don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 27 Febbraio 2019

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OCCHI DI FEDE PER DISCERNERE LE OPERE DI VITA ETERNA COMPIUTE NEL NOME DI CRISTO

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Gesรน aveva appena preso un bambino e, postolo in mezzo ai discepoli, lo aveva abbracciato, per insegnare l’unico modo con cui si accoglie Lui e Colui che lo ha mandato. Ma niente, non c’era verso; i suoi discepoli continuavano a non capire. Erano con Lui da tempo, ma non lo avevano ancora accolto. Camminavano con Gesรน, come noi, ma i loro criteri erano ancora mondani. Gesรน, che, secondo la mentalitร  orientale era presente nel suo “nome”, era per loro il “brand” che distingueva il gruppo, nella perfetta mentalitร  del mondo. Del resto i discepoli, invece di pregare, discutevano e litigavano proprio per scalare la “societร ”, come si fa in qualunque impresa, per poi competere con le altre. E cosรฌ, proprio loro che si indignavano per “uno che scacciava i demoni nel nome di Gesรน”, non riuscivano a scacciarli.

Quel “nome”, pronunciato da loro, non aveva “potere” perchรฉ attraverso di esso cercavano la propria gloria; non era “dynamis” perchรฉ si erano installati ed erano entrati in competizione tra loro e con gli altri raggiunti dalla Grazia. Avevano rotto la comunione in nome della carne, e cosรฌ avevano finito per sbarrare le porte della Chiesa, che dovrebbero restare aperte giorno e notte per accogliere tutti. E’ ciรฒ che accade a chi, come spesso anche noi, usa della Chiesa e della comunitร  per se stesso. Si puรฒ stare nella Chiesa con la mentalitร  del mondo, cercando di raggiungere i propri obbiettivi, schiavi dell’autoreferenzialitร . Si puรฒ essere accanto a Cristo e ai fratelli ma seguire la volontร  del demonio. L’uomo รจ stato creato per amare, per aprirsi all’altro e donarsi nella comunione; ci definisce l’appartenenza a Dio e ai fratelli, la comunione della Chiesa. Ma il demonio, principio di divisione, ha seminato nei cuori l’invidia e la superbia che spinge a “vedere” l’altro come un nemico. Esattamente come i discepoli hanno “visto” quello che scacciava i demoni in nome di Gesรน. E cosรฌ, proprio loro che non ci riuscivano, “impedivano” a chi “non era dei nostri” di lottare con il male e vincerlo in Cristo.

Ecco il punto. Quell’uomo non seguiva loro! Per questo era da tagliare, escludere, disprezzare, scandalizzare, come dirร  poi Gesรน. I discepoli avevano fatto della comunitร  una cosa loro, mondana, nella quale vigevano le regole e gli usi di ogni gruppo umano, trasformandola in un luogo di schiavitรน. Come accade spesso alle nostre comunitร  e alle nostre famiglie, nei rapporti tra moglie e marito, tra genitori e figli, tra fidanzati e amici, al punto da assomigliare al board di una societร : bisogna produrre i risultati prefissati, raggiungere determinati target, incrementare sempre i guadagni; solo cosรฌ ci sono i dividendi e la comunitร  รจ salva, visto che ha ragione di esistere solo in funzione di questi risultati. Essere “dei nostri” significa essere ammessi nel proprio cerchio magico, tutto carne e passioni. Implica seguirsi a vicenda, e per questo litigare e giudicarsi, invidiarsi ed essere gelosi. Perchรฉ chi segue un uomo va dietro ai suoi limiti, e che fallimento diventa allora la vita. Che stoltezza quando un prete vuole farsi seguire e lega a sรฉ le persone, rubandole a Cristo di cui dovrebbe essere l’amico che gioisce nel diminuire perchรฉ chi possiede la sposa รจ lo Sposo. O quando un padre e una madre spingono i figli ad essere come loro, a ricalcarne le orme frustrando le loro personalitร  e disprezzando le debolezze; non si accorgono che li scandalizzano allontanandoli da Cristo, che li ama e li ha scelti peccatori e liberi, unici e irripetibili. O un fidanzato quando cerca di assorbire la fidanzata nel proprio tempo, nei gusti e nei desideri, obbligandola a servire le proprie concupiscenze, dando inizio cosรฌ alla rovina certa del matrimonio. La corruzione non puรฒ che generare corruzione. E disprezzo per i piccoli; chi si illude di dover essere seguito, chi scrive leggi ispirate dagli slogan, chi partorisce ideologie non si accorgerร  dei piccoli che muovono i primi passi. Sarร  geloso del proprio posto e guarderร  tutti come a dei potenziali usurpatori. Per questo Gesรน aveva preso un bambino e lo aveva abbracciato: per mostrare profeticamente che cosa รจ la Chiesa. Essa รจ una comunitร  abbracciata da Cristo, dove ciascuno รจ amato cosรฌ come รจ, nella sua piccolezza, nelle sue miserie.

Nella Chiesa รจ preservata la libertร  di ciascuno, anche di sbagliare, perchรฉ tutti seguono Cristo che sale alla Croce, per entrare con Lui nel Cielo, in un’appartenenza nuova che trascende la carne. Nella Chiesa non si รจ “dei nostri”, ma tutti sono suoi, riscattati dal sangue di Cristo. Non c’รจ omologazione ma comunione nella diversitร . Per questo Giovanni, pur con le sue turbolenze di “figlio del tuono”, con la sua irruenza, dร  voce a una questione sempre viva nella Chiesa: che fare con la debolezza che ci scandalizza e, soprattutto, con la diversitร  che impaurisce, le irruzioni impreviste dello Spirito? Giovanni รจ immagine del carisma, dei tuoni dello Spirito che irrompono e fanno tremare l’istituzione quando essa si รจ troppo installata e mondanizzata. E’ vero che anche lui “ha vietato” l’operare di quell’uomo, ma รจ soprattutto vero che lui e non altri sottopone la questione a Gesรน; non รจ una semplice affermazione la sua, รจ quasi un lasciare in sospeso la cosa, nell’attesa di un chiarimento. Giovanni quasi si identifica con quell’uomo che non รจ con loro, sembra che qualcosa lo incalzi dentro, ed รจ come se chiedesse a Gesรน: “Maestro” – e cosรฌ gli riconosce l’autoritร  per insegnare – “glielo abbiamo vietato”, ma รจ giusto o no? In fondo non sta con noi, รจ un irregolare. Forse รจ un bambino che sta balbettando la sua fede, ma ha creduto, e nel Tuo nome ha vinto il male. Nella sua vita si vedono opere di vita eterna… Proprio in virtรน di questo segno Gesรน risponde a Giovanni e ai discepoli, alla Chiesa di ogni generazione e a ciascuno di noi: “Non glielo proibite, perchรฉ non c’รจ nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non รจ contro di noi รจ per noi”.

Si mette con loro, al centro della comunitร , con autoritร . E ci detta la linea, il criterio per discernere, la luce per camminare. Quell’uomo รจ immagine dei figli che non seguono le nostre regole, come di chiunque cammina al nostro lato senza seguire le nostre idee, come dei piccoli che hanno cominciato a credere in Gesรน, come dei carismi che visitano e fanno tremare la Chiesa. C’รจ un criterio per discernere: il “nome” di Gesรน ha potere in lui? Perchรฉ se i fatti testimoniano dell’opera soprannaturale di Dio, allora รจ di Cristo, “non potrร  rinnegarlo”. La Chiesa non segue un ideale o una moda; non difende la maglia di una squadra; non si identifica in un inno nazionale e una bandiera; non si irrigidisce in schemi atrofizzati e immutabili; non schiaccia i piccoli obbligandoli a diventare come esigono i modelli umani. La Chiesa รจ il tempio della libertร , dove ciascuno segue Cristo che ha infranto ogni schema, ha accettato d’essere cacciato e crocifisso fuori di Gerusalemme, come un bestemmiatore eretico da estirpare dal Popolo. Dio, capite?, Dio รจ quell’uomo fuori del gruppo dei discepoli, รจ Gesรน vivo nel suo “nome” che scaccia i demoni. L’invidia dunque e la gelosia possono “vietare” a Cristo di operare miracoli, come accadde a Nazaret a causa dell’incredulitร  dei suoi compatrioti. Non รจ cambiato nulla nella tua famiglia? Forse stai vietando a Cristo di scacciare il demonio, magari giudicando e frustrando tuo figlio, o disprezzando tua moglie o tuo marito. Non รจ difficile se ci muove la carne… Dio, infatti, per operare lo straordinario appare sempre dove meno ce lo aspettiamo, nell’ordinario piรน insignificante e nei piccoli, a Betlemme come nella vita di tuo figlio, a Nazaret come nel carattere di tuo marito, sulla Croce, fuori da ogni criterio buonista e religioso. Dio si รจ fatto il piรน piccolo, l’ultimo tra gli ultimi, perchรฉ nessuno fosse escluso. Se si esclude il piccolo, l’insignificante, chi sfugge ai nostri criteri, si esclude Cristo, e quindi il Padre, e quindi non c’รจ piรน posto neanche per noi. Se si “impedisce” ai carismi di operare miracoli “nel nome di Gesรน” si stringe un cappio al collo della Chiesa in una superbia suicida che lascia fuori i piรน deboli, quelli per i quali Dio suscita proprio i carismi. Allo stesso modo se i carismi si chiudono in se stessi rimirandosi allo specchio e autocelebrandosi sfregiano il dono ricevuto per il mondo e tradiscono il “nome di Gesรน”. Per questo, nelle parole successive, il Signore metterร  in guardia i discepoli dallo scandalizzare i piccoli che credono in Lui. E’ meglio “tagliare” qualcosa di se stessi, circoncidere la propria carne, che ferire la comunione; “chi non รจ contro Cristo e la sua Chiesa รจ per noi”, รจ a nostro favore, ci aiuta a uscire da noi stessi, a convertirci, ad amare Cristo e “scacciare il demonio, l’unico autentico avversario.

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Fonte e approfondimenti

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Mc 9, 38-40
Dal Vangelo secondoย Marco

In quel tempo, Giovanni disse a Gesรน: ยซMaestro, abbiamo visto uno che scacciava demรฒni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perchรฉ non ci seguivaยป.
Ma Gesรน disse: ยซNon glielo impedite, perchรฉ non c’รจ nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non รจ contro di noi รจ per noiยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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