Ognuno di noi, fin dalle prime battute della sua vita porta in cuore un forte desiderio di un luogo dove riconoscersi, di una casa dove ritrovarsi. E questo luogo e questa casa sono cercati nei modi piรน disparati. La Parola di oggi ci annuncia un luogo e una casa particolari. Questo luogo e questa casa sono una relazione tutta particolare che a noi era preclusa: il Padre.
Io sono la via. Questa parola di Gesรน viene a fare memoria per ciascuno di noi che la nostra esistenza non รจ un vagabondare. La via suggerisce lโesistenza di una meta. Quale meta? Lo aveva appena detto prima di questo brano: vado a prepararvi un posto. Davanti a noi, nel futuro, cโรจ un altrove, cโรจ un luogo dove dimorare. Perciรฒ, continua Gesรน, non abbiate timore.
Mi chiedo: dove va la mia vita? Verso cosa รจ incamminata? Quale speranza la abita, la attraversa? Che cosa detta ritmi e motivi per continuare a camminare?
Io sono la via. La via verso dove? Non ci interessa sapere dove abiti fisicamente, ma quale sia la dimora del suo cuore. Non sempre dimora fisica e dimora del cuore coincidono. Senzโaltro Gesรน รจ venuto a porre la sua dimora in mezzo a noi. Eppure tutta la sua vicenda ci parla di un altrove. E questo altrove รจ la relazione con il Padre.
Mostraci il Padre e ci basta, chiede Filippo di cui oggi facciamo memoria.
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Il vangelo ci attesta che Dio per primo ha nostalgia di noi e ci vuole con sรฉ nella sua dimora. Un Dio che non sa immaginarsi senza di noi: ritornerรฒ e vi prenderรฒ con me, perchรฉ siate anche voi dove sono io. Il suo luogo diventa il nostro luogo nella misura in cui la sua via diventa la nostra.
Del luogo dove io vado, voi conoscete la via. Non รจ tanto una questione di spostamento esteriore, ma di entrare sempre piรน in lui o meglio lasciarsi abitare sempre piรน da lui. Se questo accade, camminiamo pur rimanendo sempre nello stesso luogo fisico.
Ricordo ancora la testimonianza di una persona gravemente malata: โSai, padre, sono giorni che con il mio corpo non so trovare un posto su cui riposare, mi giro e mi rigiro. Ma dentro ora ho trovato la pace, ho trovato un posto su cui riposare. Il mio posto, su cui riposo, รจ la misericordia di Dioโ.
Gli Atti degli Apostoli ci dicono che i discepoli sono coloro che stanno lungo la via. E questo in un duplice senso: uno che seguono Colui che solo รจ Via al Padre, lโaltro che sono chiamati a stare in cammino. Ne consegue una spiritualitร della strada che traduce in scelte concrete il seguire colui che รจ la Via.
Mostraci il Padre e ci basta!
Filippo desidera conoscere il modo in cui si possa vedere il Padre. A lui Gesรน ribadisce che lโunica immagine disponibile del Dio invisibile (Col 1,15) รจ Gesรน stesso dal momento che Dio nessuno lo ha mai visto, ma il Figlio ce ne ha fatto la narrazione (Gv 1,18). Lโumanitร di Gesรน รจ la piena rivelazione del Padre, per questo puรฒ dire che chi ha visto lui sta giร vedendo il Padre.
La domanda di Filippo, tuttavia, traduce poi uno stato di fatto: mai compiuta la conoscenza di Gesรน se alla vigilia della sua dipartita Filippo avanza ancora una tale richiesta. Lโunica cosa da fare รจ conoscere il Figlio se davvero vogliamo avere accesso al luogo del Padre. Anche perchรฉ il rischio โ da cui neppure Filippo รจ esentato โ รจ quello di attendersi una manifestazione sorprendente e folgorante. Il rischio รจ quello della ricerca di manifestazioni che si impongano esteriormente, mentre la rivelazione del Padre si attuerร in modo pieno nello scandalo della croce. Quello scandalo sarร anche la manifestazione suprema dellโamore del Padre. Scandalo e rivelazione dellโamore coincidono: chi vede me vede il Padre!
AUTORE: don Antonio Savone
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