don Andrea Vena – Commento al Vangelo di domenica 5 Giugno 2022

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Cosa dice la Parola/Gesù

Celebriamo oggi la solennità di Pentecoste, cioè “cinquantesimo” giorno di Pasqua. Anche gli ebrei festeggiavano la Pentecoste per ricordare il dono della Torà/Legge fatto da Dio a Mosè. Ma con Gesù la Legge non è più scritta sulle tavole di pietra ma nel cuore dei credenti dallo Spirito santo, (cfr Ger 31,31-33). Ecco perché in questo giorno ricordiamo la discesa lo Spirito nel Cenacolo sugli Apostoli e la Vergine Maria. Per rispondere alle classiche due domande “Cosa dice la Parola/Gesù” e “Cosa dice a me oggi la Parola/Gesù”, oggi userò la forma narrativa.

Nella I lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, viene riportato l’evento: “…Si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue di fuoco…e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue…La folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua”. Un dono che realizza quanto Gesù aveva promesso ai suoi discepoli e che riascoltiamo nel testo del vangelo odierno: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre” (v. 15-16). Per capire ancor meglio questo passaggio, vorrei affiancare anche l’ultimo versetto del vangelo odierno, il 26: “Il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”. Quindi lo Spirito Santo, primo dono ai credenti promesso da Gesù prima di salire al cielo, è Maestro interiore e rimarrà sempre accanto ai suoi discepoli, e oggi a noi: “con voi per sempre” (v 16). Lo Spirito rimane, perché non è solo una informazione, una nozione… ma è relazione, la relazione tra il Padre e il Figlio fatta persona. Lo Spirito non si limita a fare/dare una lezione, ma crea relazione, presenza del Padre e del Figlio: è Avvenimento in noi. Si fa Storia in noi. Con noi. Potremmo dire che rimane in noi perché è il suo modo per amarci: rimanere, farci diventare “dimora” di Dio: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (v 23).

Lo Spirito ci rende così idonei, capaci di essere dimora di Dio: siamo tempio di Dio, dice san Paolo (cfr 1Cor 3,16). E se lo siamo, è proprio solo grazie allo Spirito che dimora in noi (cfr Rm 8,9): Consolatore perfetto, Dolce ospite dell’anima. Lo Spirito santo “dimora” in me, in ciascuno di noi: ha scelto la mia e nostra vita come la sua “dimora”, la sua “casa”, il suo “tempio”. E pazienza se ci riteniamo inadeguati: “Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola…” (Mt 8,8). È Gesù che ci rende degni, non le nostre opere. E così lo Spirito vive in me, tanto da poter dire allo Spirito “Sentiti a casa!”. È la realizzazione di quanto Gesù aveva detto alla Samaritana al pozzo: “I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità” (Gv 4,23).

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Oltre che dimorare in noi e far sì che il Padre e il Figlio trovino degna dimora in noi, lo Spirito ci aiuta a “ricordare”: “vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto” (v 26). Ci aiuta, cioè, a comprendere l’Avvenimento di Gesù. Come Gesù si è affiancato ai due discepoli di Emmaus e ha ricordato/spiegato loro quanto riguardava la sua vita, tanto che i due riconosceranno che il loro cuore ardeva mentre parlava (cfr Lc 24), così lo Spirito santo, Maestro interiore, fa con ciascuno di noi. Fa sì che ciò che sappiamo di Gesù diventi esperienza, diventi fatto quotidiano. In altre parole, lo Spirito Santo ci aiuta a scoprire Gesù presente dentro l’esperienza della nostra vita, dentro i fatti della nostra vita quotidiana. Ci aiuta a capire che la nostra vita è abitata da Dio: sì, Dio è presente nella nostra vita ma spesso non ce ne accorgiamo! Invece la vita è colma, è intrisa di Dio…tanto da poter dire che la vita è una catechesi esperienziale, è fede che si fa esperienza. Senza togliere nulla alle tante attività di catechesi, ma forse sottovalutiamo che la vita stessa è catechesi: custodisce in sé tante occasioni che chiedono di essere svelate come “catechesi”. Ma talvolta cerchiamo fuori di noi (cfr Sant’Agostino: “Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo”), siamo affannati nel fare ciò che noi ci siamo prefissati (cfr Lc 10,38ss)…ma poi non ci accorgiamo che Dio è già in noi, nella nostra storia quotidiana; non ci accorgiamo che non dobbiamo portare l’impossibile ossessione che ci fa solo perdere tempo e ci consuma le forze perché Dio ci chiede semplicemente di portare “quel poco che abbiamo” (cfr Gv 21,1-14). Dio mi e ci parla nel mio oggi, in ogni frammento del mio e nostro oggi.

Può sembrare una cosa ovvia, ma non lo è, perché il nostro sguardo è ferito dal peccato; la nostra mente è abitata da tante idee che confondono, il nostro cuore è ubriaco di tanti affetti secondari. Lo Spirito santo, invece, ci ricorda a quale speranza siamo chiamati, quale bellezza ci è riservata! (cfr Ef 1,17-18 “Il Padre della gloria vi dia uno spirito di sapienza…per una più profonda conoscenza di Lui (Gesù). Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati…”). Come dicevamo domenica: siamo fatti per la bellezza del cielo! Se vogliamo vivere all’altezza della bellezza alla quale il Signore ci chiama, non possiamo che affidarci al Maestro interiore che Gesù stesso ci ha promesso e donato, perché così il Padre ha da sempre voluto. Tutto facile? No. Come abbiamo avuto modo di vedere in queste domeniche, l’adesione a Gesù chiede tempo, perché non è facile passare dall’idea all’esperienza. E finché all’origine della nostra fede non riconosciamo la relazione con Gesù, tutto diventa difficile, tutto resta idea; la relazione con il Signore Gesù deve diventare Esperienza, Avvenimento, Fatto. Concreto e reale.

Ripensiamo al volto della prima Comunità cristiana: uomini e donne fuggiti per paura, paralizzati dalla paura, senza coraggio né fiducia. Ma questo non ha spento la scintilla accesa nei loro cuori: per loro è bastato riascoltare la Parola che lo sconosciuto/Gesù spiegava per sentire ardere il cuore (cfr Lc 24,44). È questo stesso lasciarsi affascinare che ha portato la Maddalena a recare l’annuncio (cfr Pasqua); che ha portato il discepolo amato a riconoscere il Signore Gesù sulla riva del lago (cfr II domenica); che ha portato i discepoli ad aderire al comando di amare (III domenica) e a riconoscere in Gesù il buon pastore (cfr IV domenica). Questi incontri hanno smosso i loro cuori e hanno infuso in loro nuovo coraggio, sicuri che il Signore Gesù è presente, è colui che sempre viene in noi, è il Veniente. Ricordate la tentazione del popolo d’Israele nel deserto? “Il Signore è in mezzo a noi sì o no?” (Es 17,7): sì! Gesù è sempre con noi, è il Dio-con-noi (cfr Mt 1,23), l’Emmanuele. Lui è fedele; siamo noi che come i discepoli lo abbandoniamo, lo tradiamo, lo rinneghiamo, …ma Lui c’è. Lui è. E come abbiamo visto lungo questo nostro cammino pasquale, l’unica cosa che Gesù fa apparendo ai discepoli è donare la sua pace: “Pace a voi” (cfr 20,19ss) e lo Spirito: “Soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito santo..:” (Gv 20,22ss). Un gesto che ricorda la creazione, quando Dio soffiò sull’uomo: “Soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Gn 2,7). Dalla polvere Dio creò un essere vivente, così in uomini increduli e impauriti Dio infonde lo Spirito e crea nuove creature, anche se questo dono è accompagnato da un invito, a dimostrazione che il Signore Gesù aveva già messo in conto la fatica e fragilità dei suoi discepoli e nostra: “Non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio” (cfr Ef 4,30).

Lo Spirito di Dio dunque abita in noi, ci guida, ci ammaestra, ci educa, ci fa compagnia, ci abbraccia, ci consola, ci incoraggia… Basta crederci. Basta fidarsi di Lui. Basta invocarlo, perché “il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono” (Lc 11,13).

La festa di Pentecoste è la festa della Chiesa e, come abbiamo ascoltato nella domenica in Albis, custodisce in sé ciò che di più caro Gesù ha lasciato, il perdono: “Ricevete lo Spirito santo. A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati” (Gv20,23). Vivere secondo lo Spirito significa vivere l’amore, la misericordia (cfr Gal 5), perché se è vero che è importante conoscere i doni dello Spirito, è ancor più importante fare i frutti dello Spirito! A volte rischiamo di vivere secondo lo Spirito senza neppure accorgercene, e poi magari diciamo di non esserne in grado. Chi vive secondo lo Spirito, o almeno cerca di farlo, porta questi frutti: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé (cfr Gal 5,22-23). Allora non è vero che non siamo capaci, che non riusciamo…si tratta solo di dare paternità a questi frutti: chi porta questi frutti vive secondo lo Spirito: quel Maestro interiore che insegna, ricorda, stimola a vivere come Gesù.

Ma oggi possiamo anche dire che non c’è Pentecoste senza la Vergine Maria: “Erano perseveranti e concordi, insieme con alcune donne e a Maria, la Madre di Gesù, e ai fratelli di lui” (At 1,14). Maria ha tenuto unito il gruppo degli Apostoli impauriti e così continua a tenere noi uniti al suo Figlio Gesù, affinché consolati e forti dello Spirito, impariamo a testimoniare la gioia del Vangelo fino agli estremi confini della terra (cfr At 1,8). Da quanto abbiamo avuto modo di dire, possiamo capire che lo Spirito è alito di vita, è luce che illumina, è fiducia che incoraggia, è gioia che semplifica…è Dolce ospite/amico dell’anima.

A conclusione di questo tempo pasquale, credo che possiamo ammettere che il Signore Gesù ci conosce più di noi stessi e stupirci di quanto Lui si fidi di noi, pur fragili e deboli. Non si attende da noi oltre quello che possiamo, ma ci chiede di fidarci di Lui per divenire ciò che Lui ha pensato per noi. Nulla possiamo fare senza di Lui, tutto possiamo fare con Lui perché non ci ha lasciati soli, ma semplicemente ci ha preceduti lì dove ora ci attende, e nell’attesa del suo ritorno, e ci ha donato lo Spirito, per vivere come Lui. Per divenire prolungamento del suo amore qui ed ora. Sì, ciascuno di noi.

Cosa rispondo io oggi alla Parola/Gesù

Colletta anno C

O Dio, che nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo, e rinnova anche oggi nel cuore dei credenti i prodigi che nella tua bontà hai operato agli inizi della predicazione del vangelo.

Spirito di Dio

dolce Ospite dell’anima infiamma il cuore mio!

Spirito di sapienza, che aiuti a coltivare una vita pensante, appassionami.

Spirito d’intelletto,

che aiuti a vivere con spessore puntando al cuore delle cose, illuminami.

Spirito di consiglio, che aiuti a scegliere la giusta Via, guidami.

Spirito di fortezza, che sproni

a resistere, incoraggiami.

Spirito di scienza,

che aiuti a conoscere per imparare ad amare, educami.

Spirito di pietà,

che aiuti a riconoscere il Signore, per gettare in Lui le reti della vita, mostrati.

Spirito del timor di Dio

che aiuti a ricordare

che ci sono, perché ci sei Tu: custodiscimi.

Spirito di Dio

dolce Ospite dell’anima infiamma il cuore mio!


Il commento al Vangelo di domenica 5 giugno 2022 curato da don Andrea Vena. Canale YouTube.