I giorni appena successivi al Natale mettono a fuoco quello che san Giovanni ha cantato nel suo prologo: โVeniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo, ma le tenebre non lโhanno accoltaโ. Non รจ scontato e non รจ indolore, nella vita di ognuno di noi, far sรฌ che la tenebra ceda il posto alla luce.
La memoria dei Ss. Innocenti mentre mette a tema il grido di dolore che sale a Dio da parte di tanta umanitร , รจ anche un invito a prendere coscienza della propria dimensione di colpevolezza. Nel gioco della vita, infatti, nessuno di noi puรฒ vantare un pedigree di impeccabilitร , nessuno puรฒ pretendere di essere inserito nellโalbo degli innocenti. Ciascuno per la sua parte, abbiamo tutti qualcosa da rimproverarci e di cui chiedere umilmente perdono. ร un inganno, ci ha ripetuto san Giovanni nella sua prima lettera, affermare di essere senza peccato (cfr. 1Gv 1,8). Ben a ragione, il priore di Thibirine, morto ucciso dai musulmani in Algeria insieme ai suoi confratelli, prima di morire aveva scritto nel suo testamento: โLa mia vita non ha piรน valore di unโaltra. Non ne ha neanche meno. In ogni caso, non ha lโinnocenza dellโinfanzia. Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male che, ahimรจ, sembra prevalere nel mondo, e anche di quello che potrebbe colpirmi alla ciecaโ.
Cโรจ qualcosa che la fa da padrone dentro di noi ed รจ la paura, quella che acceca e ci rende complici. Cโรจ un Erode in ciascuno di noi: uno che vive di sospetti, di macchinazioni, di congiure. Quando รจ esso a dominarci, il rischio รจ di non avere piรน cura alcuna della vita di chi ci sta accanto. Erode รจ la personificazione del potere dispotico che non accetta qualcuno che gli stia di fronte: per questo รจ portato ad eliminarlo. O sotto di lui o nulla. Guai, tuttavia, a voler cancellare volti e nomi!
Non poche volte la domanda che da parte dellโuomo sale a Dio รจ un โperchรฉ?โ, quasi a voler far risalire a lui la responsabilitร di quel male che miete vittime innocenti. Tuttavia, da parte di Dio, la risposta รจ la stessa riportata dal libro della Genesi dopo che Caino ha ucciso Abele: โChe hai fatto? Il sangue di tuo fratello grida a meโ (Gen 4,10). La liturgia ci chiede di compiere un passaggio dal disappunto risentito allo sguardo sincero sul nostro cuore. Lo riconosciamo: la distanza che separa lโideale professato (ciรฒ che diciamo di essere) e quello realizzato (ciรฒ che siamo, in realtร ) รจ abissale. La nostra personale ambiguitร risorge come dalle ceneri tutte le volte che qualcuno ci toglie le nostre sicurezze.
Lโombra di morte che abita pure nel nostro cuore puรฒ essere diradata solo se intraprendiamo un serio cammino di conversione che ha la sua prima espressione in piccoli di gesti di condivisione.
- Pubblicitร -
AUTORE: don Antonio Savone
FONTE
CANALE YOUTUBE
TELEGRAM



