โ๏ธย Commento al brano del Vangelo di:ย ย โย Mt 5,20-26
Talora per la cultura astratta nella quale viviamo qualcuno puรฒ essere portato a sentirsi in colpa per le distrazioni involontarie nella preghiera. Qui, come in altri brani con sottolineature diverse, Gesรน evidenzia che la preghiera vissuta con cuore sincero porta verso una crescita nella vita concreta, come il riconciliarsi col fratello. Gesรน non parla mai di distrazione nella preghiera, di formalismi vari, per esempio avverte che non serve a niente sentirsi in obbligo di dire tante parole come se fossero formule magiche.
Specie nei primi anni del cammino di fede lโimportante รจ pregare come e quanto si puรฒ con semplicitร e buonsenso. E cominciare gradualmente a lasciarsi portare, dallo Spirito ricevuto pregando, nella concreta vita nuova. Certo che crescere nella quantitร di preghiera puรฒ essere un grande dono ma solo in questo cammino libero, sereno, non con forzature che possono sapere di superstizione. Dio ci ama, ci fa respirare a pieni polmoni.
Cosรฌ il nostro avversario che davvero puรฒ rovinare la nostra vita siamo noi a noi stessi. Il diavolo puรฒ indurci in errore solo nella misura in cui Dio glielo consente, sapendo che quella difficoltร , nella sequela di Gesรน, si trasformerร in occasione di crescita. Invece noi solo possiamo chiudere il nostro cuore in una prigione. Il pagare fino allโultimo spicciolo significa che un cuore chiuso talora finisce per ricevere stimoli ad aprirsi dalla sofferenza che quella vita gli provoca.
Qui emerge il mistero del dolore umano. Gli angeli e i demoni, puri spiriti, in un istante hanno preso una decisione eterna sulla loro vita, per il bene o per il male. Invece lโuomo puรฒ crearsi da solo mille sofferenze con le sue scelte di una certa chiusura ma in fondo puรฒ farlo a lungo senza aver chiuso il cuore completamente e definitivamente. Ed รจ proprio la sofferenza allora che puรฒ aiutarlo a comprendere quanto certi percorsi tolgano vita. La debolezza dellโuomo puรฒ dunque rivelarsi la sua forza.
Fonte: il blog di don Giampaolo Centofanti



