Don Claudio offre un commento sulle letture liturgiche della Terza Domenica di Avvento, tradizionalmente nota come la domenica della gioia. La riflessione si concentra principalmente sulla figura di Giovanni Battista, il precursore di Gesù, e sul suo drammatico episodio di prigionia sotto Erode Antipa.
Viene esaminato il suo dubbio su Gesù come Messia, al quale Cristo risponde elencando i miracoli di guarigione che rappresentano il compimento delle profezie di Isaia, qui citato come testo apocalittico che rivela un progetto di nuova creazione.
Il commento incoraggia i fedeli alla costanza nell’attesa del Signore, come esortato dall’Apostolo Giacomo, sottolineando che la vera grandezza risiede nell’accogliere il regno di Dio che trasforma la vita.
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Trascrizione generata automaticamente da Youtube e rivista tramite IA.
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Anche la terza domenica di Avvento ci ripropone il personaggio di Giovanni Battista, il precursore del Messia, colui che ha annunciato l’imminente venuta del Salvatore. In questo anno che abbiamo appena iniziato, la scelta della liturgia privilegia l’evangelista Matteo. E da questo testo ascoltiamo, al capitolo 11, un episodio drammatico in cui Giovanni Battista è protagonista, ma attraverso dei suoi discepoli messaggeri, perché è stato arrestato e messo in prigione da Erode Antipa. Gesù iniziò il suo ministero pubblico dopo l’arresto di Giovanni, quasi per non fargli concorrenza, oppure per sottolineare come egli prendeva il posto di quel profeta. E la sorte violenta subita da Giovanni è profezia del dramma che capiterà anche al Messia, Gesù. Giovanni Battista ha predicato la verità, ha avuto il coraggio di opporsi ai potenti, di rimproverare Antipa, che era tetrarca di Galilea e dell’Oltre Giordano. Lo ha rimproverato perché il suo non era un matrimonio ma una unione adultera, e la consorte di Antipa non gliel’ha perdonato. Tanto ha fatto che ha costretto il re ad arrestare il profeta.
E Giovanni è tenuto prigioniero nella fortezza di Macheronte, nel deserto al di là del Mar Morto. Sente parlare di Gesù, ma si domanda: è davvero lui il Messia? Se Gesù è il Salvatore, perché questo prepotente continua ad avere la meglio? Il santo profeta di Dio viene arrestato, tenuto in prigione, e il delinquente governa e se la gode? “Sei davvero tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettarne un altro?” Gli amici di Giovanni fanno questa domanda a Gesù, e Gesù li invita a riferire quello che hanno visto. Hanno visto dei miracoli di guarigione, hanno visto delle persone handicappate riabilitate. I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano. Ai poveri è annunciato il Vangelo. Bella notizia che è il Vangelo: cambia la vita, guarisce la sordità, apre gli occhi ai ciechi, dà la capacità di camminare ai paralitici, riammette nella società i lebrosi, dà vita ai… [fo]rmato in tal senso.
Ma quando si parla di genere apocalittico, si intende un testo letterario che rivela il progetto di Dio. E il progetto di Dio non è di distruzione, ma di nuova creazione. L’elenco delle guarigioni che Gesù ha proposto come un segno per il Battista sono presi proprio da questo testo di Isaia che propone una grande immagine di cambiamento: il deserto fiorisce, la steppa diventa un giardino. Lo splendore del Carmelo è dato al deserto. Il Carmelo è una montagna, un promontorio nel nord di Israele che si protende nel Mar Mediterraneo, ed è una montagna dalla vegetazione lussureggiante, un autentico giardino. Il deserto fiorisce come il Carmelo. Ma l’immagine del deserto che fiorisce intende parlare delle persone che sono diventate aride, secche, hanno le mani fiacche, le ginocchia vacillanti. Sono le persone ad avere il cuore smarrito. C’è un deserto dell’anima che deve rifiorire. A queste persone, cioè a tutti, il profeta annuncia: “Coraggio, non temete; ecco il vostro Dio, giunge la rivendicazione del vostro diritto, cioè la ricompensa divina. Dio viene a salvarvi. Allora si apriranno gli occhi dei ciechi, allora si schiuderanno le orecchie dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo.”
Allora, nel futuro, dice il profeta, e quello che avviene durante la vita di Gesù è il compimento di queste parole profetiche, e diventa il segno di ciò che ha compiuto il Messia, Dio che viene a visitare il suo popolo. “Non lasciatevi cadere le braccia! Coraggio, il Signore viene a salvarvi!” “Vieni Signore a salvarci”. Lo diciamo insieme al Salmo 145, che fa l’elenco delle opere del Signore, riprendendo ancora una volta l’elenco di immagini di guarigioni: ridona la vista ai ciechi, rialza chi è caduto, protegge i forestieri. Abbiamo bisogno, nei nostri limiti, nei nostri difetti, nei nostri peccati, che il Signore venga a salvarci. Questa è la gioia. La terza domenica di Avvento è tradizionalmente considerata la domenica della gioia, e la gioia è questa presenza del Signore che cambia in meglio la nostra vita.
L’apostolo Giacomo, nella seconda lettura, ci invita alla costanza. E il cambiamento non avviene da un momento all’altro. Guardate il contadino: aspetta il prezioso frutto della terra. Aspetta tanti mesi da quando ha seminato prima di poter raccogliere. Aspetta che la terra riceva le piogge d’autunno e poi quelle di primavera. Anche voi siate costanti. Aspettate con pazienza che il Signore venga. Il Signore viene e sta cambiando la nostra vita. La venuta del Signore è vicina e a portata di mano, non perché siamo quasi a Natale, ma perché è sempre così: è vicino a noi e ci dà questa possibilità di cambiamento. Ma voi impegnatevi e non vi stancate. Non lasciatevi cadere le braccia, non abbandonate l’impresa, non lamentatevi. Sopportate con costanza, come hanno fatto i profeti, come ha fatto Giovanni Battista. Gesù è il Messia, anche se noi siamo ancora nei guai. Lavoriamo per venirne fuori seguendo la sua strada. La sua è la via Santa. Il modo di Gesù è quello che trasforma il deserto in un giardino.
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