Oggi, 14 settembre, non viene celebrata la XXIV domenica del Tempo Ordinario ma laย Festa dellโEsaltazione della Croceย anche se oggi รจ Domenica. ร una coincidenza che con voi vorrei cogliere come un segno della divina Provvidenza, in quanto la Festa ci permette di soffermarci su quel metro di misura con il quale Gesรน, il Figlio di Dio, ci ha amati fino a dare la vita per noi: โNon cโรจ amore piรน grande che dare la vita per i propri amiciโ (Gv 15,13). Desideriamo cosรฌ rinnovare la nostra fiducia in Gesรน, crocifisso e risorto, certi che in Lui la speranza non verrร mai meno.
La lectio continua dopo il video.
Lโodierna Festa ha radici lontane: il 13 settembre del 335, infatti, venne dedicata a Gerusalemme la chiesa della risurrezione/del Martyrium (da noi conosciuto come il Santo Sepolcro). Il giorno seguente, con solenne cerimonia, si fece lโostensione della Croce, che lโimperatrice Elena โ madre di Costantino โ aveva ritrovato il 14 settembre 320. Con questa festa non sโintende esaltare la โcrudeltร โ della Croce ma, come accennavo pocโanzi, la grandezza dellโAmore che Dio ha manifestato agli uomini accettando di morire in Croce: pur essendo Dio, Cristo umiliรฒ se stesso facendosi servo. Questa รจ la gloria della Croce!
Il testo della prima lettura, tratta dal libro dei Numeri, citato poi da Gesรน nel vangelo, ci ha presentato la storia di Mosรจ e del serpente di bronzo. In quella circostanza, il popolo, stanco della fatica del suo peregrinare nel deserto, cominciรฒ a sentire la nostalgia del tempo trascorso in Egitto e a maledire Dio e Mosรจ. Dio, per castigare tale ingratitudine, mandรฒ serpenti velenosi nellโaccampamento. Il popolo comprese che quanto aveva fatto era non riconoscere il Signore come colui che strappa dalla schiavitรน e chiese perdono, implorando Mosรจ dโintervenire.
Mosรจ innalzรฒ a Dio preghiere dโintercessione a favore del popolo ed Egli ascoltรฒ la sua voce, comandando di fare un serpente di bronzo e di metterlo in alto affinchรฉ fosse ben visibile: โChiunque sarร morso e lo guarderร , resterร in vitaโ, assicurรฒ il Signore. Come il serpente guariva chi stava morendo a causa dei morsi, cosรฌ Gesรน, innalzato sulla Croce, darร la vita a tutti coloro che โvolgeranno lo sguardo a colui che hanno trafittoโ (cfr Gv 19,37). E come ricorda il vangelo odierno: โDio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perchรฉ chiunque crede in Lui non vada perduto ma abbia la vita eternaโ.
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Lโinvito a volgere lo sguardo verso lโalto suggerisce una veritร importante: siamo chiamati a tornare a guardare al Signore, a relazionarci con Lui. Finchรฉ ci ripieghiamo su noi stessi, come un tempo fecero Adamo ed Eva (cfr Gen 3), non saremo capaci di trovare la veritร della nostra vita, il senso e il significato del nostro cammino verso il Cielo. Come ci viene ricordato in questโanno giubilare, siamo chiamati a fissare lo sguardo in Gesรน, nostra Speranza.
Divenire โpellegrini di speranzaโ significa imparare a fissare lo sguardo in Gesรน, riconoscerLo nostra Via, Veritร e Vita (cfr Gv 14,6) e testimoniarlo nella nostra quotidianitร , piรน con le opere che con le parole, mentre siamo in cammino verso la meta del Cielo.
Eppure, anche con i nostri buoni propositi, viviamo una lotta interiore: sentiamo la ribellione vissuta dal popolo dโIsraele nel deserto, desiderosi di percorsi piรน facili e attraenti, ma che portano alla schiavitรน. Non lasciamoci scoraggiare dalla fatica del vivere e del credere: questa รจ la vita. Sta a noi coltivare la fiducia e la speranza che, anche se ci dimentichiamo del Signore o Gli voltiamo le spalle, Lui non si dimenticherร mai di noi. Ci ama di amore eterno.
Non lasciamo alimentare in noi inutili sensi di colpa, sapendo che โSe il cuore ci condanna, Dio รจ piรน grande del nostro cuoreโ (1Gv 3,19). A noi alzare sempre lo sguardo verso il cielo, verso Gesรน crocifisso, certi di ritrovare in Lui la fiducia e la speranza che il nostro cuore cerca. Guardiamo alla Croce non come la fine, ma come lโinizio di un futuro di speranza. La Croce รจ il timbro, la firma dโamore che Gesรน, il Figlio di Dio, ha impresso nei nostri cuori e nella storia: una firma dโamore, di perdono e di salvezza.
Con san Paolo possiamo dire: nessuno, โci separerร dallโamore di Cristoโฆ In tutte queste cose siamo piรน che vincitori per virtรน di colui che ci ha amatiโ (cfr Rm 8,35-38). Vincitori in Gesรน, crocifisso e risorto.
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Non temiamo allora le notti della nostra vita. Il testo del vangelo ci ha presentato il dialogo tra Gesรน e Nicodemo, nato dal desiderio di questโultimo, capo dei Giudei, che di notte si mosse per incontrare Gesรน. Il suo desiderio dโincontro era giร risposta dโamore, perchรฉ, come ricorda Gesรน, โNessuno viene al Padre se non per mezzo di meโ (Gv 14,6).
Come diceva Benedetto XVI: โAllโinizio dellโessere cristiano non cโรจ una decisione etica o una grande idea, bensรฌ lโincontro con un avvenimentoโ. Nicodemo si รจ lasciato attirare da questo Avvenimento dโamore, affrontando la notte del dubbio e del giudizio altrui. E ha compreso, lasciandosi affascinare, che Dio รจ amore.
Per gentile concessione di don Andrea Vena. Canale YouTube.
