don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 4 Aprile 2022

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LA VITA COME UN’ICONA CHE CI ATTIRA NELLA SUA LUCE DIVINA


AUTORE: don Antonello Iapicca FONTE: Newsletter SITO WEB CANALE YOUTUBE

 “Dov’è tuo Padre?”: è la domanda che sentiamo nell’intimo di fronte alle sofferenze. Che è come chiedersi: “Tu che ci dici di essere Figlio di Dio, perché sei appeso a una Croce? Tu ci dici che in te siamo figli di Dio, perché allora quello che i nostri occhi vedono e la nostra carne sta sentendo è tenebra piena di dolore, precarietà e paura?

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E’ “tenebra” perché il peccato ci ha gettati tutti fuori dal Paradiso, chiudendo dietro di noi le porte del Cielo; tagliando con Dio abbiamo a poco a poco dimenticato di essere suoi figli, finendo col vivere come orfani che “non conoscono il loro Padre”. Ma Dio, geloso dei suoi figli, ci ha “tanto amato da dare il suo Figlio” per salvarci, il Buon Pastore che ci ha cercati, trovati e issati sulle spalle. In lui ha compiuto quanto aveva annunciato profeticamente chiamando Abramo perché gli sacrificasse suo figlio: Isacco, infatti, “veniva condotto al sacrificio dal padre quale simbolo e conferma che non si deve attribuire al potere umano o alla malvagità dei nemici il Fatto che Gesù Cristo nostro Signore sia stato condotto alla Croce, ma alla volontà del Padre, il quale permise, con un disegno preordinato, che Egli subisse la morte per il bene di tutti” (San Cirillo di Alessandria).

Come sul monte Moria il Padre e Isacco “testimoniarono” insieme la fede nella provvidenza di Dio, così sul Golgota il Padre e il Figlio hanno “testimoniato” ad ogni uomo il loro amore infinito. Ecco dunque “dove è il Padre”! E’ nell’obbedienza del Figlio che rivela il suo amore infinito! E’ nel suo Mistero Pasquale che, perdonando i nostri peccati che hanno spento la luce nella nostra vita, illumina le tenebre che avvolgono il mondo! E’ nel Cielo che il Figlio ha riaperto per noi, del quale anche oggi lascia filtrare la sua “luce della vita” dalla croce sulla quale ci chiama a salire.

E’ lì che “conosceremo il Padre” perché “conosceremo il Figlio” che ci terrà stretti a Lui facendoci passare illesi attraverso il Mar Rosso che ci si presenta dinanzi chiuso come una tomba nelle relazioni e negli eventi. Le persone e le circostanze della storia sono infatti il cammino che ci è dato per uscire da noi stessi e dai nostri giudizi fondati sulla carne seguendo Gesù che infonde in noi la “luce della vita” eterna, il destino al quale ci conduce.

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Allora vedremo gli altri e la storia con occhi diversi riconoscendo in tutto e in ciascuno la “testimonianza” del Padre sul Figlio che si fa carne ogni giorno nella nostra vita per donarci la sua vita. Accadrà per noi come nell’arte iconografica orientale, dove il punto di fuga prospettico è in chi guarda l’opera e, attraverso gli occhi, esso giunge sino al cuore. L’icona ortodossa infatti è “una finestra in quanto attraverso essa si diffonde il dominio della luce, e allora la stessa finestra che ci dà luce è luce…” (P. Florenskij).

Così la realtà si presenterà dinanzi a noi come un’icona, divenendo l’annuncio della Buona Notizia, come un Vangelo che si realizza nello stesso momento in cui la “Luce” giunge in chi lo contempla.