Passandoโฆ videโฆ chiamรฒโฆ
La storia dellโuomo, di ogni uomo sotto il cielo, potrebbe essere letta secondo la categoria della chiamata, ne sia consapevole o meno. Non รจ forse cosรฌ per il venire alla luce? Nessuno ha deciso da sรฉ tempi e modi di venire al mondo. E tuttavia, se nessuno ha scelto di venire al mondo perchรฉ Qualcuno ci ha chiamati allโesistenza, รจ altrettanto vero che al mondo non ci si resta se non decidendo di rimanerci e come rimanerci.
Si decide di rimanerci quando si lasciano parlare avvenimenti e incontri (la cui lettura non รจ univoca ma sempre personale), quando si conferisce diritto di parola persino a uno sguardo, a un gesto, a un atteggiamento, al tono della voce, quando nulla รจ letto come irrilevante o banale. Ripenso alla mia vocazione: nulla di eclatante o di fulmineo. Avevo poco piรน di 5 anni quando un giorno rimasi colpito dal mio parroco venuto a casa con uno stuolo di ragazzi per la benedizione delle famiglie. Avrei voluto essere anchโio tra di loro e lui me lo permise. E da lรฌโฆ
Cosa avrร avuto di diverso quellโuomo di Nazareth rispetto ad altri che pure erano passati nella vita dei primi quattro chiamati? Apparentemente nulla. Eppure, quel suo sguardo registrato nella memoria del cuore dei discepoli, prima ancora che nella pagina evangelica, deve aver avuto un che di diverso. Ci sono sguardi e sguardi: cโรจ lo sguardo che fulmina, inchioda, condanna e cโรจ lo sguardo che dร fiducia, promuove, riscatta, riabilita.
Quello sguardo ha detto molto piรน di qualsiasi dichiarazione. E i quattro hanno colto in quello sguardo una chiamata per loro. Quello sguardo deve aver visto non solo ciรฒ che essi erano ma ciรฒ che potevano diventare. Ed essi si sono lasciati interpellare da quello sguardo. Lasciar parlare lo sguardo. Non accadrร lo stesso a un altro giovane del vangelo, che pure sarร guardato alla stessa maniera, ma preferirร rimanere attaccato alle sue cose.
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Passandoโฆ videโฆ chiamรฒโฆ
Un bel giorno, come dโimprovviso, si ritrovano strappati alle loro occupazioni quotidiane mentre danno corso a un invito alla sequela di cui probabilmente comprendono ben poco. Cosa vorrร dire, infatti, quella promessa da parte di Gesรน, di diventare pescatori di uomini invece che di pesci? Seguono senza chiedere spiegazioni e senza esigere garanzie. Il seguito del vangelo, infatti, non tacerร la loro fatica a comprendere, eppure osano aprire un credito di fiducia. Evidentemente occorre molto coraggio per lasciare un giร e affidarsi allโoscuritร di qualcosa di incerto.
Lasciare, perdere, andare, sono verbi che coniughiamo a fatica, eppure sono i verbi che il vangelo piรน mette a tema, sono i verbi che fa propri chi riconosce che la vita รจ una chiamata continua, chi non si accontenta di ciรฒ che ha raggiunto, chi continua a esplorare i territori dellโinedito, chi appartiene alla razza degli scopritori: Beati gli inquieti, diventeranno scopritori di tesori! Solo degli uomini capaci di custodire unโattesa nel loro cuore, potevano credere che quello fosse il momento di fidarsi affidandosi.
Quei quattro dovevano essere persone che sapevano far parlare la vita (il mestiere piรน difficile) se saranno disposti a lasciare le reti, non soltanto quelle del loro mestiere ma quelle del buon senso, del calcolo, della prudenza.
Passandoโฆ videโฆ chiamรฒโฆ
Continua a passare e chiama. Chiama attraverso lโintuizione che abita il tuo cuore; chiama mentre ti apri con fiducia al dono dellโamicizia, alla forza di un legame; chiama mentre unโangoscia visita i tuoi pensieri; chiama mentre un momento di stanchezza o di fatica ti visita; chiama mentre ti รจ portato via qualcuno su cui contavi; chiama nel momento in cui devi sciogliere le vele.
Ne sente la voce chi รจ capace di slanci audaci e non giร di attaccamenti impauriti, chi รจ disposto a condividere e non giร ad accumulare per sรฉ, chi non รจ vittima di abbarbicamenti o di preoccupazioni affannate, chi รจ capace di fondare la consistenza della propria vita su qualcosa che non marcisce e non si consuma.
Lโopera di Dio si compie laddove ci sono persone capaci di lasciare il porto sicuro del passato per esplorare le vie evangeliche del sogno di Dio.
Forse quel giorno non fu difficile lasciare le reti e il padre. A mano a mano che condivideranno la vita con il Maestro, verrร chiesto loro molto di piรน: abbandonare la loro idea su Dio, che era proprio quella per cui avevano abbandonato tutto. Dovranno abbandonare i propri progetti e โlasciarsi sorprendere e plasmare dallโinatteso di Dio, nelle cui mani affidabili soltanto sta il segreto di ogni vitaโ. Mai conclusa, infatti, lโoperazione di vendita dei propri beni per acquistare la perla di grande valore che รจ Gesรน Cristo e il suo sogno sul mondo. Fino alla fine ci sarร da lasciare qualcosa.
Probabilmente, accostando il vangelo, ci vien quasi da sorridere nel constatare quanto infruttuoso sia stato lโinsegnamento di Gesรน nei confronti dei discepoli. Ci sembrano degli irriducibili ottusi. E tuttavia, la loro vicenda mette a tema il nostro giocare al cristianesimo, come Kierkegaard definirร brillantemente.
Noi conosciamo sin da subito ciรฒ che essi impareranno a fatica. Apparteniamo alla categoria di quelli che sanno tutto su Gesรน, sul vangelo, ma apparteniamo altrettanto a quelli che credono? Noi capiamo ciรฒ che invece sfugge ai discepoli, ma forse seguiamo?
AUTORE: don Antonio Savone
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