Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita.
Irrompi adesso, mio Signore
infrangi il mio piano
di difesa stolta
distolto dal cuore
non ti saprei più
Padre
e io non saprei più
di niente
Senza nome
sarei solo
come un tale
solo
un tale
che dalla folla
per paura di rivelarsi,
battezzando eredità
la preda
sarei solo
denti insanguinati
affondati nella carcassa esangue dei miei sogni
solo
gli occhi accecati
dalla carogna cupidigia
a sentirmi vittima dell’ingiustizia
di essere solo.
E ti pretenderei
mio Giudice
e mio Mediatore,
pretenderei di essere risarcito
ti pretenderei
svilendo così la vita
a penosa condanna da scontare.
Irrompi adesso mio Signore
infrangi la stolta mia infantile pretesa d’autonomia,
distoglimi da me
che sono solo un’illusa
illusione
di pienezza
Distoglimi ti prego
rendi incerto il mio futuro
fai fallire ogni mio progetto
rendermi invisibile
dimenticato,
fammi sparire a me stesso.
Oppure continua così
così a fare nulla
e abbi pazienza con me
che sono ancora troppo me
Così anche queste parole non reggono,
vergognosamente parlano ancora di me
sono solo magazzini da distruggere
e io, io che sono vivo,
e non capisco che sono,
vivo per poter diventare grano da disperdere
granaio come ventre da squartare.
Senza più nulla il riposo sarebbe finalmente eterno,
e mangerei solo il pane degli angeli,
e berrei solo del sangue dell’alleanza
se solo fossi distolto da me
prendi adesso la mia anima
prendi tutto
fanne quello che vuoi
purché io mi dimentichi di me
Solo anima Tua
a tua disposizione
per tutti gli anni che vuoi
per l’eternità
riposati in me,
masticami,
bevimi,
consumami.
Per gentile concessione dell’autore don Alessandro Dehò – pagina Facebook
