Discorso di Papa Francesco alla Comunità di Nomadelfia

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SALUTO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
ALLA COMUNITÀ DI NOMADELFIA

Sala Clementina
Sabato, 17 dicembre 2016

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Mi rallegro di vivere con voi questo incontro e di poter conoscere meglio la vostra esperienza di vita comunitaria. Sono rimasto colpito dalle vostre testimonianze e vi ringrazio per quello che avete detto.

Il tempo di Avvento ci aiuta a meditare sul mistero del Figlio di Dio venuto nella carne, che con la sua nascita ha recato al mondo la luce e la pace. Nel Natale Dio si rivela non come colui che sta in alto e che domina l’universo, ma come colui che si abbassa e discende, assumendo l’aspetto fragile di un bambino. In questo modo, Dio ci insegna che non dobbiamo metterci al di sopra degli altri, ma che siamo chiamati ad abbassarci, a servire per amore i più deboli, a farci piccoli con i piccoli. Se Dio, mediante la venuta di suo Figlio sulla terra, si è coinvolto con l’uomo al punto da farsi come uno di noi, eccetto il peccato, ne consegue che, secondo la parola stessa di Gesù, qualunque cosa avremo fatto a uno dei più piccoli l’avremo fatta a Lui (cfr Mt 25, 40ss).

Don Zeno Saltini, il vostro fondatore, aveva capito bene queste cose e, pur tra difficoltà e incomprensioni, è andato avanti fiducioso, con l’obiettivo di portare la buona semente del Vangelo, anche nei terreni più aridi. E ci è riuscito! La vostra comunità di Nomadelfia ne è la prova. Don Zeno si presenta a noi oggi come esempio di fedele discepolo di Cristo che, ad imitazione del divino Maestro, si china sulle sofferenze dei più deboli e dei più poveri diventando testimone di una carità inesausta. Il suo coraggio e la sua perseveranza vi siano di guida nel vostro quotidiano impegno di far fruttificare i germi di bene che egli ha abbondantemente seminato, animato da passione evangelica e sincero amore alla Chiesa. Chi avrà nutrito, vestito, accolto uno dei più poveri tra gli uomini, avrà nutrito, accolto, amato lo stesso Figlio di Dio. Chi al contrario avrà respinto, ricacciato, dimenticato uno dei più piccoli e deboli, avrà trascurato Dio stesso. Come dice san Giovanni: «Se non ami il tuo fratello che vedi, come puoi amare Dio che non vedi?» (cfr 1 Gv 4,20).

Cari fratelli e sorelle, il vostro patrimonio spirituale è legato in modo speciale alla vita di fraternità, caratterizzata in particolare dall’accoglienza ai bambini e dalla cura tutta speciale per gli anziani. Vi incoraggio a dare alla società questo esempio di sollecitudine e di tenerezza tanto importante. I bambini e gli anziani costruiscono il futuro dei popoli: i bambini, perché porteranno avanti la storia; gli anziani, perché trasmettono l’esperienza e la saggezza della loro vita. Non stancatevi di coltivare e alimentare questo dialogo tra le generazioni, facendo della fede la vostra stella polare e della Parola di Dio la lezione principale da assimilare e vivere nella concretezza della vita quotidiana. Sarete così capaci di imitare sempre più la prossimità di Dio agli uomini e contemplare nel volto delle persone più fragili l’immagine di Gesù Bambino.

A tutti voi auguro un buon cammino verso il Natale, per giungere a celebrarlo con gioia e pace del cuore. Il Signore vi benedica e la Vergine Madre vi protegga. E vi chiedo, per favore, di pregare per me. Grazie!