don Andrea Vena – Commento al Vangelo di domenica 9 Aprile 2022

385

«…Non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto: venite,  guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “E’ risorto dai morti, ed ecco, vi  precede in Galilea; là lo vedrete“» (cfr Mt 28,1-10). 

Si tratta delle parole che l’angelo ha rivolto alle donne giunte al sepolcro, testo che abbiamo ascoltato questa notte  durante la solenne Veglia Pasquale. E’ il cuore della nostra fede: Gesù è risorto, ha vinto la morte! Dopo aver  portato sulla Croce tutti i peccati del mondo, su quella Croce ha vinto il male con la forza dell’amore.  Il testo che la Messa di Pasqua presenta oggi, invece, è tratto dal vangelo di Giovanni, quando Pietro e l’altro  discepolo giungono al sepolcro, dopo che Maria di Magdala aveva annunciato loro che il corpo del Signore era stato  portato via. 

Continua dopo il video

- Pubblicità -

vv. 1-2: «Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattina, quando era ancora  buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora è andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo,  quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno  posto“».  

Protagonista di questi primi versetti non sono tanto le donne o i discepoli, ma la «tomba vuota». Un segno che  confonde… perché giunge inaspettato. Questa notte l’annuncio era molto più preciso e chiaro, direi bello: «Gesù è  risorto». Oggi, invece, pare che la liturgia ci faccia meditare la fatica del capire, lo smarrimento di fronte a un  Avvenimento che è inafferrabile alla nostra sola ragione. La tomba vuota sembra sfidare, smuovere le nostre  certezze. Vuole obbligare a fermarci e a interrogarci. «Hanno portato via il Signore»: Maria Maddalena si limita a  segnalare un dato, quale risultato di un complotto umano. Questa è la sua lettura.  

vv. 3-7: «Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due,  ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo… ma non entrò. Giunse intanto anche Simon  Pietro… entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario… Allora entrò anche l’altro discepolo, che era  giunto per primo, e vide e credette».  

Pietro e l’altro discepolo, l’Istituzione e l’Amore corrono insieme, ma l’amore arriva sempre prima della ragione!  Anche nell’apparizione di Gesù lungo le rive del lago sarà il discepolo amato a riconoscere per primo Gesù: «E’ il  Signore», e Pietro si tuffa (Gv 21,7). Anche noi forse corriamo spesso verso il Signore: corriamo con i nostri  ragionamenti e con i nostri affetti, ma alla fine chi riconoscerà per primo la presenza del Signore Gesù è il cuore!  Infatti il testo del vangelo odierno così dice riguardo il discepolo amato: «Vide e credette»: gli basta «vedere» per  «credere». Non ha bisogno d’altro. Non servono parole, ragionamenti, discorsi di chissà quale tipo… Il cuore ha  ragioni che la ragione non conosce, scriveva Pascal.  

La risurrezione di nostro Signore non si può comprendere unicamente con la ragione perché questa, alla fine, si  ritroverà incartata, incapace di capire. La risurrezione è un Avvenimento d’Amore, e solo con l’amore è possibile  comprenderla. 

Celebrare la Pasqua significa accettare e riconoscere che Dio irrompe nella storia, nella mia e nostra storia, in modo  inaspettato. Non vale la pena perdersi in ragionamenti; ma all’Amore che si dona, non si può che rispondere con  una vita d’amore. Perché la Pasqua ci dice proprio questo: in forza dell’Amore (che dall’eternità vive nella Trinità)  Gesù ha vinto sul peccato e sulla morte, e in Lui, anche noi oggi possiamo vincere di fronte al male che ci assale e  ci circonda; possiamo vincere sulle nostre fatiche e sofferenze, sulle nostre incertezze. In Gesù, morto e risorto, la  speranza vince su ogni situazione di fatica e di tristezza; la vita vince su ogni esperienza di morte dovuta al peccato,  alle fragilità, ai fallimenti… la risurrezione di Gesù è il nuovo metro di misura con il quale misurare le esperienze  della nostra vita. Attraverso la luce che promana dalla tomba vuota viene illuminata d’immenso ogni esperienza  di buio che incontriamo.

Come è stata ribaltata la pietra dall’ingresso del sepolcro, così il Signore risorto può  ribaltare ogni pietra che non permette alla nostra vita di vivere con gioia, libertà e speranza. L’amore di Gesù risorto è più grande di ogni pietra, più forte di ogni nostra sconfitta; l’amore di Gesù risorto è più grande di ogni nostro  peccato! Il sepolcro vuoto non è la fine di tutto, ma il punto dal quale ripartire maggiormente caricati e motivati  per tornare «in Galilea», diceva il testo della veglia pasquale. La Galilea è il luogo dal quale tutto ebbe inizio: lì Gesù  cominciò a chiamare i primi discepoli. Dare appuntamento in Galilea significa tornare nella vita quotidiana e  ordinaria e lì, dentro quella concretezza, portare a tutti l’annuncio che Gesù crocifisso è risorto, come ha fatto  Pietro quando prese la parola: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea… come  Dio consacrò in Spirito santo e potenza Gesù di Nazaret… E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute… Dio  lo ha risuscitato… e ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti… chi  crede in lui riceve il perdono dei peccati» (I lettura, At 10,34ss).

Ecco perché bisogna tornare in Galilea, tornare nella  vita quotidiana, concreta, reale: per testimoniare l’amore di Gesù; vivere non appiattiti sulle cose del mondo, ma,  ci ricorda Paolo, «cercando le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio…» (II lettura). 

Vivere da risorti, a questo siamo chiamati. Vivere con positività, con passione, con entusiasmo, con l’umiltà e il  coraggio di mettersi dentro le cose, senza paura di sporcarsi le mani, ma imitando il Signore Gesù; vivere  immischiandosi in ogni cosa sapendovi portare la novità di Gesù risorto. Una novità che è il «Si» di Dio per me, per  noi. Per tutti. Dio ti ama! Questa è la Pasqua! Ti ama… da morire. Per risorgere.

Leggi qui la preghiera per questa domenica.

Il commento al Vangelo di domenica 9 aprile 2023 curato da don Andrea Vena. Canale YouTube.