovo con Gesù per l’ultima cena, sia la sera della resurrezione che otto giorni dopo, e in quei giorni sperimentano che Gesù vivente è con loro, in mezzo a loro. La domenica è dunque il giorno di Gesù Signore.

Gesù viene a porte chiuse e sta in mezzo a loro. Con questo modo particolare di raccontare l’evangelista non ci vuole parlare di una magia di Gesù che si teletrasporta come in un film di Star Trek, ma semplicemente che Gesù è percepito vivente, e viene visto non come un fantasma alla maniera di Ghostbusters, e non è una presenza inconsistente e paurosa che parla di morte, ma esattamente il contrario.

Gesù viene in mezzo loro e dona pace a questa piccola comunità. È proprio questo dono di pace ad essere più volte più volte proclamato nella messa che celebriamo la domenica: “Pace a voi…”. E insieme alla pace vengono donati il perdono e la riconciliazione, con quel clima di gioia profonda che è fondamentale nella comunità cristiana. I discepoli gioiscono nel vedere vivo il loro Signore, amico e maestro.

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Non sappiamo esattamente in che modo lo videro, perché la loro esperienza fu davvero unica. Da li in poi tutti quelli che sono venuti dopo di loro hanno fatto l’esperienza di Gesù vivente in modo diverso, ma sempre vero proprio nella preghiera domenicale dell’Eucarestia. Le parole di Gesù risorto dette a Tommaso, “beati quelli che non hanno visto e hanno creduto”, sono per i cristiani di ogni epoca e per noi, che non abbiamo mai visto Gesù prima della sua morte e resurrezione, ma con la fede possiamo sentirlo vivo anche oggi.

Ed ecco il paragone che mi è venuto con i trailer cinematografici. Sento che quel che viviamo oggi nella preghiera domenicale è proprio come un trailer che ci invita ad aderire alla vita di Gesù dandoci un assaggio della sua presenza e della sua storia viva. La preghiera domenicale in comunità anticipa anche quello che sarà l’incontro definitivo alla fine della storia, quando saremo tutti eternamente viventi nel Signore vivente per l’eternità.

Se non vivessi mai la domenica con gli altri fratelli e sorelle di fede, se non vivessi con loro la celebrazione della sua parola con i gesti dell’ultima cena ripetuti come è stato fin dall’inizio, rischierei davvero di perdere la curiosità e il desiderio di incontrare Gesù vivo, riducendolo forse ad un personaggio del passato e basta, e rischierei davvero di dimenticare “il film vero” della sua storia dentro la mia storia e dentro la storia del mondo.

Se Tommaso ha in qualche modo preteso di fare anche lui la stessa esperienza dei suoi amici, anche io devo fare la mia esperienza, anche se ovviamente diversa da quella di quei primissimi amici, ma non meno vera!

Ho bisogno davvero di sperimentare qualcosa di Gesù in modo che la mia fede non sia solo frutto di un convincimento razionale ma qualcosa che nasce dal di dentro, dall’esperienza di gioia e dell’incontro vivo.

Forse tante nostre assemblee domenicali non sono un granché come trailer della Pasqua di Gesù, e le tante assenze di attori (cioè noi) rendono la storia di Gesù un po’ debole e con poco appeal…

Ma meno male che ogni domenica (e poi di riflesso anche ogni giorno) ci viene rifatto l’invito come a Tommaso: “vieni, tocca, sperimenta…!”, e così anche noi possiamo dire non solo con le labbra ma con il cuore “Mio Signore e mio Dio!”. E il film di Gesù ricomincia…

Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)