โ๏ธย Commento al brano del Vangelo di:ย ย โย Mt 6,1-6.16-18
Il cammino cristiano, la vera crescita di ogni persona, non รจ fatta di cose esteriori che gli altri debbano per forza riconoscere. Anche se certo รจ bello che agli altri arrivi il nostro amore, crescendo nella sequela di Cristo si sta attenti a questo, che gli altri si sentano capiti, amati, che ci sentano vicini ai loro bisogni integrali.
Ma la radice profonda, quella dalla quale scaturiscono le cose che poi si vedono, ma possono anche non essere capite, possono subire persecuzioni, ecco la radice profonda quella dove viviamo il nostro rapporto profondo con Dio e con gli altri รจ il cuore. Una persona puรฒ essere immatura, avere debolezze psicologiche che confondono i suoi atteggiamenti, insipienze dovute al bisogno di crescere, puรฒ vivere incomprensioni trovandosi in situazioni difficili esterne, ma se il suo cuore รจ unito a Dio, alla grazia che Dio gli ha donato, se il suo cuore cerca di essere unito a questa grazia, quella persona sta salvando il mondo e sta camminando con passo spedito verso la pienezza della vita.
Per questo Gesรน dice molti degli ultimi saranno prima e molti dei primi ultimi. Non รจ una minaccia รจ semplicemente far capire che non sono le apparenze che contano, ciรฒ che conta รจ il cuore. Questo รจ un punto molto liberante perchรฉ per esempio la vita cosรฌ non รจ un fare cose: una persona puรฒ essere per tanti motivi molto stanca, vorrebbe pregare ma non ne ha la forza, deve riposare ma siccome il suo cuore voleva pregare veramente per Dio รจ come se avesse pregato.
Unโaltra persona e in un cammino piรน graduale, non fa tante cose che magari unโaltra sta giร vivendo ma per quanto puรฒ questa persona in cammino piรน graduale cerca di rispondere alla grazia di Dio: ecco quello che conta, il cuore. Su questa strada vediamo che in un mondo dominato apparentemente dai potenti che decidono tutto per tutti gli altri invece chi fa anche la storia รจ Dio e chi collabora al suo piano sono i piccoli, magari anche un ateo, che cercano di accogliere la luce che lui gli infonde.
Fonte: il blog di don Giampaolo Centofanti



