don Franco Scarmoncin – Commento al Vangelo di domenica 4 Settembre 2022

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      1° Lettura

 

– La pagina di oggi è tratta dal libro della Sapienza

scritto probabilmente verso il 200 a.C.

La pagina di oggi

è una preghiera per chiedere a Dio la sapienza.

 

Sapienza non è da non confondere

con la conoscenza di tante cose,

con l’intelligenza,

con la cultura…

Sapienza è un dono di Dio.

 

– Chi sta scrivendo è un uomo di grande cultura:

conosce la scienza, l’aritmetica,

la fisica e l’astronomia,

il comportamento degli animali, ecc…

ma sente il bisogno della “sapienza”

che viene da Dio.

 

– Cosa si intende per “sapienza”?

         Riuscire a dare una risposta

         ai grandi interrogativi della vita:

         quale sia il posto della religione nella vita,        

         tenere le giuste le relazioni umane

         e con la famiglia

         individuare il nostro ruolo sociale,

         conoscere il senso della vita,

         il perché del dolore,

         capire quale sia il valore da dare al denaro,  

         che cosa è bene e che cosa è male,

         quali siano le scelte giuste da fare

         ecc…

– L’uomo per darsi una risposta

ha bisogno di una sapienza

che non è semplicemente cultura,

ma di quanto può venirgli da Dio.

 

Ogni altra risposta ai nostri interrogativi

risente dei condizionamenti,

dei fattori educativi, religiosi,

della tradizione o della pubblicità,

quello che dice la gente…

e dei limiti a cui siamo soggetti…

per cui siamo forviati

e facilmente portati a fare scelte errate

se Dio non comunica la sua sapienza.

 

Il libro non ci dice che cosa sia “sapienza”,

in che cosa consista

o quali siano le sue caratteristiche;

oppure che cosa sia necessario fare

per avere la sapienza di Dio…

Bisognerà arrivare  conoscere Gesù,

Sapienza e Parola di Dio,

per intuire in che cosa consista la sapienza

di cui si parla in questo libro dell’A.T.

 

– Il collegamento con la pagina del Vangelo

sta nelle parole di Gesù

che parla di sapienza,

di scelte sapienti e meditate

prima di essere decise:

se fare una casa,

o dichiarare una guerra

se conviene seguirlo totalmente,

oppure no…

 

         VANGELO

 

– Mentre sta camminando verso Gerusalemme

a Gesù sorge un dubbio:

         Forse qualcuno sta seguendolo

         pensando di ricavarne qualche vantaggio

         in un prossimo futuro… ?!

 

– Allora si gira,

e pensa bene di ribadire alcuni punti;

non è la prima volta che lo fa

e non sarà neppure l’ultima.

         Dice:

“Chi continua a seguirmi, deve:”

 

         1°

rinunciare alla famiglia

deve avere forza e coraggio anche

a tagliare ogni legame famigliare

e con le persone care;

 

N.B.

Ci sono evidentemente delle sfumature

e possibilità diverse

in questo seguire Gesù

e nella conseguente rinuncia alla famiglia.

Non è un obbligo:

se qualcuno intende seguire Gesù…

sappia che …

… un conto è seguire Gesù giorno e notte

e fare della propria vita,

una vita spesa per la sua causa

e allora non c’è più famiglia,

né persone care, né interessi…

Le persone care saranno quelle che la missione

ti metterà davanti da amare.

Diversamente

invece se seguire Gesù

volesse significare solo

andare a Messa alla domenica…

non è più necessario lasciare la famiglia

o i figli.

C’è tutta una gamma di possibilità

nel seguire Gesù e il suo messaggio

e di conseguenza avere una famiglia

e mantenerla…

non va in contrasto con quanto ci chiede Gesù.

 

In altre parole:

ci sono vari modi, stadi, possibilità, sfumature

nella scelta di seguire Gesù:

la forma più comune è quella del battezzato

che cerca di vivere la sua fede e la carità

in maniera spontanea, libera,

come la sua natura gli permetterà di fare…

 

un’altra maniera è la scelta radicale per Gesù:

lasciare tutto, lavoro e famiglia

e vivere al servizio delle persone,

per aiutare chi è in difficoltà, i poveri…

fino a rinunciare a tutto… anche alla vita…

 

tra queste due scelte di minima e di massima

si collocano tutte le nostre scelte cristiane.

Niente è obbligatorio

e tutto è facoltativo e libero.

 

 

         2°

portare la croce;

significa: servire,

mettersi a disposizione degli altri;

e in particolare di chi ha più bisogno.

La comunità cristiana

è una comunità in servizio e a servizio

non di Dio,

ma dei poveri.

 

         3°

rinunciare ai propri averi.

Il servizio a Gesù e ai poveri

lo si può fare solo se si è poveri;

nel senso che si è liberi da impedimenti,

da impegni, da legami…

Non ci si può portare dietro nulla

e non si può avere a cuore affari, impegni,

interessi economici o altro.

 

La testimonianza della povertà poi

è condizione indispensabile

perché la nostra predicazione sia efficace

e credibile.

 

 

Conclusione di Gesù:

         “Se qualcuno vuole continuare a seguirmi,

         deve pensarci bene;

         come farebbe un padrone

         prima di costruirsi un castello o una casa

         o un re prima di dichiarare una guerra… “

         Non si decide una cosa importante

         a cuor leggero e senza aver riflettuto a lungo.

 

Credo che sotto questo aspetto

come Chiesa e comunità cristiane

siamo molto carenti.

Abbiamo troppa poca fede

per rinunciare ai mezzi umani

e abbiamo troppa fiducia in noi stessi

per avere fede in Dio.

E il risultato è quello che abbiamo davanti

tutte le domeniche:

i super-mercati pieni

e le chiese vuote.

Fonte