don Domenico Bruno – Commento al Vangelo del 11 Settembre 2023

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Il Vangelo di oggi ci colloca nello spazio e nel tempo sacro di ogni ebreo, la sinagoga e il giorno di sabato. L’uomo religioso, rappresentato dagli scribi e dai farisei, preferisce seguire “cosa fare” piuttosto che scegliere la Vita vera.

È proprio nella sinagoga che si trova «un uomo che aveva la mano destra paralizzata», inaridita. La mano è l’arto che ci permette di svolgere gran parte delle funzioni del nostro corpo: lavorare, operare, incontrare, aiutare… ma, la «mano paralizzata» è simbolo di un arto senza vita, uno strumento che è bloccato da qualcosa che non permette di fare la cosa giusta.

La mano, in questo brano del Vangelo di Luca, è simbolo di tutto ciò che blocca la nostra vita di figli, ovvero situazioni, dinamiche, scelte, che non sempre ci rendono persone libere… e libere di amare. La storia della salvezza inizia con il gesto di una mano che prende, provocando la prima rottura della relazione tra Dio e l’uomo. Pertanto, lo scopo della vita del cristiano non è prendere, possedere, bensì accogliere, donare, servire, perché è nella misura in cui si accoglie che si sta già donando.

Nella sinagoga e in giorno di sabato, oltrepassando i limiti della religione per aprirci alla fede come relazione di fiducia e affidamento al Padre, Gesù libera la mano paralizzata rendendo l’uomo abile di amare qualcuno.

La buona notizia suona oggi come una chiamata alla tensione, a tendere i nostri pensieri e i nostri sentimenti alla Luce, lasciando che lo Spirito Santo li guarisca, li trasformi, in ogni spazio e tempo della nostra vita.

Cosa ti paralizza nello slancio cristiano che Dio si aspetta da te?

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