don Alessandro Dehò – Commento al Vangelo del 18 Aprile 2021

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E tu?

Terza domenica di Pasqua anno B 2021

“I due che erano tornati da Emmaus narravano”

Nella pagina mettiamo di quando siamo tornati da Emmaus e vi abbiamo giurato di averlo visto, ricordate? L’avevamo appena riconosciuto: un pane spezzato, le sue parole, eravamo sicuri, avevamo come un fuoco dentro, ricordate? Avevamo Lui vivo, dentro, non solo un ricordo, non solo una nostalgia. Respirava in noi. Stavamo tornando da Emmaus ed eravamo convinti che non avremmo dubitato mai più. Aveva parlato, aveva spezzato il pane e noi avevamo sentito la vita scorrerci di nuovo dentro le vene. Mettetelo quel momento, certo non è durato un’eternità ma per favore, mettetelo, è stato così vero.

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“Sconvolti e pieni di paura credevano di vedere un fantasma”

Come quella volta che da dentro è fiorita una pace senza precedenti e nessuno, nessuno dubitava che fosse Lui a tenerci insieme, vi ricordate? Era lì, con noi, nessuno aveva dubbi, più vivo che mai. Eppure avevamo paura, sconvolti dalla paura di poterci volere ancora bene, sconvolti da quella spinta che ci chiedeva di rileggere tutto, di rimetterci in discussione, sconvolti di ritrovarci a credere in un amore che tutti avevamo dato per morto. Mettilo di quella volta che abbiamo avuto paura di ricominciare, perché ci sembrava uno sgarbo alla sua memoria. Scrivilo che a volte l’amore e la vita sconvolgono di paura, che la vita che si ricompone può essere dolorosa. Non dubitavamo che Lui fosse Risorto ma non eravamo pronti, credevamo e ci sembrava di tradire. Può essere utile, mettilo in quella pagina, spesso chi resta solo, chi fa i conti con la morte di un amore, ha paura di tornare a vivere. Mettilo in quella pagina, dillo che avevamo paura anche noi, sconvolti. Saremmo stati più credibili se ci fossimo limitati a ricordare un amico, un profeta, fosse stato un fantasma sarebbe stato più semplice invece. Invece a farsi risorgere ci vuole coraggio. È come esporsi un’altra volta alla vita ma senza ingenuità, è come compromettersi partendo da un fallimento.

“Guardate le mie mani e i miei piedi”

Non dimenticate le ferite però, vi prego, mettete anche l’esperienza di Lui in persona che abbiamo sentito vivo dentro quelle ferite aperte. Ricordate? Io sono rinato a partire da quel coraggio. Come se le ferite, quel suo modo di morire, quel suo modo di attraversare la croce avesse trasformato la morte in una porta, in un parto di donna, doloroso e bellissimo. A volte ci devo tornare a quei tagli, a quel sangue, a quella carne massacrata, a lui che mi cammina incontro e mi mostra le ferite e io in quel momento, ve lo giuro, io non ho dubbi che lui sia vivo, che Lui sia Lui, che Lui danzi adesso con me nelle mie ferite. Mettete anche questo, siamo tutto gente ferita dalla vita. Per tanti trovarlo lì è più semplice.

“Avete qualche cosa da mangiare?”

Vi ricordate quando ci chiedeva da mangiare? Anche prima intendo, nei tre anni con lui, con quell’ingenuità da bambino, con quella voglia di compagnia, con quell’amore per i profumi e i gusti. Io adoravo cucinare per lui, mettete di quando abbiamo mangiato insieme, perché ogni volta che spezziamo il pane io, ve lo confido, io lo sento, respira con noi, sento il suo profumo, riconosco il suo modo di far cantare il pane spezzandolo, lo riconosco al profumo del vino. Vi giuro che non è solo illusione, e non succede sempre, ma ogni volta che mi siedo a tavola intimamente lo spero, come se mi nutrissi del desiderio di averlo accanto. Come se la sua domanda “avete qualcosa da mangiare?” non fosse solo un ricordo e nemmeno una speranza ma una presenza, io sento che anche lui mi desidera. Vuole ancora mangiare con me. E a volte spero di fami finalmente pane per lui.

“Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”

Io non ho più letto la Bibbia come prima sapete? Le vostre parole mi danno coraggio per confidarmi, io da quando lui si è arrampicato su quella croce, da quel suo coraggio, da quella sua Pasqua, io, da allora, vi assicuro… è come se i rotoli si fossero trasformati, sono diventati una specie di agguato. Leggo, entro, e mi sento osservato. Sento il suo respiro dietro ogni versetto. Prima mandavo a memoria, prima tentavo di credere, prima provavo a convincere, invece ora io sento che Lui è lì, vivo e mi aspetta. Non è un’illusione, sono sicuro, io leggo e lui mi tende agguato dolcissimi o dolorosi, dipende, a volte lottiamo e a volte ci amiamo, non succede sempre ma può bastare un versetto, una parola, uno spazio di silenzio tra due suoni, un niente e io lo sento, io me lo sento addosso, me lo sento dentro, Lui, vivo, risorto, presente. Per me è importante, mettete anche questo nella pagina. A chi vorrà proveremo a spiegare bene che non si tratta solo di capire la Scrittura ma di comprendere Lui e di lasciarsi prendere, per me la Bibbia, da allora, è un labirinto, dentro ci sono due amanti che si cercano, a volte si trovano. Quello per me, quando accade, è fare esperienza del Risorto.

“Saranno perdonati a tutti i popoli la conversione e il perdono”

Anche io ho sentito che mi camminava dentro, e non era un sogno. Mi camminava dentro e mi riportava in vita. Ed era lui, ve lo giuro. Mi risorgeva. Solo che abitava le parole di chi mi stava perdonando. Chi non ha provato non lo sa, solo chi sente di aver sbagliato tutto, solo chi arriva a sperare la morte come soluzione estrema può capire cosa significa essere guardati con misericordia. Non servono tante parole, ci sono sguardi che risorgono, esistono, scrivilo, ti prego, esistono e sono Lui.

Fosse di cristallo la pagina evangelica di oggi la getterei a terra, fino ad esploderla in mille pezzi. Perché questa non è la narrazione di una storia ma il tentativo di rendere narrativa l’esperienza di un’esperienza in verità mai finita. È come se sulla pagina si volesse fare spazio a tutti i sentimenti contradditori dell’itinerario di fede di un gruppo che crede in modo diverso, in tempi diversi e che non raggiunge mai, fortunatamente, la sfrontatezza ingenua della certezza. Come a voler mettere nella pagina tutto ciò che una comunità ha vissuto, momenti di gioia e di smarrimento, momenti di paura e di consolazione, tutto. E che ci sia confusione, è inevitabile, ma che resti il ricordo di una cosa viva, di un corpo in continuo movimento. Di una esperienza che è collettiva ma anche singola. Non c’è ordine in questa pagina e sono sicuro che sia messo lì appositamente questo frantumarsi di eventi, per noi che leggiamo, come un invito: tu ti ritrovi in queste esperienza? Tu come e quando fai esperienza del Risorto? Cosa metteresti di te con Lui sulla pagina?


AUTORE: don Alessandro DehòSITO WEB Leggi altri commenti al Vangelo della domenica