โSapendo queste cose, siete beati se le mettete in praticaโฆโ
I grandi della storia sono tali perchรฉ hanno vinto su altri portando come trofeo la morte dei loro rivali. Non amiamo forse esibire il successo raggiunto? Dio, invece, vince sottomettendosi e non umiliando mai alcuno.
Quella sera, quando ormai restava ben poco tempo, Gesรน ci prova per lโennesima volta a rovesciare i criteri delle relazioni assumendo volutamente, lui il Signore e il Maestro, il posto e il ruolo del servo della relazione, chiedendo ai discepoli di ogni tempo di non smettere quellโesodo mai compiuto una volta per tutte: dallโamore per la forza alla forza dellโamore.
Stupore, imbarazzo e non poche resistenzeโฆ Questo dovette essere il sentire di quella sera nel Cenacolo. Stupore, imbarazzo e resistenza di fronte al gesto non ovvio di un Maestro che, con un catino in mano e un asciugatoio alla vita, si fa servo dei suoi amici.
Stupore, imbarazzo e resistenza perchรฉ, pur avendo abbandonato tutto per seguirlo, ancora faticavano a comprendere il senso della sua esistenza. Per questo, quella sera, perchรฉ potessero essere preparati a leggere gli eventi tragici del venerdรฌ non come una smentita ma come la manifestazione piena dellโamore, Gesรน, deliberatamente, si era posto ai piedi di ognuno.
In fondo รจ vero: per quanto desideriamo essere amati, cโรจ un limite a tutto. Essere toccati dallโamore fin negli aspetti piรน vulnerabili di noi, conosce non poche resistenze perchรฉ รจ come se ci sentissimo in balia di chi ci ama. Quanta fatica ad essere amati fino a questo punto e a questo prezzo! Ma no, quel gesto di Gesรน non รจ per esercitare un potere sui suoi; non lo compie per svergognare le loro piรน o meno riconosciute fragilitร . ร solo per dire loro che puรฒ avere accesso alla comunione con Dio (comprende, cioรจ, qualcosa di Dio) solo chi gli ha permesso di essere toccato nella sua condizione di limite e di non amabilitร .
Perciรฒ, possiamo non aver paura di venire allo scoperto con i nostri peccati e con i nostri entusiasmi, con le nostre paure come con i nostri slanci.
I gesti che Gesรน compie si collocano allโinterno di una cornice drammatica:ย โColui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagnoโ. Il male lo si contrasta su tuttโaltro terreno di quello verso il quale ci sentiremmo indirizzati. Quando tutto sembra giร irrimediabilmente compromesso, quellโalzarsi da tavola e cingersi un asciugatoio da parte di Gesรน, attesta che cโรจ un altro modo per attraversare il guado dellโoscuritร : imparando a chinarsi. Cosรฌ fece il Signore e il Maestro quella sera; cosรฌ ripete in ogni Eucaristia. Cosรฌ chiede a noi di essere suo prolungamento. Non diversamente.
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La struttura di fondo della vita umana รจ unย essere perโฆ Non รจ lโautoaffermazione a salvarci ma lโentrare nella dinamica del dono. Che cosa sarebbe stata la nostra vita se qualcuno non avesse accettato di essereย perย noi,ย di noi sin dal primo istante della nostra esistenza? Non ci sarebbe stata esistenza. E tuttavia sappiamo quanto ben presto noi finiamo per annientare in noi questa consapevolezza fino a rivendicare diritto di proprietร esclusiva su noi stessi. A volte fino a mortificare lโesistenza.
Dio, invece, sceglie di farsi servo: per farci conoscere che รจ possibile stare nella condizione umana da un altro punto di vista, non mettendo al centro se stesso, ma lโaltro, lโuomo, lโaltro con la sua storia: Giuda,ย Giovanni, Pietro, Tommasoโฆ Cosa significa amare se non riconoscere che il centro di me stesso non รจ in me ma nellโaltro?
Farsi servo: la dismisura dellโamore che puรฒ sorprendere tanto da sentire il bisogno di difendersi. Non รจ facile riconoscere la propria vulnerabilitร :ย Signore, non mi laverai mai i piedi.
Se non ti laverรฒ, non avrai parte con me. Accettare che Dio si metta ai miei piedi manifestando un amore senza infingimenti e senza condizioni. Nasce qui la possibilitร di una vita cristiana, da un amore ricevuto in maniera incondizionata. Finchรฉ non acconsentiremo a che il Signore ci tocchi nella nostra vulnerabilitร non vivremo mai unโesperienza di comunione.
AUTORE: don Antonio Savone
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