HomeVangelo della Domenicadon Francesco Pedrazzi - Commento al Vangelo di domenica 7 Aprile 2024

don Francesco Pedrazzi – Commento al Vangelo di domenica 7 Aprile 2024

Commento al brano del Vangelo di: Gv 20, 19-31

L’appuntamento imperdibile

«Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa… Venne Gesù…».

Secondo il tipico computo ebraico, «otto giorni dopo» vuol dire “dopo sette giorni”, “una settimana dopo”. Gesù era risorto «il primo giorno dopo il sabato», che i Romani chiamavano “giorno del Sole” (ancora oggi per gli inglesi: “Sunday”). Per gli Ebrei il giorno più importante della settimana era il sabato, in cui si celebrava lo Shabbat, la “festa del riposo” in ricordo del settimo giorno della creazione. Per i cristiani il giorno più importante diventa il giorno della risurrezione di Gesù, che ben presto viene chiamato “Dies Dominicus” o “Dies Domini”, “DOMENICA”, cioè “Giorno del Signore”. È il giorno più importante, non solo perché è quello in cui Gesù è risorto da morte, ma altresì perché Egli stesso lo ha “scelto” e “santificato” apparendo nuovamente di domenica ai discepoli riuniti, compreso Tommaso, che era assente alla prima apparizione.

In questo modo, il Signore Gesù ha voluto farci capire che c’è un appuntamento imperdibile con Lui nel “suo giorno”: la domenica (che inizia, dal punto di vista liturgico, con i vespri del sabato).

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Già gli Atti degli Apostoli troviamo san Paolo che si riunisce con i suoi per «spezzare il pane», cioè per la santa Eucaristia, «il primo giorno della settimana» (At 20,27). Di fatto, i cristiani diverranno per definizione, “quelli che si riuniscono la domenica”. Ne va della loro stessa identità, a tal punto che, all’inizio del IV secolo, 49 cristiani vennero condannati a morte in Abitinia (Tunisia), perché si erano rifiutati di sottostare all’ordine dell’imperatore che proibiva di riunirsi per l’Eucaristia! Celebre fu la risposta di Emerito, uno degli imputati: “Sine Dominico non possumus“, cioè: “Non possiamo vivere senza la Domenica”, cioè senza partecipare alla santa Messa di domenica. Preferirono morire piuttosto che “saltare” la Messa, perché avevano compreso che era meglio perdere la vita piuttosto che la “grazia di Dio” e la sua benedizione. «La tua grazia – dice il salmista – vale più della vita!» (Sal 64,3).

E noi? Che posto diamo alla “grazia di Dio”, alla sua benedizione, al suo amore? È anche per noi la Messa domenicale è un appuntamento imperdibile? (…oppure gli appuntamenti imperdibili sono altri: il match della squadra del cuore, il tour all’iper, ecc.).

La domenica Gesù “convoca” ogni battezzato, ma quanti accettano con gioia il suo invito e quanti lo rifiutano perché evidentemente pensano di avere di meglio da fare? (cfr. Lc 14,15-20; Mt 22,14; Ap 19,9). La benedizione di Dio non è forse il bene più grande che non dovrebbe MAI mancare a noi e ai nostri cari? E come potrà Dio benedirci se quando “appare in mezzo ai suoi” la domenica noi e i nostri familiari siamo altrove?  

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Non resta, perciò, che augurare: buon Giorno del Signore e buona Festa della Divina Misericordia!

Fonte

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