d. Giampaolo Centofanti – Commento al Vangelo del 30 Aprile 2023

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L’amore meraviglioso di Gesù, il pastore, quello bello. Gesù è l’unico che nel suo amore meraviglioso e delicato sa come aprire il cuore di ciascuno. Io stesso non posso entrare nel mio cuore se non nel suo amore che mi aiuta a guardarmi con comprensione, a trovare le autentiche tappe, vie, della mia crescita. Non forzature, scelte meccaniche, sensi di colpa, inutili lassismi. Quando cerco di essere me stesso con semplicità e buonsenso lì c’è Dio che mi ha preso per mano e mi fa maturare gradualmente.

Lui è il vero padre spirituale e il vero psicologo. Se ti dico io cosa fare, se ti dice lo psicologo cosa fare, magari ti facciamo funzionare. Magari cammini ma con una stampella, non sei liberamente te stesso, il cuore non si è aperto. Non ha ascoltato veramente, in profondità. Dio non è perfezionista, efficientista, funzionalista. Magari ho un limite ma lui nella sua sapienza talora non mi dice come togliermelo perché sa le vie autentiche del mio cammino. In alcuni casi sciogliendosi altri problemi dentro di me il mio cuore si sentirà amato e supererà quel limite in modo naturale. Magari fra qualche anno, al momento giusto.

Per questo Gesù dice non fatevi maestri perché uno solo è il maestro, il Cristo. Allora non servono i pastori, i genitori, gli educatori, gli amici? Sì, Gesù stesso li manda. Ma sono messi almeno tendenzialmente sulla via di imparare ad aiutarsi reciprocamente con ciascuno ad entrare in contatto autentico con Dio che ci parla. E non a mettersi al posto di Dio e al posto della persona che deve discernere nella propria vita.

Così smetto di pensare a risolvere i problemi con la mia testa e le mie forze e poi magari anche a pregare. Imparo a pregare prima di tutto, in un cammino ad appoggiarmi prima di tutto alle fonti della grazia. Entro nella fede ed esco dal mio fare, cerco l’opera di Dio e la sua sequela. Imparo ad attendere le sue risposte nella preghiera, nel camminare giorno per giorno dietro a lui. Prima di lui si rischia di essere ladri e briganti. Ladri perché possiamo rubare la nostra vita e quella degli altri gestendola con le nostre opere, briganti perché possiamo imporre agli altri le nostre idee invece di metterli in contatto con Dio, violentandoli.

Invece dietro a Gesù entriamo, usciamo e troviamo pascolo. Evitiamo cioè di complicarci l’esistenza con le nostre ansie, coi nostri ragionamenti astratti e impariamo a trovare le risposte attendendole nella preghiera dal cielo e riconoscendole negli eventi dei giorni che trascorrono. Scoprendo piste che aderiscono alle situazioni, che per esempio talora cambiano, invece di nevrotizzarci con programmi astratti. Ci lasciamo sempre più portare dallo Spirito d’amore di Gesù che solo ci mette in contatto con Dio, con noi stessi, con gli altri, col mondo. Entriamo cioè sempre più in sintonia con ogni realtà. Posso dire ad una persona una cosa apparentemente logica circa la sua vita ma concretamente non capisco niente della sua storia, del suo cammino.

È bella questa immagine del pastore che talora spinge fuori dal recinto le pecore con dolcezza, nella confidenza e nella fiducia reciproca con le sue pecorelle, che non avvertono violenza ma solo aiuto. Che intuiscono sempre più che dietro Gesù gradualmente comincia a rinascere la vita a tutto campo, spirituale, psicologica, umana. Entriamo così gradualmente e pur nel mistero in una profonda consapevolezza spirituale e umana di noi stessi che aiuta a leggere, pur nel mistero, anche nella vita degli altri quando la si condivide da vicino. E se Gesù parla di vita in abbondanza quanto sarà bella e piena sempre più la vita in cui ci porta?

don Giampaolo Centofanti