È una fresca alba dell’autunno romano, le foglie dorate degli alberi lungo il Tevere lasciano intravedere la cupola di San Pietro e parlano di una bellezza bella fino all’ultimo momento prima di morire.
Il cardinale Giuseppe Silvani ha fatto un lungo sogno. È l’ultimo giorno prima del conclave. È stato come parlare con Dio tutta la notte. Al punto che si domanda se ha sognato o ha pregato. Una nuova luce, un nuovo coraggio, che prima non c’era, gli tocca il cuore. La grazia della nuova chiamata: Quo vadis, domine?
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Articolo aggiornato il 9 Novembre 2020 21:33
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