don Francesco Pedrazzi – Commento al Vangelo del 29 Ottobre 2021

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UN UOMO COME NESSUN ALTRO

Affermare che Gesù è vero Dio, vuol dire credere che solo in Lui posso capire chi sono e qual è il senso della mia vita 

Nella prima lettura di oggi san Paolo esprime tutto il suo dolore per i suoi fratelli Israeliti che non hanno riconosciuto in Gesù il Messia e il «Dio benedetto nei secoli». Quest’ultima espressione della Lettera ai Romani è tra le affermazioni più solenni ed esplicite della divinità di Cristo nel Nuovo Testamento.

Purtroppo, anche in ambito cattolico, si assiste oggi a un arianesimo di ritorno, che evita volutamente di parlare della natura divina di Gesù o arriva a negarla esplicitamente, come nel caso dei Testimoni di Geova, che per questa ragione non possono essere considerati cristiani. La cosa che più rattrista è che questi ultimi stravolgono la traduzione di questo e altri passi della Scrittura, come ad esempio l’inizio del prologo di Giovanni, pur di sostenere che Gesù non è Dio.

Credere che il Creatore del mondo ha preso una forma umana, in un preciso momento della storia, è probabilmente l’affermazione più “clamorosa” che sia mai stata fatta su Dio. Se uno si sofferma a rifletterci sopra prova un senso di vertigini, come quando si guarda osserva il panorama dalla vetta di un’altissima montagna.

Gesù di Nazareth, che oggi il vangelo presenta nella casa di un fariseo, «invitato per pranzare», un’azione del tutto ordinaria, è – come dice un celebre canto – «un uomo come tanti altri» e al contempo «un uomo come nessun altro».

Affermare che Gesù è vero Dio ha delle conseguenze decisive sul piano filosofico, teologico, antropologico e spirituale. Significa che Egli è la chiave per capire chi è l’uomo e il senso della sua esistenza. Vuol dire credere che solo in Gesù Cristo posso capire chi sono e qual è il senso della mia vita!

Nel Vangelo sono principalmente i farisei e i capi del popolo che si rifiutano di credere alla divinità di Cristo, anzi che considerano questa affermazione una bestemmia. Il loro problema è che si mettono al posto di Dio, perché si credono dotti e sapienti, mentre – dice Gesù –  solo ai piccoli, agli umili, il Padre ha rivelato i segreti sublimi del suo Regno (cf Lc 10,21).

Viene in mente l’epilogo della vita di Napoleone Bonaparte, uno che si credeva un dio in terra, ma che negli ultimi anni, quando venne confinato nella sperduta isola di Sant’Elena, trovò la fede in Gesù. Racconta al riguardo il Cardinale Angelo Comastri:

«[Nell’Isola] si sgonfiò il pallone dell’orgoglio e si riavvicinò a Gesù in maniera sorprendente…». «Chi contrastava Napoleone era il generale Bertrand [che diceva]: «Ma lei come fa a credere che l’essere supremo abbia preso la forma umana e che si sia mostrato agli uomini con un volto simile a noi. Per me era soltanto un uomo». L’Imperatore gli rispose: «Io conosco gli uomini e le dico che Gesù non era soltanto un uomo. Tra il Cristianesimo e le altre religioni c’è una distanza che vale come l’infinito: i fondatori delle altre religioni non hanno niente di divino, vedo tra loro e me tanti punti di contatto tra genio e difetti. Ma non si può dire lo stesso di Cristo: il suo spirito mi supera, Gesù è unico. Nella storia io ho cercato qualcuno che rassomigliasse a Lui ma non l’ho mai trovato, tra Gesù e tutti gli altri c’è la distanza dell’infinito».

O Maria, Madre di Dio, rafforza la nostra fede nella divinità del tuo Figlio Gesù, perché viviamo con Lui, in Lui e per Lui tutta la nostra vita. Amen!

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