don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 5 Dicembre 2019

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L’AVVENTO E’ IL TEMPO CHE LA CHIESA CI OFFRE PER IMPARARE A “CASTIFICARE” IN CRISTO LA NOSTRA ANIMA E LA NOSTRA VITA

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Le parole sono indifese, se ne possono servire gli assassini per uccidere e i santi per amare e annunciare il Vangelo. Per molti le parole sono l’unico certificato di esistenza in vita: quando si parla di un progetto รจ quasi come se lo lo si fosse giร  reaIizzato; si usano le parole come scalpelli perchรฉ scolpiscano la nostra figura nella vita e nella memoria degli altri, per essere considerati e amati. 

Ma di fronte alla storia, ogni parola รจ costretta a denudarsi perchรฉ la Croce rivela senza sconti la loro “saggezza” o la loro “stoltezza”. Se in esse รจ viva la Parola fatta carne, si entra ogni giorno nella storia, con i dolori e le difficoltร . E si rimane lรฌ, crocifissi, compiendo la “volontร  di Dio”. Oppure si tratta di parole vane, e un po’ di “vento”, la corrente d’aria d’un rimprovero o di un disprezzo, o il “torrente in piena” di una malattia, o la “pioggia” di un fallimento e tutta l’impalcatura della nostra vita cade ed รจ una “rovina grande”. Per entrare nel Regno dei Cieli non basta “dire Signore, Signore”, perchรฉ la comunione e l’intimitร  con Cristo e con ogni persona sgorgano dall’obbedienza; essa, infatti, ci strappa dai sogni e dalle illusioni, e ci fa percorrere il sentiero della storia con autenticitร , il luogo dove il Regno di Dio si fa “vicino” a noi. 

“L’obbedienza alla  veritร  dovrebbe “castificare” la nostra anima, e cosรฌ guidare alla retta parola e alla retta azione. In altri termini, parlare per trovare applausi, parlare orientandosi a quanto gli uomini vogliono sentire, parlare in obbedienza alla dittatura delle opinione comuni, รจ come una specie di prostituzione della parola e dell’anima. La “castitร ” a cui allude lโ€™apostolo Pietro รจ non sottomettersi a questi standard, non cercare gli applausi, ma realmente purificati e resi casti dall’obbedienza alla veritร , la veritร  parli in noi” (Benedetto XVI, Omelia del 6 ottobre 2006). 

Esiste dunque la possibilitร  di vivere e parlare con un cuore di prostituta; cercare di venderci a Lui e agli altri attraverso parole e gesti ipocriti. Non a caso le parole di Gesรน giungono al termine del Discorso della Montagna: tutto quanto vi รจ in esso annunciato puรฒ divenire un terribile moralismo, impossibile da compiersi se non in un’ipocrita apparenza. Ma proprio in esse si puรฒ vedere in filigrana la vita di Gesรน: fondato sulla Roccia, pur investito dalla tempesta della morte, non รจ crollato, ma รจ risorto dalla tomba. Gesรน รจ stato casto nell’anima e nella parola, non ha bluffato davanti al Padre, “ha fatto la sua volontร ” e per questo รจ “entrato nel Regno dei Cieli”. La parola โ€œvolontร โ€ – in greco  Thelema – รจ la traduzione di due termini ebraici: hapetz e ratzah. Sorprendentemente scopriamo che le due radici non rimandano a verbi quali โ€œcomandare, imporre, ordinareโ€, ma significano invece โ€œcompiacersi – provare gioia – desiderare ardentementeโ€.

“Compiere la volontร  di Dio” non significa chissร  quale sacrificio della propria indipendenza e dei propri desideri; al contrario, in essa vi รจ l’incontro tra la gioia, il compiacimento e il desiderio ardente di Dio e dell’uomo. Castificare l’anima significa dunque immergersi nella gioia di Cristo scaturita dall’obbedienza del Getsemani. Non dobbiamo gonfiare i polmoni e gridare “Signore, Signore!”, ma riconoscere e accettare la nostra piccolezza indigente schiava della propria volontร  e consegnarla alla castitร  perfetta di Cristo. E’ sufficiente sostituire la preghiera alle parole per entrare con Lui nel Getsemani di ogni giorno, casa, scuola, lavoro, e lasciarci “trascinare” nelle sue caste e obbedienti parole rivolte al Padre.

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Quanto abbiamo bisogno di castitร  autentica nei dialoghi a colazione e a cena, in ufficio e a scuola. Castitร  che rispetta l’intimitร  dell’altro, che non insiste con le parole, che sa fermarsi senza sporcare e usare dell’altro per soddisfare se stessi. Digiunare dalle parole vane per consegnare il fratello all’amore e alla misericordia di Dio. L’Avvento ci chiama a deporre ogni istante della nostra vita nell’obbedienza di Cristo che ne fa una sua parola purificata e offerta al Padre: “Se non riesci a โ€œosservare i comandamentiโ€ non considerarti mai perso, non ti inacidire in modo moralistico o volontaristico. Piรน a fondo, piรน in basso della tua vergogna o della tua caduta cโ€™รจ Cristo. Volgiti a lui, lascia che ti ami, che ti comunichi la sua forza. Eโ€™ inutile che ti accanisci in superficie: รจ il cuore che deve capovolgersi. Non devi cercare nemmeno innanzitutto di amare Dio, ti basta capire che Dio ti ama. Oggi.” (Olivier Clรจment).

Commento a cura di don Antonello Iapicca

Qui l’intervista Rai a don Antonello
Busshozan shi ko 31-1
Takamatsu, Kagawa 761-8078
Japan


LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI

Chi fa la volontร  del Padre mio, entrerร  nel regno dei cieli.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 7, 21.24-27 ย  In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli: ย  ยซNon chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerร  nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontร  del Padre mio che รจ nei cieli. ย  Perciรฒ chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarร  simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perchรฉ era fondata sulla roccia. ย  Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarร  simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grandeยป.
Parola del Signore

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