TI DA GIOIA SERVIRE IL SIGNORE?
Certo che ad ascoltare Gesรน enunciare le caratteristiche del regno di Dio con le sue esigenze, ci si sente quasi sempre lontani anni luce dal poter vivere realmente quello che ci presenta. Forse anche per questo il vangelo ci ricorda che un giorno, quelli che vissero piรน vicini al Signore, gli chiesero accoratamente: accresci in noi la fede. Molto probabilmente sintomo di qualcosa di molto simile che essi sperimentavano nellโascoltare Gesรน.
La sua risposta perรฒ รจ davvero sorprendente: se aveste fede quanto un granello di senapeโฆ Ancora una volta il granello di senape. Ma se Gesรน risponde cosรฌ, sembrerebbe quasi prendersi gioco della richiesta di chi sente di mancare di fede. Se aveste: come dire, โguardate che forse non ne avete per niente di fedeโ o perlomeno ne avete meno di un granello. E allora cosโรจ la fede?
Il prosieguo delle parole del maestro รจ inequivocabile: la fede รจ qualcosa che ti fa entrare nel mondo dellโimpossibile. ร qualcosa che ti fa affidare pienamente a una persona che chiamiamo Dio, che ha un disegno su di noi da conoscere e calcolare sulle sue possibilitร , non sulle nostre.
Di primo acchito parrebbe anche che le parole successive non abbiano niente a che fare con questa risposta di Gesรน. Il Signore invita i suoi discepoli a un atteggiamento fondamentale di fronte alla sua chiamata a seguirlo. E ancora una volta lo fa in maniera sorprendente.
Dalla piccola parabola sembrerebbe addirittura emergere la figura di un Dio padrone incontentabile, che pretende sempre e sorveglia sospettosamente i suoi sottoposti, senza sentirsi in dovere per il loro servizio. Ma le cose stanno davvero cosรฌ? O Gesรน ce la racconta dentro un orizzonte diverso?
Di certo la parabola, piรน che voler presentare la condotta di Dio verso i suoi servitori, vuole proporre ai discepoli di ogni tempo come deve essere la loro disponibilitร a servire Dio. Qui cโรจ il cuore del messaggio evangelico. La disponibilitร del discepolo deve essere totale, senza speculazioni, senza calcoli.
Il cristiano si guardi dallโentrare al servizio del Signore con lo spirito dello stipendiato. Non sarebbe diverso dallโuomo mosso dalla sua religiositร โnaturaleโ: faccio qualcosa per Dio perchรฉ faccia altrettanto a me. Faccio da bravo ma Lui mi premi. Do ut des. ร la candela che si accende a lui (o a un suo santo) prima dellโesame.
A dire il vero in chiesa ci sono tanti servitori di Dio (ma davvero lo sono?) che ti fanno โrespirareโ proprio una relazione di questo tipo. E non รจ proprio una bella aria che si respira. Come se essi avessero stipulato un contratto per le loro prestazioni di servizio e obbedienza.
Purtroppo sono coloro che non rendono credibile il Signore e le meraviglie del suo vangelo. Sono come il figlio maggiore della parabola del Padre misericordioso o, meglio ancora, come gli operai della prima ora della parabola dei lavoratori nella vigna.
Gesรน invece desidera e ci dona di entrare in relazione filiale dโamore con Colui che ci ha donato di chiamare โPadre nostroโ nella preghiera. Se vivo cosรฌ la mia vita con il Signore, lo servo con spirito completamente diverso. Sarรฒ contento e pieno di gratitudine nella mia disponibilitร . E non accamperรฒ diritti verso il Signore perchรฉ sono al suo servizio.
Allora la chiamata a diventare suo discepolo diventa per sรฉ stessa sorgente di gioia. Se vivo cosรฌ la mia fede, non ho bisogno nรฉ di vantarmene nรฉ di fare confronti.
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Perciรฒ si puรฒ sicuramente comprendere perchรฉ, dopo aver fatto la sua volontร , Gesรน invita a dire soltanto: siamo servi inutili. Che non vuol dire che non si fa niente di utile o che ci si deve sminuire in quello che si fa, ma che abbiamo solo scoperto che essere servitori del Signore รจ una gioia indicibile.
AUTORE: d. Giacomo Falco Brini
FONTE: PREDICATELO SUI TETTI
