Concilio Vaticano II – Commento al Vangelo del 23 Novembre 2019

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In faccia alla morte l’enigma della condizione umana raggiunge il culmine. L’uomo non รจ tormentato solo dalla sofferenza e dalla decadenza progressiva del corpo, ma anche, ed anzi, piรน ancora, dal timore di una distruzione definitiva. Ma l’istinto del cuore lo fa giudicare rettamente, quando aborrisce e respinge l’idea di una totale rovina e di un annientamento definitivo della sua persona.

Il germe dell’eternitร  che porta in sรฉ, irriducibile com’รจ alla sola materia, insorge contro la morte. Tutti i tentativi della tecnica, per quanto utilissimi, non riescono a calmare le ansietร  dell’uomo: il prolungamento di vita che procura la biologia non puรฒ soddisfare quel desiderio di vita ulteriore, invincibilmente ancorato nel suo cuore. Se qualsiasi immaginazione vien meno di fronte alla morte, la Chiesa invece, istruita dalla Rivelazione divina, afferma che l’uomo รจ stato creato da Dio per un fine di felicitร  oltre i confini delle miserie terrene.

Inoltre la fede cristiana insegna che la morte corporale, dalla quale l’uomo sarebbe stato esentato se non avesse peccato, sarร  vinta un giorno, quando l’onnipotenza e la misericordia del Salvatore restituiranno all’uomo la salvezza perduta per sua colpa. Dio infatti ha chiamato e chiama l’uomo ad aderire a lui con tutto il suo essere, in una comunione perpetua con la incorruttibile vita divina. Questa vittoria l’ha conquistata il Cristo risorgendo alla vita, liberando l’uomo dalla morte mediante la sua morte.

Pertanto la fede, offrendosi con solidi argomenti a chiunque voglia riflettere, dร  una risposta alle sue ansietร  circa la sorte futura; e al tempo stesso dร  la possibilitร  di una comunione nel Cristo con i propri cari giร  strappati dalla morte, dandoci la speranza che essi abbiano giร  raggiunto la vera vita presso Dio.

Fonte: ยซVangelo del Giornoยป รจ un servizio proposto dall’associazione internazionale Evangelizo.

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Non รจ Dio dei morti, ma dei viventi.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 20, 27-40

In quel tempo, si avvicinarono a Gesรน alcuni sadducรจi – i quali dicono che non c’รจ risurrezione – e gli posero questa domanda: ยซMaestro, Mosรจ ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma รจ senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morรฌ senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e cosรฌ tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morรฌ anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarร  moglie? Poichรฉ tutti e sette l’hanno avuta in moglieยป. Gesรน rispose loro: ยซI figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono nรฉ moglie nรฉ marito: infatti non possono piรน morire, perchรฉ sono uguali agli angeli e, poichรฉ sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosรจ a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore รจ il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non รจ dei morti, ma dei viventi; perchรฉ tutti vivono per luiยป. Dissero allora alcuni scribi: ยซMaestro, hai parlato beneยป. E non osavano piรน rivolgergli alcuna domanda.

Parola del Signore

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