In guardia dal rischio di ricercare indicazioni statistiche in base alle quali accontentarsi di stare nella media. ร questo, infatti, il retroterra da cui nasce la domanda di quel tale che chiede a Gesรน se sono pochi quelli che si salvano. Della serie: se non sono pochi, forse cโรจ anche per me qualche possibilitร di scampo; dopo tutto non sono peggiore di tanti altri.
ร piรน forte di noi stabilire criteri di vicinanza e lontananza da Dio convinti come siamo che Dio usi le nostre stesse unitร di misura. Per fortuna non รจ cosรฌ: a ripercorrere il vangelo, infatti, si resta non poco sconcertati nel constatare che, stando a quello che attesta il Signore Gesรน, vicini, talvolta, sono proprio coloro che noi di buon grado definiremmo lontani. Lontani, sรฌ, ma dalla nostra immagine di Dio, non certo da quella che Gesรน ci ha rivelato: vi sono ultimi che saranno primi e vi sono primi che saranno ultimiโฆ Pubblicani e peccatori vi precedonoโฆ Lontananza e vicinanza non si misurano dalle nostre postazioni ma soltanto dal cuore stesso di Dio, il cuore che intravede germogli lร dove, forse, un occhio meno attento avrebbe riconosciuto solo desolazione.
Sarร la sorpresa dellโultimo giorno quando vedremo sedere a mensa quanti, magari, noi abbiamo finito per escludere persino dalle nostre assemblee eucaristiche perchรฉ abbiamo usato una unitร di misura troppo basata sulla ristrettezza di certe nostre vedute che non poche volte va di pari passo con una ristrettezza del cuore.
A quel tale Gesรน propone di andare oltre la formulazione di una domanda astratta tipica delle dispute. Gesรน risponde alla domanda correggendola e portandola su un altro piano. La questione, infatti, non รจ da porre in termini astratti bensรฌ personali: sforzateviโฆ E il verbo greco รจ agonizo, da cui agonia, la lotta estrema che lโuomo ingaggia per strappare la sua vita dalle mani della morte.
Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi ma questo esige da parte dellโuomo una vera e propria lotta da ingaggiare contro tutto ciรฒ che finisce per cristallizzare tanto la vita quanto la fede. Accogliere la gratuitร del dono di Dio si traduce in una esistenza capace di ospitalitร verso ogni uomo vincendo โ attraverso la lotta, appunto โ tutto ciรฒ che esprime solo un criterio egoistico del vivere.
Non casuale mi pare lโannotazione con cui Lc apre il brano evangelico lร dove riporta che Gesรน era in cammino verso Gerusalemme. Come a dire che a salvarci non รจ una pretesa familiaritร con lui o chissร quale frequentazione di riti. A salvarci รจ soltanto la disponibilitร a stare in cammino. Si salva chi accoglie la sfida permanente del cammino, chi vince la tentazione della staticitร che spesso si declina con quellโatteggiamento di sufficienza proprio di chi non si lascia interpellare piรน da nulla e perciรฒ si sente arrivato. Accettare la sfida del cammino, invece, mette a tema il rischio dellโincontro e la possibilitร che nuove domande affiorino nel proprio cuore, di quelle che inquietano e perciรฒ inducono alla scoperta di nuovi itinerari.
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Credente non รจ chi ha fatto della sua fede uno status, un habitus ma chi accetta di arrischiarsi verso la propria Gerusalemme, quel luogo cioรจ, dove non scontata รจ la fede quando la derisione, la sconfitta e persino la morte sembrano smentire quanto finora perseguito o raggiunto.
La porta stretta da attraversare dice la necessitร di farsi piccoli per poter essere trovati idonei al passaggio. Stretta la porta ma non chiusa se non per chi non accetta quel percorso di ridimensionamento che porta a conformare la propria esistenza su quella del Signore Gesรน. Egli stesso, infatti, ha conosciuto sulla sua pelle la necessitร di spogliarsi delle sue prerogative divine insegnandoci che non cโรจ altra via per avere accesso al Regno se non quella del diventare bambini, del farsi piccoli.
AUTORE: don Antonio Savone
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