don Francesco Pedrazzi – Commento al Vangelo di domenica 30 Aprile 2023

Pecore e pastori 

Abbiamo tutti a volte la tendenza ad essere “PECORE”. Ci sono momenti in cui abbiamo bisogno di lasciarci guidare da altre persone, di accordare loro il ruolo di “pastori”, perché il cammino si fa incerto e non sappiamo dove dirigere i nostri passi. E allora ci affidiamo ad altri, sperando che ne sappiano più di noi. 

D’altra parte, in altre occasioni c’è una tendenza ad atteggiarci daPASTORI”, cioè da “guide” di altre persone, anche perché la vita stessa ci assegna questo ruolo, in quanto genitori, insegnanti, educatori, amministratori… 

Il vangelo di oggi ci rivela una verità importantissima che riguarda il nostro essere “pecore” e “pastori”. È l’inizio del celebre discorso in cui Gesù si definisce «il buon pastore». Troviamo qui la metafora della “porta”. Gesù dice: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore».

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Cos’è questa PORTA? È Gesù stesso: «Io sono la porta delle pecore».

Questo vuol dire che per noi cristiani c’è un solo autentico pastore, Gesù Cristo. Uno solo è colui che può guidarci con sicurezza, per due ragioni: perché Lui soltanto conosce in profondità la verità dell’uomo e del mondo e perché gli stanno veramente a cuore le sue pecorelle e sacrifica la sua vita per loro. 

Questo non vuol dire che altre persone non possano svolgere il ruolo di “pastori”, cioè di guide e custodi, ma sono veri pastori, e non «mercenari», solo se entrano per la porta, cioè se camminano secondo l’insegnamento di Gesù, che si riassume nell’amare con pazienza e misericordia, giustizia e compassione, mettendo sempre al centro il bene delle persone e non gli interessi personali

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Non è un caso che questo brano sia collocato dopo la disputa con i capi del popolo riguardo la guarigione del cieco nato: essi dimostrano di essere falsi pastori, perché privi di amore e compassione: a loro stava a cuore l’osservanza esteriore delle regole e non il bene reale delle persone.

In quanto pecore, non fidiamoci mai di pastori legalisti, bravi a sentenziare ma senza amore nel cuore. In quanto pastori, imitiamo il “buon” pastore e chiediamo la grazia di poterci sacrificare con pazienza e misericordia per le nostre pecorelle. Amen.

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